Mantica alla Conferenza dei Giovani: necessario accelerare la concessione della cittadinanza italiana

12/12/2008

“Questo paese si sceglie, non si dona a nessuno”

“Sono convinto che si debba accelerare il processo di concessione della cittadinanza italiana, anche se devo dire, contrariamente a quanto si dice molto spesso, sono molto meno le domande di quelli che vogliono diventare cittadini italiani rispetto a quello che la gente pensa”. Lo ha detto il sottosegretario agli Esteri, con delega agli italiani nel Mondo, Alfredo Mantica, durante la seconda giornata della Conferenza internazionale dei giovani.

Mantica, che ha presenziato per il secondo giorno consecutivo ai lavori dei giovani delegati venuti da tutto il mondo, ha coordinato l’incontro al quale hanno partecipato il ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi e il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni.

“E’ abbastanza normale – ha spiegato Mantica al termine della Plenaria – che la prima migrazione non pensa di finire la propria vita nel paese che lo ha ospitato: il sogno è sempre quello di tornare al paese di origine. Per questo dico che è diverso il discorso per quelli nati qua, perché la seconda generazione ha una visione diversa.. E’ un mio parere personale. Posso dire che l’on. Fini, con cui parlo molto spesso, non sia lontano da questo modo di sentire. Abbiamo chiuso tutto questo argomento dietro lo slogan ‘diamo la cittadinanza a chiunque ami questo paese’, a chiunque lo scelga”.

“Mi auguro – ha aggiunto il sottosegretario agli Esteri – che questa scelta si possa effettuare molto presto, il dibattito è aperto e credo che questa legislatura in qualche modo lo affronti. Siamo a 4 milioni di emigrati tra regolari e non, stiamo arrivando ad un numero significativo del 10% della popolazione, non credo che possiamo rimandare di molto il problema, se vogliamo risolverlo. Il mio auspicio è che questa legislatura ponga almeno le basi per questo ragionamento, credo che i tempi sono maturi”.

“Come non fai a dare la cittadinanza alla bambina scura di pelle che parla l’italiano meglio dell’80% dei nostri connazionali? Che differenza ha rispetto ad un altro bimbo?“, si chiede Mantica, aggiungendo “mi pare che questo movimento sia già in atto,  è più forte della legislazione”.

E sul problema del diritto di voto concesso a italiani all’estero lontani dalla cultura, dalla politica e dalle problematicità del nostro Paese, ma che in virtù della doppia cittadinanza sono chiamati alle urne, Mantica avverte: bisogna capire "se la cittadinanza è uno strumento di scelta dell’essere italiano o un pezzo di carta che vuol dire vado a Miami senza passare i controlli”.

“Ieri  – ha aggiunto il sottosegretario agli Esteri in merito a questo argomento – ho posto il tema su cosa vuol dire avere la doppia cittadinanza oggi. Solo in Sud America abbiamo in arretrato un milione di richieste. La domanda è perché, come mai, cosa è successo in Italia? La risposta è che per quelli dell’America Latina avere la cittadinanza italiana è la possibilità di avere la cittadinanza di un paese della comunità europea, di un paese forte. Il che vuol dire che spesso la cittadinanza è intesa come uno strumento burocratico. Noi – ha concluso – eravamo partiti dall’idea che uno la volesse per far parte di questa comunità e in questo senso io sono favorevole al diritto di voto agli italiani all’estero, se poi prevale l’aspetto burocratico-formale diamo il diritto di voto a qualcuno che forse non lo eserciterà mai”. (FT)
 
 
Fonte:
Italia chiama Italia