Made in Italy verso la ripresa

09/01/2009

Il dati del settore tessile-abbigliamento italiano del 2004. Dopo le forti flessioni del 2002-2003 qualche segnale incoraggiante

di Eleonora Attolico

1) IL QUADRO GENERALE
Dopo le sfilate della Moda Uomo di Milano (16-21 gennaio 2005) e la Fiera del Pitti, è arrivata l’occasione per capire il reale stato del Made in Italy nel settore tessile-abbigliamento. Si tratta di un prezioso documento commissionato da Pitti Immagine, l’ente fieristico che due volte l’anno organizza alla Fortezza da Basso di Firenze la più importante manifestazione di moda maschile. Anche a Milano, durante le sfilate della Moda Uomo i compratori italiani e stranieri sembrano essere aumentati.

Nel corso della penultima edizione del luglio 2004 la fiera del Pitti è stata visitata da oltre 26mila persone (19mila italiani e 9000 esteri). Gli espositori stranieri sono cresciuti del 35 %, così come i compratori che hanno raggiunto la stessa percentuale.

Ma in una congiuntura economica difficile come se la passa il settore tessile-abbigliamento? A sorpresa i numeri non sono così catastrofici. Nel primo semestre del 2004 sembrano emergere timidi segnali di recupero in alcune componenti tessili della filiera mentre i comparti a valle sono alle prese con le code della lunga fase recessiva. Per quanto riguarda le imprese italiane quotate si nota un aumento tendenziale di fatturato (+3,8%), un margine lordo (+ 6,3%) e utili (+ 30%). Questi dati evidenziano come alla base dei miglioramenti di bilancio vi siano fattori di offerta e di efficienza microeconomica ma purtroppo non una robusta e più rassicurante ripresa del mercato. In Italia la stagione estiva (primavera-estate 2004) è archiviata con i consumi in flessione (-0,3%) e con una stagione dei saldi assai deludente. Per quest’autunno-inverno 2004-2005 le ultime previsioni della società AC Nielsen sottolineano la possibilità di un lento e progressivo recupero dovuto a tre fattori: un lievissimo miglioramento del quadro macroeconomico interno, una modifica dell’atteggiamento del consumatore nei confronti dei prodotti moda e gli sforzi massicci dell’offerta per rivitalizzare il mercato. In linea generale però le aspettative di ripresa sono state rinviate alla prossima primavera-estate.

2) IL COMMERCIO ESTERO NEL TESSILE-ABBIGLIAMENTO:
Questi dati sono stati elaborati dal Sistema Moda Italia su dati ISTAT.
Sul fronte del commercio estero i primi sei mesi del 2004 evidenziano una flessione delle esportazioni (-1,8%) sia nell’abbigliamento (-1,9%) sia nelle componenti tessili della filiera (-1,7%). Fra i maggiori mercati di sbocco solo la Spagna chiude il primo semestre 2004 con le importazioni dall’Italia in crescita (+4,2%) mentre il mercato tedesco è “stretto” tra una domanda interna stagnante ed il continuo incremento delle importazioni dai paesi extraeuropei. Fuori dell’Unione Europea, è positivo il bilancio relativo agli USA ma solo se si utilizza il dollaro come valuta di conto: a causa del rafforzamento dell’euro, infatti, gli incrementi nella capacità di assorbimento del mercato statunitense, sono stati intercettati dalle aziende italiane solo a prezzo di grandi sacrifici sui margini in euro, in parole povere i nostri imprenditori hanno dovuto stringere la cinghia. Così le nostre esportazioni verso gli USA hanno registrato un incremento positivo del 5%, il mercato americano ha conservato nel primo scorcio del 2004 il terzo posto tra i paesi clienti del Made in Italy. Nel Regno Unito, invece, abbiamo ridotto del 2,1% le nostre esportazioni rispetto ai sei mesi del 2003. Nonostante questa contrazione il mercato britannico ha confermato di essere il quinto cliente italiano con una quota del 6%. La Francia è il secondo paese cliente del sistema moda italiano con un buon 11,1% . Al primo posto rimane la Germania con un + 12,7 %, ma non è un gran risultato se consideriamo che solo due anni fa tale quota superava il 14 %. Da segnalare infine che nei primi sei mesi del 2004 sono continuate le difficoltà di assorbimento da parte del mercato giapponese ma l’export italiano ha registrato una piccola crescita del + 0,1%. Il Giappone è all’ottavo posto nel ranking dei principali paesi clienti della moda made in Italy con un +3,5%.

Per quanto riguarda le importazioni abbiamo comprato un po’ di più (+ 3,1% nei primi sei mesi del 2004) ma si è notato l’andamento divergente tra il tessile (-2,5%) e l’abbigliamento che ha registrato invece un balzo positivo (+7,6%). Le importazioni dalla Cina hanno continuato a crescere e registrano un sonoro +10,3%.

CONCLUSIONE:
Dai dati emersi il 2004 appare dunque come un anno di transizione. Sul fronte delle esportazioni si attende in media d’anno, un leggero recupero +2,9% dopo le forti flessioni del 2002-2003. Gli imprenditori del settore appaiono meno pessimisti anche se l’appuntamento con la ripresa sarà ulteriormente rinviato e sarà il 2005 l’anno in cui il sistema moda italiano verificherà le proprie capacità di cogliere i benefici connessi ad una domanda più favorevole. Molto dipenderà anche dalle strategie delle singole aziende, il loro successo è legato a chiare scelte di posizionamento in termini di prodotto-mercato-canale distributivo ed alla capacità di offrire alla clientela il miglior rapporto prezzo-qualità-servizio. Sarà una sfida difficile.

L’Espresso
31/3/2005