L’Italia sale al sesto posto tra i paesi più tartassati dal fisco
15/10/2008
Il precedente Governo Prodi e il suo ministro delle Finanze Tommaso Padoa Schioppa non avevano fatto mistero sulla necessità di rimettere i conti pubblici in ordine con l'aumento della pressione fiscale e la lotta all'evasione. Ma a vedere oggi la radiografia dell'Italia balzare al sesto posto (eravamo al settimo) tra i Paesi più tartassati dal Fisco al mondo, fa una certa impressione. Soprattutto se si pensa alla qualità dei servizi che si ricevono mediamente in cambio di questo prelievo che gareggia per entità solo con i Paesi scandinavi.
La sorprendente notizia emerge dal rapporto annuale dell'Ocse – presentato oggi a Parigi – sui trend della pressione fiscale nei principali paesi industrializzati.
Secondo i dati aggiornati al 2007, l'incidenza sul Pil del gettito fiscale nella media dei 30 Paesi Ocse «si è quasi fermata nel 2007» registrando un calo in ben 11 Paesi. In Italia, al contrario, la quota delle tasse sul Pil è salita di 1,2 punti percentuali al 43,3% contro il 42,1% del 2006, uno degli incrementi più consistenti dopo quelli registrati in Ungheria (2,2%) e in Corea (1,9%). Dal 1975 ad oggi inoltre la pressione fiscale del Paese è aumentata di ben 17,9 punti percentuali: non altrettanto i servizi ricevuti in cambio delle ritenute.
Il balzo più forte dell'onere fiscale in Italia si è avuto tra il 1975 e il 1985 (dal 25,4 al 33,6), mentre l'unico calo si è registrato dal 2000 al 2005 con percentuali passate dal 42,3 al 40,9. In cima alla lista dei paesi più tassati compare ancora una volta la Danimarca, (ma i danesi non si lamentano fa notare il rapporto) con un'incidenza delle tasse sul Pil pari al 48,9%, seguita dalla Svezia (48,2), dal Belgio (44,4) e dalla Francia di Sarkozy che, in fatto di tasse (e di promesse di riduzione delle stesse non mantenute), ci supera con il 43,6 per cento. Paese dal fisco "light" invece il Messico (20,5), la Turchia (23,7), gli Usa (28,3) e la vicina Svizzera (29,7).
La media dei paesi Ocse, il cui dato risale però al 2006, è pari al 35,9%, dato sostanzialmente stabile dal 2000 quando era anche leggermente inferiore al 36,1. Come se non bastasse l'Italia si distingue anche per il più forte incremento dal 2006 al 2007 della tassazione diretta sui redditi da lavoro e d'impresa in percentuale al Pil (i soldi si prendono dove si riesce a prenderli più facilmente): nel Paese è salita dello 0,8 al 14,8 sopra la media Ocse del 13% (dato del 2006). La più forte incidenza delle tasse sui redditi è comunque in Danimarca dove rappresentano il 29,3% del Pil, seguita dalla Nuova Zelanda (22,3), Norvegia (20,7) e Svezia (18,7). Ma i danesi hanno servizi pubblici (trasporti, scuola, indennità di disoccupazione e formazione professionale in caso di perdita del lavoro) nemmeno comparabili con quelli italiani.
Fonte:
Il Sole 24 Ore