L’Italia dell’IT guarda al Brasile come nuova meta di investimenti
16/11/2009
E' il Brasile la nuova Cina per le aziende italiane. Anche e soprattutto per quelle che operano nel settore dell'informatica e delle telecomunicazioni. Almaviva, Engineering, Value Team e Telecom Italia guidano la pattuglia delle società italiane che vedono nel Brasile grandi opportunità di business e di crescita. Opportunità che sono state recentemente anche al centro di un incontro tra delegazioni industriali e commerciali dei due Paesi e che hanno spinto Claudio Scajola, ministro per lo Sviluppo Economico, a dichiarare pochi giorni fa che l'asse Italia-Brasile potrebbe costituire nei prossimi cinque anni “uno dei motori principali dello sviluppo economico del Pianeta”.
"L'Italia è oggi l'ottavo partner economico mondiale del Brasile e il secondo a livello europeo, con 7,2 miliardi di euro di interscambio e 300 imprese italiane presenti sul territorio”, ha sottolineato Scajola in occasione della sua 'missione' in Brasile settimana scorsa insieme a rappresentanti di Confindustria, Ice e Abi.
Il governo si sta quindi muovendo per favorire l'incremento degli investimenti e della presenza delle aziende italiane in Brasile. Investimenti che coinvolgono anche le imprese del comparto ICT e dell'alta tecnologia. Non è per esempio un segreto che Telecom Italia sia intenzionata a investire 3 miliardi di euro in Brasile entro il 2011 per servizi Internet a banda larga. Miliardi che si aggiungerebbero così al più del doppio già investito dal gestore italiano in Sudamerica fino ad ora. O che Pirelli e Prysmian (l'ex Pirelli Cavi e Sistemi) abbiano messo sul piatto quasi 600 milioni di euro in due per la realizzazione di un nuovo polo tecnologico e di uno stabilimento. O che Value Partners abbia speso svariati milioni di euro per un paio di software house locali.
Ma perché questa corsa al Brasile? Perché il Paese sudamericano ha una delle economie che crescono di più a livello mondiale (negli ultimi anni sono entrate a far parte della classe media circa 20 milioni di persone in più) e perché il mercato brasiliano sembra fatto apposta per favorire le politiche di sviluppo internazionale delle aziende italiane, sia per cultura vicina alla nostra, sia per presenza italiana già consolidata (circa 30 milioni di persone oriunde di origine italiana).
E perché proprio l'ICT? Perché in Brasile si sta registrando una vera e propria esplosione di progetti in settori innovativi.
Il Brasile è oggi la nona economia mondiale. Ha una popolazione economicamente attiva di 90 milioni di persone ed è il settimo maggior mercato consumatore del mondo.
Il Brasile è inoltre il settimo produttore mondiale di automobili, il secondo maggior mercato di aerei privati ed elicotteri. Possiede uno dei più avanzati sistemi bancari (con 3 miliardi di transazioni bancarie via internet all'anno) e di telecomunicazioni (150 milioni di telefoni cellulari attivi). Ha un mercato IT paragonabile a quello della Spagna (poco più di 15 miliardi di euro nel 2008).
Soprattutto, il governo brasiliano ha da tempo varato il cosiddetto PAC, ovvero il Programa de Aceleracao ao Crescimento (Programma di Accelerazione della Crescita), che prevede investimenti pari a 215 miliardi di euro per la realizzazione di infrastrutture e per l'acquisizione di tecnologie con particolari forme di esenzione tributaria. Il che comporta opportunità per le imprese tecnologiche straniere che operano in Brasile in partnership con realtà locali.
Grazie al PAC, il Brasile è proiettato verso uno dei più importanti progetti di infrastruttura ferroviaria del mondo: 500 km ad alta velocità che renderanno possibile il collegamento delle due metropoli brasiliane, Rio de Janeiro e San Paolo, in meno di un'ora e mezzo. Si tratta di un progetto da 13 miliardi di dollari con inizio delle opere previsto nel 2010 e conclusione nel 2014, anno in cui in Brasile ci sarà un altro evento destinato a veicolare enormi investimenti: i Campionati Mondiali di Calcio.
E non è finita. Perché nel 2016 il Brasile ospiterà a Rio de Janeiro le Olimpiadi, primo Paese sudamericano nella storia a farlo.
Per i Mondiali di Calcio e per i Giochi Olimpici il governo brasiliano ha già stanziato una cifra vicina ai 70 miliardi di euro. Si calcola che altri 200 miliardi verranno investiti tra progetti del programma PAC e altre iniziative private tese al potenziamento delle infrastrutture di questo Paese, che conta quasi 200 milioni di persone e ha una superficie pari a 30 volte quella dell'Italia.
Tutto questo spingerà gli investimenti in tecnologia e anche in informatica, e infatti la spesa IT in Brasile conoscerà tassi di crescita a due cifre nei prossimi anni. Lo stesso PAC prevede che l'incidenza dell'IT sul PIL brasiliano salirà dallo 0,5% del 2008 all'1,5% del 2010.
Il mercato IT brasiliano crescerà dell'11% da qui al 2013, riferiscono alcune società di ricerca. Dai 15 miliardi di euro del 2008 la spesa IT in Brasile arriverà a sfiorare i 20 miliardi nel 2011 e i 25 nel 2013.
“Gli investimenti statali diventeranno sempre più importanti grazie alla centralità dell'IT nei programmi del PAC”, si legge in un rapporto pubblicato quest'anno da Business Monitor International (BMI). Stando ai piani del governo brasiliano, scrive BMI, “l'industria locale del software e dei servizi IT genererà 100.000 posti di lavoro e un miliardo di dollari di ricavi in più nel 2010”.
In particolare, la spesa software in Brasile crescerà a un ritmo medio del 13% da qui al 2013, e la stessa percentuale caratterizzerà un'altra importante voce, quella dei servizi IT. Lo sanno bene le società italiane di software e servizi che in Brasile si sono insediate nel momento giusto e che ora possono raccogliere i frutti dei loro investimenti.
La romana Engineering, per esempio, è direttamente presente in Brasile con una sua controllata, Engineering do Brasil, con sede a San Paolo. “La società, costituita nel 2008, è attiva nel settore delle telecomunicazioni e dell'automotive”, ci riferisce Costanza Amodeo, direttore Comunicazione e Marketing di Engineering. “E' un'eredità dell'acquisizione di Atos Orign Italia, entrata nel gruppo Engineering agli inizi del 2008. Oggi la società, alla fine del primo esercizio targato Engineering, ha raggiunto un valore della produzione di circa 40 milioni di euro e sui progetti in corso lavorano una trentina di specialisti IT”.
Nel breve-medio periodo Engineering do Brasil ha l'obiettivo di ampliare il mercato IT e il portafoglio clienti dell'azienda romana in questo Paese. “La società è un ponte operativo verso il mercato sudamericano. E' chiaro che questa strategia di espansione si inserisce nel processo di internazionalizzazione intrapreso dal gruppo e parte dalla valutazione del management di Engineering sulle grandi potenzialità del Brasile. Paese che sta attraversando una fase di crescita economica considerevole”, sottolinea Amodeo.
Recentementa Engineering ha anche siglato un accordo di partnership con Konsultex, un'azienda di consulenza e integrazione di soluzioni IT con sede a San Paolo, per l’adozione di SpagoBI, la soluzione di business intelligence open source sviluppata dalla società romana. Non solo quello della business intelligence è un tema di grande attualità in Brasile, ma il governo locale sta spingendo le aziende e la Pubblica Amministrazione all'uso dell'open source anche come strumento per la lotta alla pirateria, che vede proprio il Brasile come uno dei Paesi più colpiti da questo fenomeno.
Anche Almaviva ha di recente incrementato le sue attività in Sudamerica: la sua controllata Almaviva do Brasil è oggi la decima società più importante nel mercato brasiliano dei servizi CRM. Con sede a Belo Horizonte, la filiale vanta due ulteriori uffici a San Paolo.
La crescita del settore IT e la voglia di tecnologia del Brasile stanno spingendo la ex Finsiel a considerare altre attività in questo Paese. In una recente intervista al Sole 24 Ore, il presidente di Almaviva, Alberto Tripi, ha dichiarato che la società, proprio in merito all'IT, ha in piano di ampliare la sua presenza sul territorio brasiliano. “Stiamo esaminando alcune imprese con cui decidere una joint venture”, ha affermato Tripi sulle pagine del quotidiano finanziario.
Decisamente focalizzata sul settore IT e in particolare sul software è Value Team, del gruppo Value Partners, che sta aumentando i suoi investimenti in Brasile.
La società milanese possiede due uffici in Brasile, a San Paolo e a Rio de Janeiro, dove operano oltre 500 consulenti, frutto di un politica di internazionalizzazione che nel 2006 ha addirittura portato a due importanti acquisizioni di realtà locali: Relacional, un system intregrator con specializzazione nella business intelligence, e Mitsucon, esperta in applicativi e servizi CRM per il settore finanziario. Relacional ha portato in dote a Value Team aziende finanziarie e industriali del calibro di Souza Cruz, Petrobràs, Bradesco Seguros e Banco do Brasil Previdencia; Mitsucon ben cinque delle prime sette banche brasiliane: Unibanco, Banco do Brasil, Bradesco, ABN Amro/Banco Real e Itau.
Con la successiva acquisizione dell'italiana Etnoteam (nel 2007) Value Team ha rafforzato la sua presenza in Brasile, strategia ribadita pochi giorni fa con un'ulteriore acquisizione di un'azienda italiana, Agòra, specializzata in soluzioni per la gestione di dati sensibili e già attiva proprio sul mercato brasiliano con un cliente come Tim Brasile. L'obiettivo di Value Team è di travasare in Brasile tutto il suo know-how e la sua tecnologia, affiancando partner locali nei progetti industriali.
Altre società IT italiane con interessi in Brasile sono Think3 nel settore PLM, in virtù della presenza in questo Paese di molti colossi automobilistici ed elicotteristici, ma anche Italtel e Onda Communications (entrambe con filiali a San Paolo) nel settore delle telecomunicazioni.
Proprio il settore delle telecomunicazioni, come del resto testimoniano gli investimenti di Telecom Italia, rappresenta uno dei mercati più importanti di tutto il Brasile. Non solo infatti il mercato tlc brasiliano è il più esteso del Sudamerica, ma è anche il più avanzato senza per questo essere saturo. Nel 2008, infatti, gli abbonati ai servizi di fonia fissa, mobile e di internet erano rispettivamente 53 milioni, 150 milioni e 54 milioni, arrivando a coprire, sempre rispettivamente, il 28%, il 79% e il 28% del bacino potenziale di utenti.
Una torta quindi gigantesca, in gran parte ancora da spartire.
Fonte:
Computerworld