Liberati i due tecnici italiani sequestrati in Nigeria

09/01/2009

ROMA, 15 MAR – (Italia Estera) – Sono stati liberati nella notte i due tecnici dell’Agip, Francesco Arena e Cosma Russo, rapiti il 7 dicembre scorso in Nigeria dal Mend (Movimento per la Liberazione del Delta del Niger). La notizia è stata confermata dai ministeri degli Esteri e della Difesa. Arena, 54 anni, di Gela (Caltanissetta) e Russo, 55 anni, di Bernalda (Matera) erano stati sequestrati insieme a un altro italiano, Roberto Dieghi, (tutti e tre nella foto) rilasciato il 17 gennaio scorso, e a un libanese, Imad Saliba, liberato a febbraio e potrebbero tornare già stanotte in Italia a bordo di un aereo di Stato.

Dopo la liberazione di Arena e Russo (nella foto), il Mend ha però annunciato che proseguirà con gli attacchi contro gli impianti di estrazione petrolifera. Ad alimentare le speranze di una soluzione positiva della vicenda aveva contribuito un incontro avvenuto lunedì scorso tra il presidente nigeriano Olusegun Obasanjo e il presidente del Consiglio Romano Prodi. Al termine del vertice il premier aveva parlato di prospettive «incoraggianti» per gli ostaggi italiani e poco fa ha detto ai giornalisti che aspetta il fuso orario per telefonare al presidente nigeriano per ringraziarlo.

La vicenda dei due tecnici italiani dell’Agip liberati in Nigeria ha avuto un esito “positivo”, “grazie alla collaborazione di tutti gli organi istituzionali e della società Eni, ma grazie anche alla discrezione” con cui è stata condotta la questione. Lo ha sottolineato il vicepremier e ministro degli esteri, Massimo D’Alema, rispondendo ai giornalisti alla Farnesina. Il responsabile del ministero degli esteri è poi tornato ad esprimere “la nostra soddisfazione e gioia” per il rilascio dei due dipendenti dell’Agip, al termine di una vicenda “molto complessa”.

La Farnesina ha fornito “raccomandazioni precise di ridurre al massimo la presenza di lavoratori e tecnici italiani e di adottare misure di sicurezza in un’area che resta molto pericolosa” ha aggiunto D’Alema . Il governo però “non può decidere” su cosa debbano fare i suoi cittadini, ha aggiunto D’Alema, precisando che “i cittadini italiani sono liberi di andare dove vogliono ma abbiamo dato raccomandazioni molto precise: ci occupiamo di tutti i cittadini italiani in difficoltà, ma credo sia giusto che le imprese, i cittadini, i lavoratori, i giornalisti ed i turisti tengano conto delle raccomandazioni che vengono dal ministero degli esteri”.

Grande soddisfazione è stata espressa anche dal Vice ministro agli italiani nel mondo, Sen. Franco Danieli il quale ha affermato che “ in questi mesi il governo, il Ministero degli Esteri, l’Unità di Crisi e tutti gli apparati operativi a Roma e in Nigeria hanno lavorato con determinazione e rigore per arrivare a questo risultato. L’auspicio ora è che, superata anche l’attuale fase di passaggio dei poteri in Nigeria che si concluderà con le elezioni del nuovo governo, si possano realizzare condizioni diverse nell’area con una più marcata attenzione alle esigenze delle popolazioni locali. E’ in questo senso positivo lo stesso impegno espresso dall’Eni nel sostenere interventi concreti a tutela dell’ambiente e per contribuire a realizzare strutture sociali e sanitarie in favore delle popolazioni del Delta del Niger. Siamo impegnati ora con la stessa determinazione – ha concluso Danieli – per arrivare quanto prima all’auspicata liberazione di Daniele Mastrogiacomo”.

“Finalmente, dopo 100 giorni – ha detto Lucia Valenti – cugina della moglie di Arena – abbiamo visto riaprire porte e finestre di quella casa dove l’angoscia aveva cancellato ogni sorriso”. “Abbiamo pregato intensamente per Franco Arena e Cosma Russo – ha detto Emanuela Maganuco – e il Signore ci ha ascoltati”. Due colleghi dei tecnici rapiti, Giuseppe Faraci e Vincenzo Cannizzo, che dalla Nigeria sono tornati nel mese di dicembre, hanno seguito costantemente gli sviluppi del sequestro, mobilitando i sindacati confederali che hanno avviato una petizione popolare indirizzata ai guerriglieri del Mend, chiamati nella lettera “amici nigeriani”.

Fonte:
Italia Estera