Libano: scatta la tregua, profughi verso casa
09/01/2009
BEIRUT (LIBANO) – Tacciono le armi in Libano dopo 33 giorni di furiosi combattimenti. Regge la tregua scattata alle 7 di questa mattina mentre un fiume di sfollati è in viaggio verso casa. Israele mantiene comunque il blocco dei confini libanesi per impedire che gli Hezbollah ricevano materiali militari.
IL SOLLIEVO DI ANNAN – Sollievo è stato espresso da Kofi Annan: la tregua «nel complesso sembra che stia reggendo» ha detto il segretario generale Onu in un messaggio alla televisione. Lui stesso aveva fissato la scadenza sulla base della risoluzione approvata all’unanimità venerdì sera dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu e ratificata nel fine settimana dai governi di Gerusalemme e Beirut.
QUIETE TOTALE – Nel villaggi libanesi teatro dei grandi combattimenti, si è smesso di sparare poco dopo le 8 (ascolta il nostro inviato) . «Subito dopo le 8 all’improvviso nel Libano meridionale c’è stata una quiete totale», hanno affermato le fonti dei servizi di sicurezza libanesi, precisando peraltro che fino a uno o due minuti prima dell’inizo della tregua lo Stato ebraico aveva continuato a effettuare raid aerei e bombardamenti d’artiglieria, così come i guerriglieri del Partito di Dio avevano mantenuto un intenso fuoco di fila.
PROFUGHI – Con l’entrata in vigore della tregua, migliaia di persone si sono messe in fila questa mattina sulle strade del Libano per tornare ai propri villaggi e città del Sud. Emittenti Tv locali hanno mostrato immagini di ingorghi e lunghe file d’auto con a bordo sfollati che facevano il segno della vittoria con le dita o che mostravano fotografie del leader di Hezbollah sheikh Hassan Nasrallah. Altre fonti di stampa hanno detto che anche alla frontiera con la Siria si sono creati ingorghi di auto con profughi che si accingono a rientrare in Libano. Secondo varie agenzie umanitarie delle Nazioni Unite, il numero dei libanesi costretti ad abbandonare le proprie case in un mese di guerra si aggira sul milione.
LA TREGUA – Alle 8 di stamani di colpo, dal cielo libanese sono scomparsi i caccia-bombardieri che vi erano sfrecciati fino a pochi istanti prima: tanto al sud quanto all’est, e così anche sopra Beirut, si è diffuso un silenzio in qualche modo assordante per una popolazione stremata, ma ormai quasi avvezza ai continui boati delle esplosioni e ai boom sonici degli aerei a reazione lanciati all’attacco. Il subitaneo cessate il fuoco non ha però evitato di essere preceduto da un’ultima ondata di incursioni. In una di queste, sulla valle orientale della Bekaa, è stato colpito un furgone in transito lungo una strada a nord di Baalbek: un missile aria-terra ha centrato il veicolo, provocando la morte di un sergente dell’Esercito regolare libanese e il ferimento di sei suoi sottoposti. Anche sulla capitale l’entrata in vigore della tregua è stata preceduta da un ultimo lancio di volantini da parte dei velivoli con la Stella di David; questa volta nessun avvertimento agli abitanti affinchè evacuassero la zona, ma accuse a Hezbollah e ai suoi «padroni» iraniani e siriani, additati come responsabili delle immani distruzioni portate dalla guerra, nonchè un monito: Israele risponderà a qualsiasi eventuale, ulteriore aggressione.
Negli ultimi scontri della notte sono morti altri due soldati israeliani. Il bilancio provvisorio delle vittime dello Stato ebraico dei 33 giorni di guerra è di 117 soldati morti e di 41 civili uccisi. Lo calcola il quotidiano israeliano Maariv.
PRIMO RITIRO – Parte delle truppe israeliane dispiegate finora nel Libano meridionale hanno cominciato a ritirarsi: lo ha annunciato un portavoce dell’Esercito dello Stato ebraico. «Ci sono nostre unità che stanno ripiegando», ha spiegato il portavoce, «ma ce ne sono altre a sufficienza che invece restano dove si trovano». Nessuna indicazione precisa sul numero di soldati coinvolti dalla manovra di ritiro; fino all’inizio del cessate-il-fuoco, nel Libano meridionale Israele aveva dispiegati circa trentamila uomini.
PREVISTA RIUNIONE DEL PARLAMENTO ISRAELIANO – La Knesset (il Parlamento israeliano) è stata convocata per discutere il cessate il fuoco con gli Hezbollah libanesi. Il premier Ehud Olmert, che ieri ha ottenuto la approvazione della risoluzione 1701 dal suo governo (con una astensione), farà un primo bilancio della guerra. Dopo di lui prenderà la parola il leader della opposizione di destra Benyamin Netanyahu (Likud) che durante il conflitto ha sostenuto il governo e che negli ultimi giorni è passato all’attacco di Olmert il quale – a suo parere – non ha saputo conseguire gli obiettivi fissati il mese scorso, fra cui la liberazione di due soldati israeliani tenuti prigionieri da Hassan Nasrallah.
Fonte:
Corriere della Sera