Le “eccellenze” italiane alla conquista del mercato globale
09/01/2009
Competitività, rilancio del Made in Italy, ricerca e valorizzazione della qualità, concorrenza, e, sempre e comunque, fiducia nelle proprie possibilità. Questi i principali argomenti toccati dal Ministro degli Affari Esteri, Gianfranco Fini, nel corso del suo intervento alla 2a Conferenza Nazionale sul Commercio Estero svoltasi sabato scorso a Roma, dinanzi ai rappresentanti delle imprese e del mondo produttivo italiano.
Parlando dell’attuale situazione economica italiana, soprattutto in tema di competitività, il Ministro Fini ha tenuto a sottolineare che, “ad essere giustificata è la preoccupazione, non il panico. Perché proprio nei momenti difficili gli Italiani, di solito, danno il meglio di sé; e questa regola generale dettata dall’esperienza è tanto più vera per una classe imprenditoriale che nel passato ha già dimostrato di saper fronteggiare e superare situazioni ben più difficili di quella attuale. Il genio creativo senza eguali e lo spirito di iniziativa che li ha resi giustamente famosi nel mondo aiuteranno senz’altro i nostri imprenditori ad affrontare con successo anche questa prova”.
“Il rafforzamento della competitività del Made in Italy – ha proseguito il Ministro Fini – non è solo la prima priorità dell’azione complessiva del governo; esso è in cima anche tra le priorità della nostra politica estera, nella consapevolezza che nell’età della competizione globale a vincere o a perdere non sono le nostre singole aziende o i comparti produttivi, ma è l’intero Paese”.
A parere del titolare della Fanesina, “sostenere la competitività oggi significa anche, e innanzitutto, promuovere i processi di internazionalizzazione: competitività ed internazionalizzazione rappresentano due facce della stessa medaglia. Non è tuttavia possibile abbandonare le nostre aziende a se stesse nel mare aperto del commercio internazionale, e non intendiamo farlo. Non intendiamo farlo in ragione della composizione del nostro sistema produttivo in cui, come è stato più volte sottolineato, operano circa 180 mila aziende esportatrici, di cui 167 mila con meno di 50 addetti ciascuna, accanto ad altre (diverse migliaia) di media dimensione ed in possesso di tutte le carte in regola per divenire grandi, se adeguatamente sorrette, proprio attraverso la crescita sui mercati stranieri”.
“Per raccogliere la sfida di una concorrenza sempre più agguerrita con determinazione ed efficacia almeno corrispondenti – ha continuato Fini – difendere le posizioni acquisite, per quanto necessario, non è sufficiente. Per le imprese dei settori tradizionali che subiscono maggiormente il rischio della concorrenza dei Paesi a basso costo dei fattori, dobbiamo favorire la ricerca di nuove opportunità derivanti dall’apertura di quegli stessi mercati emergenti. La stessa rilocalizzazione della produzione all’estero non va demonizzata; essa, anzi, è da sostenere nella misura in cui la produzione all’estero favorisce la penetrazione dei nuovi mercati e lo sviluppo di attività a più alto valore aggiunto in Italia. Dobbiamo aiutare i distretti ad insediarsi nei grandi mercati in espansione, anche grazie a strumenti finanziari innovativi, quali i ‘bond di distretto’. Occorre, in parallelo, valorizzare le riconosciute competenze italiane in campi ad alto valore aggiunto quali l’aerospazio, l’agro-industria, il settore automotive, la farmaceutica, la chimica e le tecnologie dell’informazione. A queste, vanno aggiunte aree quali le nanotecnologie, la meccatronica, i nuovi materiali che caratterizzano alcuni nostri distretti di alta tecnologia”.
Nel suo complesso, è l'”Italia delle eccellenze” che, a parere del Ministro, va valorizzata: “accanto all’origine geografica del prodotto, la sua capacità di essere associato con quell’insieme di elementi immateriali che rappresentano i tratti distintivi ed unici dell’immagine del nostro Paese: creatività, qualità, l’arte che si rinnova e si esprime attraverso l’eleganza inconfondibile del Made in Italy. Pochi altri Paesi possono vantare una produzione di qualità corrispondente alla nostra; nessuno può far leva su un patrimonio culturale altrettanto ricco ed ammirato, al quale dobbiamo saper attingere con maggiore intelligenza ed originalità”.
Ma, per fare ciò, è necessario fare sistema: “il Ministero degli Affari Esteri, quello delle Attività Produttive, l’ICE, l’ENIT, le Regioni, il sistema camerale e Sviluppo Italia sono impegnati a perseguire questo obiettivo come priorità strategica”.
“La sfida della competitività globale che si pone oggi al Made in Italy – ha affermato in conclusione il Ministro Fini – è quantitativamente e qualitativamente diversa dalle precedenti. Affrontarla con successo non solo non è impossibile, ma è senz’altro alla nostra portata. A questo fine, tuttavia, è indispensabile che tutti, governo, enti pubblici, imprese, banche, associazioni di categoria – si impegnino al meglio delle loro capacità e possibilità. La diplomazia italiana che ho l’onore di guidare è pronta a fare la sua parte fino in fondo”.
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