Le ambizioni del club dei Brics
19/03/2012
Passaggio in India il 29 marzo per i "fantastici cinque" dell'economia mondiale. Per discutere delle prospettive di crescita sempre più cupe che non risparmiano nemmeno loro e studiare nuove mosse per contare di più nello scacchiere della governance planetaria.
Rapporti con il resto del mondo, ma non solo: i leader dei Paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) nel Forum di New Delhi – il quarto dalla nascita del club – proseguiranno nel dibattito sulla creazione di una "loro" Banca per i Paesi in via di sviluppo. L'incontro sarà preceduto il 28 marzo da una riunione dei ministri del Commercio dei cinque per rinsaldare i legami già esistenti. L'obiettivo del summit è chiaro: ampliare la tela che questi Paesi stanno tessendo per trasformare il club economico in una nuova squadra politica.
Dal loro battesimo ad opera dell'economista di Goldman Sachs Jim O'Neill nel 2001 (vedi intervista a fianco), Brasile, Russia, India e Cina (il Sudafrica è stato incluso dopo) hanno già fatto molta strada e oggi possono vantare un peso specifico non di poco conto: insieme valgono quasi il 20% del Pil e ospitano il 42% della popolazione mondiale. Un impatto che a detta di Alan Ayres, product manager responsabile dei mercati emergenti di Schroders, «è senza precedenti e mette nell'ombra persino la rivoluzione industriale del XIX secolo».
La forza non li ha però resi immuni dalla crisi. «Cina e India stanno rallentando – spiega Philip Poole, responsabile macroeconomia globale e strategie di investimento di Hsbc Global Asset Management –, ma il loro ritmo di crescita sarà comunque più forte di quello dei Paesi sviluppati. Brasile e Russia stanno beneficiando della forte domanda interna e Mosca trae vantaggi anche dagli alti prezzi del petrolio». La locomotiva rallenta un po' il passo, ma continua a trainare l'economia mondiale. «Ciascuno di questi Paesi – aggiunge Andrea Goldstein, senior economist dell'Ocse e autore di un recente volume sul tema – dovrà affrontare una sfida: l'India è la più povera e quindi ha un potenziale di crescita maggiore.
Uno degli assi nella manica sarà la scommessa sul tasso di urbanizzazione. La Cina deve invece ridurre la dipendenza dalla domanda mondiale con riforme che aiutino il reddito disponibile del Paese. Brasile e Sudafrica devono aumentare il contenuto innovativo dello sfruttamento delle risorse naturali e premere il tasto dell'istruzione. La Russia deve diventare un'economia più basata sui servizi».
In parallelo con la loro metamorfosi economica prosegue, lenta ma inarrestabile, la trasformazione in un nuovo soggetto politico. La svolta è scattata nel 2006 a margine dell'Assemblea generale dell'Onu. Poi è arrivato il primo summit, organizzato dalla Russia nel luglio 2009. Il terzo vertice in Cina nel 2011 ha segnato un'ulteriore evoluzione, quando il club si è allargato al Sudafrica ed è diventato Brics. «I cinque – spiega Tiberio Graziani, presidente dell'Istituto di Alti studi in geopolitica e scienze ausiliarie (Isag) – hanno preso posizione sui temi della sicurezza internazionale, come il terrorismo e l'andamento del conflitto in Libia, hanno votato per il riconoscimento della Palestina in ambito Unesco e richiesto la riforma del Consiglio di sicurezza dell'Onu». Dal prossimo anno i Brics peseranno di più anche nel Fondo monetario internazionale: in virtù della riforma delle quote Cina, Brasile, India e Russia figureranno fra i dieci principali azionisti.
Nel frattempo il loro potere si rafforza anche in ambito del G20, dove tengono riunioni prima dell'avvio ufficiale dei lavori. Come quello di Cannes dello scorso novembre, quando i Brics (che detengono nei loro forzieri più di un terzo delle riserve mondiali in valuta estera) si sono detti disponibili a mettere mano al portafogli per aumentare la dote del Fmi per arginare la crisi del debito nell'Eurozona. Ma a patto che a fare il primo passo siano i Paesi europei, finora ben lontani da un accordo.
Accanto alla spinta di rinnovamento nelle organizzazioni mondiali, nate quando il sistema era bipolare, i "big five" – fa notare Graziani – «stanno creando altri tavoli paralleli, mattoni per un nuovo sistema multipolare». Ne è un esempio il dibattito sulla nuova Banca dei Brics, sollecitato dall'India a margine dell'ultimo summit del G20 a Città del Messico. Un istituto multilaterale finanziato interamente dai Paesi in via di sviluppo per progetti a loro destinati.
La tela si amplia sempre più. «Mi aspetto – conclude Ayres – che l'influenza di questo gruppo continui a crescere a livello politico di pari passo con il potere economico. I Brics saranno sempre di più un game changer a livello mondiale, in grado di far sentire la loro voce in un numero crescente di materie».
Fonte:
Il Sole 24 Ore