L’alimentare italiano corre all’estero
03/08/2008
L’industria alimentare con le sue 6.500 piccole e grandi aziende e i suoi 400mila addetti rappresenta il secondo comparto nazionale dopo il manifatturiero.
Nel 2007 calano la produzione complessiva (-0,8% rispetto al 2006) e i consumi interni (-1,5% a volume), anche se alcuni ambiti di spesa come gli ortaggi confezionati e già pronti per il consumo, i sostituti del pane, gli yogurt e i dessert hanno registrato incrementi del 2 – 4%.
Sono i mercati internazionali a dare le maggiori soddisfazioni.
La Germania, principale cliente estero, assorbe il 17,7% dell’export italiano (nel 2007 dopo anni di stagnazione la domanda tedesca è cresciuta del 5% rispetto al 2006); gli Stati Uniti il 12,3% (-1,2%) e la Francia l’11,9% (+6,1%).
In aumento l’export verso il Regno Unito (+10,4%), la Polonia (+38,6%) e la Russia (+17,6%).
L’incidenza del fatturato export sul fatturato totale è migliorata negli ultimi anni (dal 14% del 2005 si è passati al 16% nel 2007), grazie anche al prestigio crescente della cucina italiana, ma è ancora al di sotto del 20% francese e del 22% tedesco.
Nel breve-medio periodo sono due le incognite più insidiose per il settore alimentare:
- l’eccezionale aumento dei prezzi delle materie prime agricole
- la crescente debolezza della domanda mondiale.
Vino
Nel 2007 l’Italia ha dimostrato una buona capacità di interpretare il mercato.
La strategia di puntare sulla qualità dei vini autoctoni, che rendono esclusiva l’offerta italiana, ha dato buoni risultati (il fatturato estero è cresciuto dell’8,5%).
E ha consentito di contrastare l’ascesa dei vini più omologati “prodotti in ogni dove” (cabernet, chardonnay, sauvignon).
La maggior parte delle aziende italiane ha scelto di distribuire attraverso i canali specializzati (wine bar, enoteca, horeca), ma in futuro andrebbe incrementata:
- la presenza presso la grande distribuzione (punto d’acquisto privilegiato per molti consumatori)
- la dimensione media delle aziende del settore per potersi confrontare ad armi pari con l’agguerrita concorrenza internazionale.
Il 2007 verrà ricordato come l’anno in cui per la prima volta in Italia la produzione di champagne, spumante e Franciacorta è stata superiore ai 10 milioni di bottiglie.
Anche nella vitivinicoltura ecologica, quasi sempre adottata da prestigiose cantine, l’Italia gioca da protagonista. Sono 30mila gli ettari di vigneti biologici controllati nel nostro paese, il doppio di Francia e Spagna.
Fonte:
Newsmercati
Enrico Forzato