La Wto ormai a un passo dall’accordo

09/01/2009

I Pvs strappano più tagli ai sussidi agricoli, gli importatori ottengono tutele su prodotti sensibili

MILANO • Uno dopo l’altro hanno detto tutti sì. Senza pause, le trattative alla Wto di Ginevra per rilanciare il commercio internazionale sono andate avanti ieri notte, e poi fino a sera, per arrivare a un passo dall’accordo definitivo stanotte, quando è iniziato l’ultimo consiglio generale dell’Organizzazione per formalizzare il sì finale.

È stato un lavoro difficile. Un pezzo dopo l’altro, il testo predisposto dal direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio Supachai Panitchpakdi, e dal presidente del Consiglio generale Shotaro Oshima ha ottenuto il via libera di tutti. L’ultima tappa è iniziata con il dossier agricolo, in origine il più delicato anche se il lungo lavoro di elaborazione del testo è poi riuscito a risolvere molti punti controversi.

È stata comunque necessaria l’intera nottata per ottenere un primo consenso dalle 20 delegazioni presenti e solo alle 7.30 di ieri mattina, dopo quattordici ore almeno di lavoro, è stato possibile sospendere i colloqui per una breve pausa. All’inizio di quell’ultimo negoziato agricoli i dissidi tra Usa e Ue erano in realtà superati: Bruxelles si è impegnata — non solo verso gli americani, ma verso tutti i 147 membri della Wto — ad abolire i suoi sussidi all’esportazione, uno dei “nodi” principali che avevano portato al fallimento del vertice ministeriale di Cancún nel settembre 2003; in cambio ha ottenuto che anche Washington abroghi crediti e assicurazioni all’export.

Occorreva invece superare le nuove, improvvise, riserve del Brasile, che pure aveva partecipato alle trattative sul dossier agricolo, insieme a Usa, Ue, India e Australia, fin dal primo momento. Il ministro degli Esteri Celso Amorim, che è stato a lungo ambasciatore alla Wto, lamentava però che gli impegni dei Paesi ricchi, e degli Stati Uniti in particolare, a tagliare i sussidi erano ancora insufficienti. La bozza di accordo è stata così ulteriormente corretta. «Il testo era sbilanciato — ha detto Amorim — Ora è equilibrato, nei limiti in cui era possibile». «Sì, i Paesi sviluppati hanno tenuto in considerazione le preoccupazioni delle economie in via di sviluppo», ha aggiunto il ministro indiano del Commercio Kamal Nath.

Non è stato difficile, a questo punto, ottenere l’accordo anche degli Stati meno fortunati del mondo, raccolti nel G-90 e guidati dalle Mauritius. «Non abbiamo ottenuto tutto quello che chiedevano — ha detto un delegato africano, della Mauritania — ma abbiamo l’intenzione di dare il nostro sostegno al testo».

Non meno difficile era convincere i grandi importatori: il gruppo del G-10, guidato dalla Svizzera, che protegge le proprie produzioni con tariffe molto elevate, che giungono fino al 500%, per esempio, per il riso giapponese. Alla fine anche queste resistenze sono state vinte: il ministro di Tokyo per l’Agricoltura Yoshiyuki Kamei ha quindi annunciato il proprio sì: l’intesa, ha detto, permette che «i Paesi importatori possano continuare a sostenere quello che ritengono necessario». In sostanza, il principio generale secondo cui i tagli maggiori alle tariffe ricadranno sui dazi più elevati può conoscere ampie deroghe per i prodotti sensibili, come il riso giapponese.

Non è inoltre prevista, ma sarà solo «valutata» la possibilità di mettere un tetto a queste tasse doganali. L’intesa prevede inoltre anche tagli ai sussidi domestici all’agricoltura: 20% il primo anno, tenendo conto delle esigenze dei Paesi in via di sviluppo. Dopo qualche ora di riposo, i colloqui sono ripresi a metà mattinata per l’altro difficile capitolo; quello sull’”industria” diventato anche più delicato di quello agricolo. L’intesa è stata però raggiunta relativamente presto: il testo “approvato” non sarà vincolante ma solo un punto di riferimento per l’accordo definitivo. Altri dossier erano ormai meno controversi: sul cotone gli Stati Uniti — che garantiscono ai propri produttori sussidi davvero esagerati — erano riusciti già venerdì a conquistarsi l’appoggio dei Paesi africani, anche se il testo dell’intesa prevede impegni piuttosto vaghi rispetto a quelli contenuti nella prima bozza. Sulle facilitazioni al commercio — burocrazia e corruzione alle dogane — si tratta semlicemente di aprire delle trattative: i contenuti dell’accordo restano ancora del tutto indefiniti. A quel punto tutto è diventato improvvisamente facile. Anche se il rischio di un imprevisto fallimento — bastava un singolo «no» — non era scongiurato.

Un comitato ristretto di una trentina di Paesi, nel primo pomeriggio, ha potuto comunque dare il via libera all’intero testo dell’accordo. In tarda serata è iniziato il Consiglio generale per dare, almeno virtualmente, il sì di tutti i 147 membri della Wto.

Il Sole 24Ore
2/8/2004