La subfornitura nautica italiana sbarca in Brasile
01/12/2014
Si farà in Brasile la prima fiera delle Americhe dedicata specificamente alla subfornitura nautica italiana. Tra gli obiettivi, anche quello di arrivare a un abbattimento dei dazi che gravano sulle aziende italiane che esportano nell’area brasiliana. L’evento, denominato Fiera internazionale di tecnologia, subfornitura e design del mare dell’Italia in Brasile, e sintetizzato nell’acronimo Fimar, si terrà a Florianopolis, capitale dello Stato di Santa Caterina, dal 16 al 19 aprile 2015.
Frutto degli accordi bilaterali tra il ministero dello Sviluppo economico italiano, Ucina (la Confindustria nautica) e il governo di Santa Caterina, la fiera è organizzata dalla Brazilplanet, agenzia italobrasiliana di industria e commercio, in collaborazione con Assonautica e l’associazione della nautica brasiliana Acatmar. La partecipazione italiana sarà coadiuvata dall’Ice, con un punto di rappresentanza che fornirà informazione e ospitalità a operatori e visitatori.
La quantità di cantieri nautici in Brasile e l’offerta di imbarcazioni, spiegano gli organizzatori della kermesse che sarà presentata domani a Roma, «è molto diversificata e il design predominante è quello italiano. Secondo gli ultimi dati dell’Instituto de marinas do Brasil, il mercato nautico è rappresentato approssimativamente da 120 cantieri navali (motore, vela, battelli); 257 fabbricanti di accessori e componenti; 580 marine e rimessaggi; 820 marine private e dentro condomini; 350 negozi nautici, di accessori e componenti; migliaia di strutture legate al turismo nautico. Secondo gli ultimi dati, esistono circa 1.500 negozi nautici e broker e 1.300 officine e punti vendita di accessori ed equipaggiamenti sparsi per il Paese, specialmente sulla costa. Quasi tutti i grandi distributori del settore importano prodotti italiani, inclusi equipaggiamenti e accessori».
Ma su questo punto si inserisce la questione degli alti dazi brasiliani che possono gravare pesantemente sulle esportazioni delle piccole e medie imprese italiane. «Proprio per superare questa situazione – afferma Domenico Calabria, referente della nautica in Italia per il governo di Santa Caterina e presidente di Brazilplanet – stiamo favorendo il dialogo tra il Governo italiano e quello di Santa Caterina e lo faremo anche in occasione della fiera. L’obiettivo è che gli Esecutivi dei due Paesi studino insieme, seduti a un tavolo, una proposta per superare il problema dei dazi. Proposta che, poi, potrà essere presentata al Governo federale brasiliano».
D’altro canto, ricorda Calabria, «la collaborazione tra Santa Catarina e l’Italia è ormai radicata. Ha preso il via nel 2011, quando una delegazione istituzionale e imprenditoriale dello Stato ha visitato il Festival del Mare di Gaeta e ha preso i primi contatti. A questo incontro ha fatto seguito la missione brasiliana al Salone nautico di Genova, nell’ottobre 2012, in occasione della quale è stato sottoscritto, con il Mise e l’Ucina, un memorandum d’intesa; poi ci sono state le partecipazioni alle edizioni 2013 e 2014 del Salone». Santa Caterina, ricorda Calabria, «con i suoi 25 cantieri attivi, risulta essere la regione brasiliana con il maggior numero di porti distribuiti lungo gli oltre 500 chilometri di costa; vanta, infatti, cinque scali ben attrezzati, sui 37 complessivi che possiede il Brasile, ed è il secondo polo nautico brasiliano. Inoltre è il primo Stato ad avviare il processo d’insediamento di un polo nautico italiano».
Le grandi aziende di costruttori, come Azimut-Benetti e Ferretti Group, sono già presenti nel mercato brasiliano, «ma ora – afferma Matteo Dusconi, segretario generale di Assonautica – è arrivato il momento di portare in Brasile anche le nostre piccole e medie imprese, che rappresentano la parte maggiore dell’economia del mare italiana».
Il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, aggiunge che «tutte le indagini confermano che, in Brasile, il brand made in Italy, in tutte le sue espressioni, ha un valore enorme. Fimar rappresenta, quindi, una interessante opportunità per le aziende che, possono crescere, grazie a joint-venture con partner locali».
Fonte:
Il Siole 24 Ore