La questione meridionale va a Rio de Janeiro
11/06/2015
La fortuna internazionale dell’opera di Antonio Gramsci è un fatto noto, trattandosi, come si dice ritualmente, dell’autore italiano più tradotto e studiato nel mondo insieme a Dante e Machiavelli. Ma al di là di questa informazione generale, quasi autoconsolatoria vista la condizione attuale di disarmo culturale nazionale, le ragioni di tale fortuna sono ai più ancora poco conosciute o, meglio, ignorate. Il Brasile è da diversi anni una delle realtà più attive a livello internazionale negli studi gramsciani, qui l’intellettuale sardo fin dai primi anni Sessanta fu oggetto di un interesse crescente e di studi specialistici. La traduzione e pubblicazione della sua opera cominciò nel 1966 e solo l’inasprirsi della dittatura nel 1968, frutto del colpo di stato militare del ’64, riuscì a interrompere temporaneamente un processo di diffusione e interpretazione creativa come quella brasiliana. Negli anni Settanta, alla vigilia della crisi finale del regime, Gramsci tornò prepotentemente non solo nel dibattito politico-sociale, ma anche e soprattutto nelle università, dando vita a un fenomeno che alcuni definirono vera e propria «moda intellettuale».
Dalla storia alla filosofia politica, dalla pedagogia all’antropologia, dalla geografia alle relazioni internazionali, dalla critica letteraria alla teologia, praticamente nessuna disciplina delle scienze sociali e umane fu immune dal contagio di questo interesse crescente. Non si trattò di una moda passeggera, perché tale processo si intensificò nei decenni successivi e, oggi, nelle principali università pubbliche esistono gruppi di ricerca interdisciplinari, corsi di laurea, specializzazione post laurea e di dottorato dedicati a Gramsci o nei quali comunque l’intellettuale sardo è l’autore di riferimento essenziale. A coronare questo percorso progressivo di studio, diffusione e applicazione concreta delle categorie del «nostro» in Brasile è intervenuto un avvenimento destinato a segnare la storia degli studi gramsciani nel mondo. Trai il 27 e il 29 maggio, nel Collegio di alti studi del forum di scienza e cultura dell’Università federale di Rio de Janeiro, si sono riuniti gli studiosi gramsciani di tutto il paese. Un seminario intenso, finalizzato a mettere in relazione i risultati delle ricerche scientifiche, scambiare informazioni e esperienze tra i diversi rami disciplinari, conclusosi con la nascita dell’International Gramsci Society Brasil. L’Igs Brasil nasce con lo scopo di favorire le relazioni tra gli studiosi operanti nel paese e sviluppare le iniziative scientifiche, editoriali e di confronto legate al pensiero di Antonio Gramsci.
L’intellettuale sardo è oggi uno degli autori fondamentali in Brasile, come nel resto dell’America Latina, non solo nell’accademia, ma nella lotta politica e nella vita di realtà sociali come il Movimento Trabalhadores Sem Terra. Alcune sue categorie come «rivoluzione passiva», «egemonia» e «sovversivismo reazionario delle classi dirigenti», hanno trovato un’applicazione analitica sorprendente in una realtà storicamente dominata da processi di modernizzazione dall’alto – con ricorrenti sospensioni delle libertà costituzionali e colpi di Stato autoritari – come quella brasiliana.
Le analisi contenute nella Questione meridionale e nei Quaderni sui rapporti di sfruttamento semicoloniale tra Nord e Sud nella storia d’Italia, quelle sui subalterni e la funzione degli intellettuali negli assetti di dominio ed egemonia, sono oggi utilizzate per rileggere le vicende della sua storia coloniale e comprendere le contraddizioni sociali e culturali ancora oggi presenti in questo paese.
In tutto questo si inserisce la nascita dell’Igs Brasil con programmi molto ambiziosi e l’idea di ospitare qui, nel 2017, un grande evento internazionale attorno alla sua opera, valorizzando il lavoro sinergico di tutte le realtà universitarie e degli studiosi che a Rio si sono incontrati. L’obiettivo è chiaro, far compiere un salto di qualità agli studi a lui dedicati e intensificarne le connessioni internazionali. Se, grazie alla ricchezza e la diffusione internazionale del suo pensiero, possiamo considerarlo un cittadino del mondo, oggi (più che in passato), con l’atto di nascita del 29 maggio dell’Igs Brasil, l’intellettuale sardo ha anche conseguito definitivamente la piena cittadinanza onoraria di questo caleidoscopico paese sudamericano
Fonte: IlManifesto