La Merkel è la prima donna cancelliere della Germania
09/01/2009
Berlino – E Grosse Koalition fu. Ad annunciarlo la guida dei cristiano-democratici Angela Merkel durante una conferenza stampa odierna a Berlino, in cui ha, inoltre, proclamato la sua prossima investitura a primo ministro. “La cancelleria andrà alla Cdu” ha affermato la “donna dell’Est”, aggiungendo come “non esistano alternative al corso di riforme della Germania”. Parallelamente, secondo una fonte della Reuter e in accordo con l’opinione di Edmund Stoiber, leader dei democristiani bavaresi della Csu e probabile prossimo ministro dell’Economia, il cancelliere uscente Gerhard Schröder avrebbe annunciato il suo ritiro dalla vita politica.
La coabitazione governativa, l’esito meno auspicato alla vigilia delle elezioni legislative del 18 settembre da cittadini e politici tedeschi, nonché dalla comunità internazionale, si aggirava, sin dal giorno successivo allo spoglio delle urne, come unica soluzione matematica capace di districare l’empasse determinata da una distribuzione del voto paritaria tra i due principali partiti candidati alla guida del Paese.
222 seggi per l’Spd di Schröder, 225 per la Merkel, che ha potuto contare all’ultimo con un’ulteriore poltrona proveniente dal posticipo di Dresda: un pareggio elettorale che ha impedito a entrambe le coalizioni, lontane dalla quota di 307 seggi rappresentante la maggioranza nel Bundestag, di vestire le spoglie della vittoria, costringendole alla ricerca di alleanze parlamentari.
Non sufficienti gli appoggi tradizionali e ideologicamente coerenti dei liberali ai cristiano-democratici e dei verdi all’Spd, l’idea della “grosse koalition” era immediatamente aleggiata come eventuale escamotage per dare una governabilità alla Germania, concorrente soltanto con l’ipotesi di patti spuri o con l’illusione di un esecutivo di Schröder allargato anche ai radicali del Linkspartei.
Ma, esauritesi presto le possibilità di un avvicinamento incrociato tra verdi e la Merkel e tra la Fdp e i socialdemocratici, è tramontata in fretta anche la congettura di una ‘grande sinistra’: “Il partito Links era espressione di un dissenso polemico e composito contro l’ex-cancelliere – afferma Gian Enrico Rusconi, docente della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino, già guest-professor di Scienze Politiche all’Istituto Otto-Suhr della Freie Universität di Berlino -, costituito dai post-comunisti dell’Est di Greogor Gysi e da un’opposizione alla socialdemocrazia classica di matrice più sindacalista, rappresentata da Oskar Lafontaine. Soltanto chi non conosce la realtà politica tedesca poteva pensare ad una riappacificazione”.
L’unico accordo rimasto raggiungibile, l’alleanza centrista bipartisan, è stato allora siglato, dopo vari incontri, al termine di un vertice che conclusosi ieri a tarda notte. Un meeting in cui la Cdu, per ottenere il cancellierato, rivendicato anche da Schröder, ha dovuto cedere ben 8 dicasteri su 14 all’Spd, alcuni dei quali fondamentali per la concretizzazione delle riforme liberiste tanto sostenute dalla Merkel: Esteri, Finanze, Lavoro, Salute, Trasporti, Giustizia, Sviluppo, Ambiente. Al centro-destra, oltre alla presidenza della Camera Bassa, ne andranno invece 6, due dei quali alla Csu di Edmund Stoiber: Difesa, Interni, Economia, Agricoltura, Istruzione, Famiglia.
“Si tratta di una ripartizione che non permetterà l’affosso sociale voluto dal centro-sinistra, ma che, contemporaneamente, comporterà una netta moderazione delle riforme volute dalla prima donna a rivestire il ruolo di primo ministro – continua Rusconi esperto conoscitore della politica tedesca -. Siamo di fronte ad un bilanciamento calibrato, in cui gli stessi Ministeri chiave sono stati distribuiti: E conomia alla Cdu; Finanze ed Esteri all’Spd”.
Difficilmente, pertanto, i due partiti potranno curare il malessere socio-economico tedesco (rappresentato in primis dal tasso di crescita del Pil più basso dell’intera Ue e dall’alta disoccupazione) con le proprie ricette mediche senza miscelarne la composizione con alcuni ingredienti del rivale. “Le elezioni non potranno incidere sul solito tran tran – continua il docente italiano -. Importante, tuttavia, rimane il fatto che l’investitura socialdemocratica agli esteri ostacolerà, in parte, il cambio di politica internazionale voluto dalla Merkel, e quindi riavvicinamento agli Usa e diverso atteggiamento in Medio Oriente. Ciononostante, non è legittimo aspettarsi, ad esempio, neanche un rilancio dell’integrazione europea, trainato dalla Germania”.
Un ministero quello degli Esteri, che era sembrato nei giorni scorsi, durante i quali si profilava la vittoria finale della leader dei cristiano-democratici, essere promesso a Schröder. Ma proprio l’ex-cancelliere avrebbe rinunciato all’incarico, e, secondo alcune indiscrezioni, starebbe valutando il ritiro dalla politica. “L’uscita di Gerhard è molto personale – conclude Rusconi -, e pur essendo una persona non amareggiabile, difficilmente avrebbe accettato una coabitazione in secondo piano con la Merkel. È del tutto comprensibile da un punto di vista umano. Chissà, però, che ora non ci riservi qualche sorpresa”.
Notiziario NIP – News ITALIA PRESS agenzia stampa – N° 196 – Anno XII, 10 ottobre 2005