La liquidità inizia a fare paura, il Giappone alza i tassi allo 0,50%

09/01/2009

Toshihiko Fukui, alla fine, non si è inchinato. È stato anzi proprio lui, il governatore della Banca centrale di Tokyo sospettato dai più cinici osservatori di essere ostaggio del Governo, a proporre il rialzo dei tassi di interesse giapponesi dallo 0,25% allo 0,50%. I Banchieri centrali sono stati tutti d’accordo con lui, con un solo voto contrario, sia pure pesante, quello del vicegovernatore Iwata, per la prima volta in disaccordo.

È stato un atto coraggioso. La stretta non era né scontata né necessaria, e neanche priva di rischi: la deflazione non è sconfitta, l’inflazione ristretta, core, continuerà a aggirarsi attorno quota zero. Qualcuno temeva addirittura effetti negativi a catena sui mercati internazionali: da anni gli investitori più speculativi si indebitano in Giappone a tassi bassi per investire dove i rendimenti sono più elevati. Un costo del denaro più alto avrebbe potuto alterare tutti i flussi finanziari mondiali, penalizzando anche duramente i Paesi meno solidi ma con rendimenti più elevati. Era già successo a maggio 2006, quando Tokyo aveva semplicemente annunciato che presto avrebbe iniziato ad alzare i tassi. La Banca del Giappone ha però preferito proseguire per la sua strada. Ha tirato un po’ il freno – senza allarmi, senza fretta, precisando che le prossime strette avverranno lentamente e con cautela – temendo soprattutto “la possibilità che la sostenuta crescita economica sia danneggiata da una cattiva allocazione di fondi e risorse a causa di un eccesso di attività economica e finanziaria”. La troppa liquidità iniettata per anni nel sistema comincia insomma a far paura.

I mercati, per ora, hanno reagito bene. Fermo lo yen, dopo un’iniziale reazione, stabile la Borsa. Anche gli analisti non sembrano né stupiti né allarmati dalla scelta della Banca centrale. Protesta solo il Governo, come spesso accade in questo Paese dall’elevatissimo debito pubblico. Il rispetto di circostanza dell’indipendenza dell’autorità monetaria non è mancato, ma l’irritazione è evidente. “È importante che l’economia cresca in modo sostenuto con prezzi stabili, e mi piacerebbe che la Banca centrale sostenga questa politica”, ha detto il primo ministro Shinzo Abe; mentre il viceministro per le Finanze Kazunori Tanaka ha chiesto alla Banca centrale di spiegare bene la sua politica. Più aspro il segretario generale del Partito liberal democratico Hidenao Nakagawa: “Penso che la Banca del Giappone abbia preso oggi una decisione sotto la sua responsabilità e penso che sappia che su di essa ricadono le responsabilità per gli effetti della sua politica”.

Fonte:
Il Sole 24 Ore
Riccardo Sorrentino