La diversità spinge il vino italiano in Brasile

05/10/2023

SAN PAOLO, 5 OTT (ANSA) – Di Lucas Rizzi.

Di fronte a un mercato sempre più maturo e in rapida espansione, i vini italiani diversificano la loro presenza in Brasile, che comincia anche ad apprezzare varietà che vanno oltre le etichette esistenti e consolidate nel palato nazionale dei paesi, come il Chianti e il Barolo.

Un po’ di questo scenario si è potuto vedere alla fiera ProWine, tenutasi dal 3 al 5 ottobre, a San Paolo, e che ha riunito decine di produttori del “Belpaese”, 11 dei quali allo stand dell’Italian Trade Agency (ITA/ICE), un’agenzia del governo italiano per promuovere le esportazioni.

“Abbiamo pensato che la fiera fosse molto buona, con molti contatti e aziende in visita ben qualificate, sia per chi è venuto per la prima volta e cercava un importatore, sia per chi voleva espandere la presenza dei propri prodotti qui in Brasile”, ha detto a ANSA Ronaldo Padovani, analista commerciale senior presso ITA, che ha partecipato per la prima volta alla ProWine. “Siamo davvero molto soddisfatti e, nella prossima edizione, l’idea è quella di ampliare l’area, magari unire i vari italiani sparsi in fiera e creare un padiglione Italia con più visibilità per dimostrare che l’Italia è davvero interessata a investire in questo mercato, che sta maturando e crescendo”, ha aggiunto.

I numeri lo dimostrano: tra gennaio e agosto 2023, il Brasile ha importato vini italiani per 24,6 milioni di dollari, con una crescita del 4,4% rispetto allo stesso periodo del 2022. l’Italia è dietro solo a Cile, Argentina e Portogallo. Allo stesso tempo, il costo medio delle etichette italiane importate dai brasiliani è cresciuto del 14,3%, da 3,43 dollari al litro a 3,92 dollari al litro, indicando un interesse per prodotti con un valore aggiunto più elevato.

“Ciò significa che il Brasile importa ancora vini di qualità superiore, il che è in linea con la proposta italiana. In Brasile il vino italiano è strettamente legato a icone come il Barolo, l’Amarone, il Chianti, il Nero D’Avola e il Primitivo di Manduria, ma l’Italia va ben oltre e poco a poco il consumatore brasiliano impara a conoscere un po’ di più sulle altre varietà del vino italiano”, ha sottolineato Padovan.

Questa diversità comprende 635 vitigni catalogati, un numero record al mondo, e 255 mila aziende vitivinicole, che danno origine alla più grande produzione di vino dell’intero pianeta, con 50,3 milioni di ettolitri nel 2022, il 24% del totale mondiale.

Per il 2024, la sede brasiliana dell’ITA prevede di promuovere più azioni rivolte al consumatore finale, che ora avrà a disposizione un’offerta ancora maggiore di vini italiani sugli scaffali di empori e supermercati. “I brasiliani apprezzano il prodotto italiano e sono molto predisposti nei suoi confronti”, ha sottolineato Padovani.

Fonte: ANSA | Bol-UOL