La dieta mediterranea conquista i mercati esteri

09/01/2009

Vino, olio e pasta spingono verso il record di oltre 20 miliardi il valore dell’export agroalimentare

E’ boom per la dieta mediterranea Made in Italy all’estero. E la dimostrazione ci arriva dai recenti dati in materia di export: le esportazioni di olio hanno infatti segnato un’impennata del 20%, ma dati positivi sono stati registrati anche per quanto riguarda il vino (+ 6,4%), la pasta (+3,2%), le verdure (+5,8%), la frutta (+3,2%) e anche la conserva di pomodoro (+1,4%) A rendere noti questi dati è stata la Coldiretti, che ha tra l’altro tenuto a sottolineare che, per il consolidarsi dell’immagine positiva del Made in Italy nel mondo, la crescente sensibilità sugli effetti sulla salute dell’alimentazione ma anche per i riscontri positivi sui mercati mondiali della vittoria italiana dei mondiali di calcio, complessivamente le esportazioni del Made in Italy agroalimentare hanno registrare un aumento del 6% nei primi nove mesi del 2006. “Se la tendenza sarà confermata a fine anno – ha tenuto a sottolineare la Coldiretti – le esportazioni dell’agroalimentare nazionale potrebbero raggiungere la cifra record di oltre 20 miliardi di Euro, contribuendo alla riduzione del disavanzo commerciale che nel settore resta comunque particolarmente pesante”.

Tra i Paesi che apprezzano di più l’Italia a tavola, la Germania si classifica in pole position, seguita da Francia, Stati Uniti e Spagna, mentre, per quanto riguarda le bevande e i cibi Made in Italy più richiesti all’estero, in testa c’è il vino – che rappresenta il prodotto italiano più venduto “fuori casa”, con un valore dell’export stimato nel 2006 pari a 3 miliardi di euro – ma importanti quote di mercato sono state conquistate anche da pasta, formaggi, olio, salumi e conserve, che contribuiscono a rendere vincente l’immagine della gastronomia nazionale nel mondo.

Tra i nuovi clienti si afferma la Cina, dove l’agroalimentare raddoppia e, con un aumento del 129%, è il settore economico nazionale che fa registrare nel 2006 il più elevato tasso di crescita delle esportazioni nel paese asiatico, con valori record per i vini (+117%), oli e grassi (+148%), formaggi e lattiero caseari (+1077%) e pasta (+49%), anche se i valori assoluti restano contenuti e, come spiega ancora la Coldiretti, “a fine anno le esportazioni agroalimentari nazionali in Cina potrebbero raggiungere i 50 milioni di euro” (dati Istat relativi ai primi sette mesi dell’anno).

“Si tratta di risultati positivi – continua la Coldiretti – consolidati nel periodo delle feste di Natale e Capodanno, durante le quali si è verificato un successo del tipico Made in Italy in Italia e all’estero”. Basti solo pensare che quest’anno sono state spedite ben cento milioni di bottiglie di spumante, con un aumento record del 20% nel valore delle esportazioni , che sono dirette principalmente in Germania (+18%), ma anche in USA (+9,4%), in Giappone (+62%) e addirittura in Francia (+30%).

Del resto, i risultati positivi conquistati dalle imprese italiane potrebbero migliorare ulteriormente se dai negoziati internazionali venisse un chiaro stop alla contraffazione e alla pirateria agroalimentare. Come infatti tiene a ricordare ancora la Coldiretti, ci troviamo oggi di fronte ad “un mercato mondiale delle imitazioni di prodotti alimentari Made in Italy che vale 50 miliardi di euro, pari a circa la metà dell’intero fatturato del settore originale. Per questo – conclude la Coldiretti – bisogna lavorare sulla valorizzazione dell’identità territoriale con l’informazione e l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti, perchè ciò che nei prossimi anni si venderà meglio sarà quello che i francesi chiamano il prodotto del ‘terroir’, legato alla terra del luogo”.

Fonte:
Italplanet