La crisi e l’Italia all’estero, ecco la geografia del nuovo Made in Italy

08/10/2009

L’Italia, nel recente rapporto del WTO e dell’UNCTAT, risulta essere seconda dietro la Germania tra i 10 paesi più competitivi nel commercio mondiale in 14 macrosettori e, in particolare, detiene la prima posizione nei settori del tessile, dell’abbigliamento e della pelletteria

 Come sta affrontando questa fase economica il made in Italy? Quali sono gli elementi di forza su cui stiamo puntando per uscire dalla crisi? La ricerca “Italia, Geografie del nuovo made in Italy”, curata da Symbola- Fondazione per le qualità italiane e Fondazione Edison, cerca di rispondere a queste domande cogliendo, nelle caratteristiche del nostro sistema produttivo, l’inizio della ripresa.

L’Italia, nel recente rapporto del WTO e dell’UNCTAT, risulta essere seconda dietro la Germania tra i 10 paesi più competitivi nel commercio mondiale in 14 macrosettori e, in particolare, detiene la prima posizione nei settori del tessile, dell’abbigliamento e della pelletteria. Oggi, a presentare la ricerca, presso Assolombarda, c’erano: Ermete Realacci – Presidente della Fondazione Symbola, Umberto Qyadrino – Presidente Fondazione Edison e Amministratore delegato Edison, Marco Fortis- Vice Presidente Fondazione Edison , Fabio Renzi -Segretario generale Symbola e Alberto Meomartini Presidente Assolombarda.

Secondo la ricerca l’Italia è il secondo Paese industriale manifatturiero d’Europa dopo la Germania. L’indice di competitività elaborato da Onu e Wto, che si chiama Tpi – Trade performance index, colloca il nostro Paese al secondo posto, dietro la Germania, nella classifica dei dieci paesi più competitivi nel commercio mondiale. Nel 2008 il valore aggiunto generato direttamente dal settore manifatturiero italiano (senza considerare l’impatto in termini di indotto sugli altri settori dell’economia) è stato di 262 miliardi di euro ai prezzi base, dietro la Germania (517 miliardi) ma nettamente davanti alla Francia (209 miliardi) e alla Gran Bretagna (201 miliardi). Nel 2008 l’Italia ha presentato a livello mondiale uno dei più rilevanti surplus commerciali con l’estero nei prodotti manufatti non alimentari (64 miliardi di euro) dietro a Cina, Giappone e Germania, mentre altri Paesi avanzati (come Francia, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti) hanno fatto registrare consistenti deficit Nel pieno della più grave crisi economica mondiale dai tempi del ’29, l’Italia riesce a generare, tra giugno 2008 e maggio 2009, un surplus commerciale manifatturiero con l’estero pari a 45 miliardi di euro complessivi nei beni di consumo e di investimento: non è un paese in ginocchio, a riprova del fatto che il “made in Italy” è una realtà ancora in grado di esprimere tutta la sua forza nello scenario competitivo. Secondo nostre stime su dati Eurostat, negli ultimi 12 mesi compresi tra luglio 2008 e giugno 2009 la bilancia commerciale complessiva del nostro Paese, comprendente anche energia e materie prime, ha fatto registrare un passivo molto contenuto, pari a poco più di 8 miliardi di euro. Al contrario, restano assai elevati i deficit esteri di Francia (-65 miliardi), Spagna (-64 miliardi) e Gran Bretagna (-102 miliardi). Il surplus commerciale tedesco, da parte sua, si è ridotto notevolmente ma rimane imponente (130 miliardi). Dunque l’Italia, come la Germania, ha patito la formidabile contrazione del commercio mondiale ma non ha visto peggiorare in modo irrecuperabile i propri conti con l’estero né rischia di vedere snaturata la sua vocazione di Paese manifatturiero

Sempre secondo la ricerca curata da Symbola L’Italia è al quarto posto nella classifica dei principali paesi del mondo per entrate turistiche e il secondo in Europa, soltanto dietro la Spagna, per numero di pernottamenti di stranieri e il primo per numero di pernottamenti di turisti russi e cinesi. L’Italia è il primo paese al mondo per numero di siti classificati dall’Unesco nella lista del patrimonio culturale mondiale. Per superficie protetta da parchi nazionali siamo secondi in Europa e quarti per quella tutelata da parchi regionali. Quanto al settore agroalimentare nel 2008, l’export ha registrato gli incrementi più elevati (10%), nell’ambito dell’intero sistema produttivo nazionale, accompagnati da una positiva stabilità dei consumi interni. L’Italia è al primo posto in Europa nella graduatoria dei prodotti Dop e Igp, con 182 prodotti certificati e 62 in protezione transitoria (agosto 2009), seguita dalla Francia con 166, quindi dalla Spagna con 123. I tre Paesi, assieme a Grecia e Portogallo, rappresentano quasi l’80% del paniere complessivo europeo (853 prodotti). Produciamo il 40% in meno del vino rispetto alla metà degli anni 80, ma il valore dell’export è quadruplicato raggiungendo i 3,5 miliardi di euro. Secondo i dati Ismea, al 31 dicembre 2008 il numero delle denominazioni relative ai vini di qualità sale complessivamente a 477, con 7 nuovi riconoscimenti rispetto al 2007 (5 Docg e 2 Igt). Il gruppo più rappresentativo è quello delle Doc (316), seguite dalle Igt (120) e dalle Docg (41). I dati Ue, aggiornati al 2009, fanno salire la consistenza del paniere della qualità italiana, per le sole Doc/Docg a 434 denominazioni. Rispetto a questi vini, l’Italia è preceduta, nel panorama europeo (che conta complessivamente 1.548 Doc e Docg), solo dalla Francia (490) e supera di gran lunga Paesi come Spagna, Ungheria e Portogallo. Ancora più eccellente può essere considerata la perfomance della regione Piemonte, che da sola sarebbe al quinto posto escludendo l’Italia; ottima anche la collocazione di Toscana e Veneto (ottavo posto).

L’Italia – ricorda la ricerca curata da Symbola – è tra i principali Paesi europei per diffusione del metodo della produzione biologica. Nel nostro Paese opera circa un terzo delle imprese biologiche europee e si colloca un quarto della superficie bio comunitaria. Da segnalare il settore dell’olio, che si sta orientando verso produzioni a maggiore valore aggiunto, un indicatore di questa tendenza è l’incremento del +43% dei prodotti con denominazioni di origine, pari a 38 denominazioni (Dop/Igp) che sviluppano un valore della produzione agricola di circa 2 mld di euro, garantendo un impiego di manodopera per circa 50mln di giornate lavorative. L’Italia è oggi il primo esportatore di vino al mondo, il comparto assorbe, in particolare, circa il 15% dei volumi scambiati con l’estero. Nel 2008 l’Italia ha prodotto circa 46,3 milioni di ettolitri di vino, più del 2007 (+6%). Il peso della produzione Doc e Igt è rilevante (rispettivamente il 35% ed il 29% della produzione totale). Dagli andamenti del primo semestre, l’Italia dovrebbe confermare nel 2009 la propria leadership sul mercato internazionale in termini di valore aggiunto (prima voce dell’export agroalimentare nazionale), perderà quella sulla quantità prodotta. Questo denota un presidio dell’italia sui vini di alta qualità.

Secondo la ricerca curata da Symbola quanto al terzo settore, sono oltre 300 mila le organizzazioni no-profit presenti nel nostro Paese, cioè una ogni 200 cittadini. Uno degli sviluppi maggiori degli ultimi anni riguarda le fondazioni: poco più di 3000 nel 1999 ad oltre 4.700 nel 2005 (incremento quasi del 60%). Capitolo innovazione. Nel 2008 si è registrata la crescita di quelle piccole e medie imprese che affrontano la competizione del mercato globale incrementando la qualità dei prodotti – il 71% contro il 64% della media europea- e che ottengono, in media, il 12% del loro fatturato dall’immissione sul mercato di prodotti e servizi innovativi, meglio di Germania, Spagna e Francia. L’Italia è leader europeo nella fotonica di cui rappresentiamo l’8% del mercato continentale. Nel biotech e, in particolar modo, nelle scienze della vita con una specializzazione nel farmaceutico che ci fa essere il terzo paese in Europa per numero di addetti e il quinto al mondo in una classifica dominata da Stati Uniti e Giappone. Nell’aerospaziale siamo settimi al mondo e quarti in Europa, con una posizione di rilievo mondiale nel settore degli elicotteri, nella produzione di sistemi radar e nel controllo del traffico aereo. Infine il capitolo Arte e cultura. Il valore dell’industria culturale italiana corrisponde al 6,3% del PIL nazionale, in media con quello europeo, di poco superiore. In alcune ambiti il Paese eccelle, come in quello del cinema d’animazione, per cui l’Italia è il terzo produttore europeo, o come quello del design, per il quale il Paese è secondo nel mondo per numero di brevetti registrati: dal 2003 al febbraio 2009 in Italia è stato registrato il 14,8% del numero complessivo di brevetti di design. Il potenziale di crescita di questi valori è molto alto, se solo si considera che l’immenso patrimonio storico-artistico che il Paese ha a disposizione è il più vasto a livello mondiale: oltre 3.400 sono i musei, cui si aggiungono 2.000 aree e parchi archeologici e 44 siti Unesco.

Fonte:
Italia chiama Italia