La crescita economica del Brasile non dipende dalle materie prime
08/11/2012
Roberto Bossi, Presidente di Brazil Real Estate Fund e Direttore di Fenice Investimenti.
I Paesi Emergenti stanno vivendo una fase di rallentamento. Alla luce di questa situazione, crede che anche il Brasile può essere accomunato a tutti gli altri EM, o potrebbe essere considerato l’eccezione su cui vale ancora la pena puntare?
Il Brasile è già oggi la sesta economia mondiale e nel 2015 si stima supererà la Francia. Il PIL 2011 è stato pari a 2.500 miliardi di dollari, più del doppio di quello messicano e 5 volte quello argentino. Nell'ultimo anno ha creato 1,4 milioni di posti di lavoro, ridimensionato il debito pubblico al 37% sul PIL (nel 2002 era al 60%) e l'inflazione al 5,2% (9 anni prima era al 17%), mentre il considerevole avanzo primario ha spinto il governo a creare un fondo sovrano da 360 miliardi di dollari per lo sfruttamento del petrolio.
In ultimo, il paese ospiterà a breve grandi eventi sportivi: i Mondiali di calcio del 2014, la Giornata della Gioventù presieduta dal Papa nel 2015 e le Olimpiadi del 2016.
E’ innegabile affermare come anche i Paesi Emergenti, abbiano mostrato, soprattutto a seguito della crisi economica attuale, i primi segnali di rallentamento già partire dal secondo semestre dello scorso anno. La Cina ha tagliato le prospettive di crescita per il 2012 portandole al 7.5%; il PIL brasiliano nel corso del 2011 è aumentato del 2.7%, rispetto al 7.5% dell’anno precedente, mentre l’espansione dell’economia indiana negli ultimi mesi dello scorso anno si è attestata al 6.1%, il livello più basso dell’ultimo triennio. La Russia prevede invece per il 2012 un incremento del 3.7%, a fronte di una crescita del 4.3% nel 2011.
Si tratta di numeri ragguardevoli, soprattutto se paragonati alla stagnazione dell’Europa e alla crisi del debito che coinvolge l’intero Occidente, tuttavia il rallentamento, è stato causato sia da problemi strutturali, come la dipendenza dall’estero nell’export delle materie prime, sia dalle politiche restrittive implementate nel 2011 dalle stesse autorità di governo, mirate ad impedire il surriscaldamento dell’economia e l’eccessivo apprezzamento della valuta locale. Oltre a ciò, le riduzioni dei consumi in Europa e negli Stati Uniti, così come le oscillazioni dei prezzi dell’energia, hanno provocato effetti immediati in sistemi economici in cui il mercato interno è ancora limitato.
Dal punto di vista geografico, Cina (+17,6%) e USA (+25%) rappresentano sempre i due principali mercati per i prodotti brasiliani, soprattutto per ciò che riguarda le risorse energetiche. La scoperta e l’esplorazione di nuovi giacimenti petroliferi a trecento chilometri dalla costa di Rio de Janeiro, in cui Petrobras, la compagnia petrolifera nazionale detenuta per il 54% dal governo, gioca un ruolo principale, proiettano il Brasile, oggi undicesimo produttore al mondo, nella top 5 mondiale per riserve. Se è vero che l’economia brasiliana sta mostrando un rallentamento importante, il Brasile vanta un’invidiabile prospettiva di lungo termine nonchè una delle storie di crescita più interessanti di tutto il mondo e con le valutazioni che diventano sempre più attraenti, gli investitori potrebbero voler prendere in considerazione la possibilità di capitalizzare la debolezza corrente a lungo termine trasformandole in una opportunità di acquisto.
Quanta importanza ritiene che possa essere accreditata alla politica monetaria espansiva adottata dalla Banca Centrale brasiliana nel processo di sviluppo seguito dal paese negli ultimi anni?
Riteniamo che la Banca Centrale negli ultimi anni fino a fine 2011, abbia mantenuto una politica monetaria restrittiva, volta più a rallentare la crescita del paese ed il surriscaldamento dell’economia stessa. Fino a metà del 2011, ha mantenuto i tassi reali molto alti e solo negli ultimi dodici mesi, a seguito del rallentamento economico, ha deciso di abbassare il tasso di riferimento al 7.25%. Il controllo dell’inflazione “stile Bundesbank”, è’ sempre stato in cima alle priorità della Banca Centrale, sin da prima dello sviluppo economico.
Più in generale, i Paesi Emergenti stanno cercando di affrontare il rallentamento dell'economia globale sfruttando tutte le leve a loro concreta disposizione, e fra queste vi sono sia gli stimoli fiscali sia le politiche monetarie espansive. La Cina, a fronte di una considerevole riduzione d’inflazione all’1.8% nel mese di luglio, sembra intenzionata a perseguire una politica monetaria più espansiva, strategia che il Fondo Monetario Internazionale consiglia a tutti i Paesi esposti alla crisi dei paesi zona-EURO. In questo caso probabilmente, non si tratterà del classico taglio dei tassi, ma di una nuova riduzione delle riserve obbligatorie imposte alle banche sui depositi, al fine di scongiurare un possibile credit-crunch nel sistema dei finanziamenti tra banche e imprese. Ogni intervento comunque, terrà conto dell'andamento del settore immobiliare, in cui le case, che sono garanzie per i prestiti e fonte di reddito per la domanda interna, rappresentano un quarto degli investimenti complessivi.
India e Russia invece, non dispongono di condizioni adeguate al fine di implementare simili interventi di politica monetaria, al contrario, avendo aumentato le rispettive previsioni d’inflazione, dovrebbero confermare una politica monetaria piuttosto rigida.
Il Brasile, parallelamente al ciclo di allentamenti valutari iniziato a fine agosto 2011, al fine di ridare slancio ad una economia non certo matura come quelle dei paesi avanzati, ha deciso di varare un "piano pubblico di investimenti privati", evitando così di intervenire implementando il classico stimolo fiscale, i cui esiti possono essere azzerati da una politica monetaria preoccupata dell'inflazione, per varare un progetto che aumenti la competitività del paese. Ai privati sarà concessa la possibilità di costruire circa 10mila chilometri di ferrovie e 7.500 di strade federali, con un piano della durata di 30 anni (anche se più della metà degli interventi sono previsti nei primi cinque anni).
Il valore complessivo del piano è di R$ 133 miliardi, circa EUR 53 miliardi, che saranno prestati dalle banche pubbliche a tassi agevolati. A questi investimenti infrastrutturali si aggiungeranno presto altre iniziative su porti e aeroporti, oltre a nuovi sgravi fiscali.
Nel secondo trimestre 2012, il Pil brasiliano è salito dello 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti e dell'1,2% annuale, rallentato principalmente dal calo di produzione nel settore agricolo e dalla riduzione degli investimenti.
La Banca Centrale Brasiliana ha mostrato nelle ultime previsioni rilasciate nel corso del mese di settembre, livelli di crescita poco eccitanti per l’anno in corso, stimando un’espansione del PIL inferiore al 2% e proseguendo con il processo di riduzione del costo reale del denaro, ha deciso, all'unanimità, di ridurre il tasso SELIC al minimo storico del 7.25%. Pur trattandosi della decima diminuzione consecutiva dall’ agosto dello scorso anno, questo livello del 7.25% è ancora al di sopra ai tassi di interesse osservabili in molti altri paesi, con tassi reali ormai passati ad un più ragionevole 2%.
Il Brasile ha mantenuto tassi di interesse elevati negli ultimi anni al fine di mantenere l'inflazione sotto controllo; ora che le pressioni inflazionistiche sono in ritirata, la Banca Centrale, disponendo ancora di notevoli margini di manovra, non esclude la possibilità utilizzare la leva monetaria al fine di contrastare un eventuale ulteriore rallentamento economico. Il debito pubblico sotto controllo e gli incentivi fiscali (a fine maggio infatti, sono state tagliate le imposte nel settore automobilistico ed è stata ridotta dal 2.5 all’1.5% la tassa sulle transazioni finanziarie per le persone fisiche) che renderanno gli investimenti più vantaggiosi, sono altri strumenti che, se necessario, il governo prevede di utilizzare nei prossimi mesi al fine di rilanciare la crescita. Al momento, il recupero dell’attività economica sta avvenendo in modo molto graduale, sospinto da una domanda interna che continua ad essere sostenuta dal consumo delle famiglie, in gran parte dovuto agli effetti dei fattori di stimolo, come la crescita del reddito e l’espansione moderata del credito.
Il settore delle materie prime resta di importanza vitale per l’economia brasiliana. A suo parere, quali altri settori inglobano potenzialità d’investimento interessanti?
Grazie alla straordinaria stabilità macroeconomica del paese, nel 2008 il debito del Brasile ha conquistato lo status investment grade (circa vent’anni dopo la grande crisi del debito in America Latina) e l’economia è risultata più solida durante la recente crisi finanziaria globale. Il Brasile è poi riuscito a fissare le basi per un processo di crescita economica sopra la media, sostenuta da dinamiche demografiche favorevoli che alimentano il rapido incremento della domanda al consumo interno da parte principalmente della classe media, in forte aumento, da una spesa per infrastrutture ingente e dall’abbondanza di risorse naturali, tra cui petrolio, metalli, legno e terreni da destinare alla produzione agricola. Il settore industriale, è quello in cui si cominciano a vedere i primi effetti delle misure adottate dal governo la scorsa primavera; in luglio la produzione è aumentata dello 0,3% con la crescita che si concentra nei settori beneficiati dagli incentivi fiscali, in particolare il segmento dell’auto è aumentato del 4,9% in luglio e dell’ 8,1% negli ultimi due mesi.
A differenza di ciò che si è soliti pensare, la crescita economica del Brasile non dipende dalle materie prime. Le materie prime infatti, rappresentano circa il 40% delle esportazioni del Brasile, ma le esportazioni contribuiscono solamente al 10% del PIL del paese, quindi rappresentano meno del 5% del PIL.
Il vero fattore trainante per la crescita economica del paese, è invece la domanda al consumo, in quanto il potere di acquisto della classe media, aumenta grazie all’incremento dei salari e all’espansione del credito. Dal 2003 al 2009, la crescita complessiva dei salari e del credito ai singoli cittadini è stata pari a 6 volte la crescita delle esportazioni di materie prime.
Anche le ingenti spese per le infrastrutture, stimate oltre USD 860 miliardi dal 2007 al 2014, favoriranno ulteriormente la crescita economica (gli investimenti in preparazione della Coppa del Mondo del 2014 e delle Olimpiadi del 2016, raggiungeranno verosimilmente circa USD 30 miliardi). Tali spese, dipendono principalmente dal piano pluriennale di crescita economica “PAC”, lanciato dal governo nel 2007. Oltre il 70% degli obiettivi di spesa per il primo piano, PAC I, sono stati completati e il prossimo Piano prevedibilmente stanzierà circa USD 550 miliardi di spese per infrastrutture nei prossimi cinque anni. Inoltre nel settore edile, si registra ancora un deficit abitativo di oltre 5 milioni di abitazioni primarie.
Di notevole importanza vi sono poi gli investimenti fissi da parte delle imprese nazionali e straniere, i quali hanno ormai raggiunto livelli record. Petrobras, la quarta società energetica del paese, investirà circa USD 45 miliardi all’anno dal 2010 al 2014, al fine di stabilire se è sia possibile sfruttare agevolmente almeno parte delle notevoli riserve petrolifere scoperte di recente al largo della costa orientale del paese. L’abbondanza di risorse naturali continuerà a favorire l’economia del paese con la ripresa della crescita globale; anche la robusta posizione del paese in molti settori dell’esportazione di materie prime, la terra disponibile per la produzione agricola e l’intensificarsi dei rapporti commerciali con la Cina potrebbero stimolare ulteriormente la crescita del paese e il suo grado di importanza per l’economia mondiale.
I rapporti commerciali del Brasile con la Cina crescono rapidamente e la Cina oggi è il principale partner commerciale del Brasile con il 15% delle esportazioni totali. Questo rapporto rappresenta attualmente meno del 2% del PIL. Memore dei cicli precedenti di boom e crisi vissuti dal paese, la solida politica macroeconomica degli ultimi 15 anni ha posto le basi per una crescita sopra la media nel prossimo futuro, la quale sarà trainata non solo dalla ricchezza di risorse naturali del paese, ma da un incremento costante e rilevante del reddito reale e dei consumi personali, oltre a un consistente piano di spesa in infrastrutture.
Da queste indicazioni, riteniamo ancora investimento interessante il mercato azionario Brasiliano, soprattutto nelle imprese che più beneficiano della crescita dei consumi interni.
Inoltre consideriamo ottimi investimenti quelli nel Real Estate, soprattutto nelle aree geografiche che beneficeranno maggiormente del piano pluriennale di crescita economica “PAC”, in particolare il Nord-Est del paese, e, a differenza del sud, anno ancora ampi potenziali inespressi. Proprio in queste zone, siamo attivi attraverso il Brazil Real Estate Fund, con diversi progetti di investimento nel social housing residenziale, direttamente collegati al programma di riduzione del deficit abitativo “Minha Casa, Minha Vida”, lanciato dal governo Lula nel 2009.
Fonte:
Fondi Online.it