La Cina traina l’export delle macchine utensili
09/01/2009
«L’andamento del settore nel 2006 è stato positivo, con una crescita della produzione trascinata dall’export dove si contendono il primato Germania e Cina. La Cina, in particolare, ha registrato una forte crescita».
È quanto ha spiegato Alberto Tacchella, presidente di Ucimu Sistemi per Produrre, l’associazione che raggruppa le imprese costruttrici di macchine utensili, aggiungendo che per il 2007 è atteso un andamento ancora positivo «anche se rallentato». Il settore, secondo il preconsuntivo di Ucimu, ha registrato un aumento dell’11,2% della produzione rispetto al 2005, attestandosi a 4.790 milioni di euro.
Nel corso dell’anno l’export di settore ha raggiunto un valore pari a 2.730 milioni di euro, registrando una crescita del 15,3% sul 2005, sostenuto dalla domanda raccolta sia sui tradizionali mercati di sbocco del ‘made by italians’ settoriale, che su quelli emergenti. La ripresa dei consumi sul mercato domestico, in crescita del 7,4% a 3.340 milioni, si è positivamente ripercossa sull’andamento delle consegne dei costruttori italiani che, tornate in segno positivo, hanno registrato un aumento del 6,1% attestandosi a 2.060 milioni di euro.
Ritmo più lento per la crescita delle importazioni che si attestano a 1.280 milioni. Il 2006 per il settore registra ai primi posti nella classifica delle aree di sbocco dell’offerta italiana Germania, Cina e Stati Uniti. Con riferimento ai mercati tradizionali, crescono le vendite in Germania (17,7%), Usa (25,5%), Spagna (12,3%), mentre calano in Francia (-3,6%).
Nell’ambito dei mercati emergenti, oltre all’exploit della Cina (35,3%), gli incrementi più vistosi riguardano le consegne in Russia (36,6%), Polonia (77,2%), India (15,1%). «In Cina siamo cresciuti molto, nonostante la criticità del nostro settore – ha puntualizzato Tacchella – e nonostante si debba lottare contro i nostri competitors, in particolare Germania e Giappone, che godono di forme di sostegno e hanno alle spalle un sistema paese».
Lo sbarco in Cina delle piccole medie imprese del settore è irto di ostacoli, sottolinea il
presidente di Ucimu, dovuti soprattutto ad una burocrazia ancora penalizzante, a problemi di normative e visti d’ingresso e di infrastrutture. Tacchella punta il dito anche contro la contraffazione: «Servono interventi mirati per combattere la contraffazione – spiega – chiediamo di lottare ad armi pari».
Il settore, ha spiegato Alberto Tacchella, registrerà nei prossimi anni una maggior propensione all’export superando il 57%. «Per far fronte al processo di internazionalizzazione – ha spiegato il presidente di Ucimu – occorrerà che le imprese di settore mettano in atto processi di aggregazione, che diventano determinanti per poter presidiare mercati emergenti come Cina e India. Anche su questo fronte – ha proseguito Tacchella – stiamo notando un’apertura, soprattutto da parte delle nuove generazioni che entrano nelle aziende a controllo famigliare. Stiamo promuovendo aggregazioni come quelle avvenute lo scorso giugno e che hanno visto fondersi
due aziende piemontesi, la Favretto e la Meccanodora, per dar vita ad un nuovo grande gruppo nel settore delle macchine rettificatrici».
Fonte:
Il Sole 24 Ore
(agenzia radiocor)