La Bce: i tassi saliranno ancora

09/01/2009

A marzo ritocco al 3,75%. Trichet: “L’inflazione sta per risalire”

I tassi di interesse restano fermi al 3,5 per cento, ma il linguaggio usato ieri da Jean-Claude Trichet non lascia dubbi che la Banca centrale europea li aumenterà tra un mese. L’8 marzo si dovrebbe andare, dunque, al 3,75 per cento. Nell’analisi della Bce, la ripresa economica in Europa, seppure con qualche temporanea oscillazione, procede «a espandersi a tassi attorno al suo potenziale»; l’inflazione resta un pericolo, benché il forte aumento dell’Iva in Germania, tre punti, non si sia ancora trasmesso per intero ai prezzi.

Il segnale in codice e la frase «energica vigilanza» contro l’inflazione: quando la Bce decide di pronunciarla, segnala che un rialzo dei tassi è vicino. Il messaggio del consiglio direttivo implica che il processo di aumento del costo del denaro non finirà con il prossimo mese; ma sui passi successivi, il presidente della Banca centrale europea non ha voluto sbilanciarsi.

Avverte solo di non farsi illusioni se il ritmo di aumento dei prezzi diminuirà in primavera e in estate: si tratterà di un fenomeno transitorio, destinato ad annullarsi in autunno.

Nel tradizionale corredo di moniti ai governi che la Bce somministraa ogni sua uscita pubblica, ve ne sono alcuni che si possono senz’altro riferire anche all’Italia. Ovvero: 1) sulle pensioni si deve intervenire «limitando il peso che viene scaricato sulle generazioni più giovani e su quelle future»; 2) le liberalizzazioni devono continuare «per dare spazio a nuove possibilità di investimento e innovazione»; 3) gli inattesi incrementi del gettito fiscale nel 2006, e altri che potrebbero verificarsi nel 2007, «dovrebbero essere usati per risanare i bilanci più in fretta» senza «cedere alla tentazione di allentare il controllo sulle spese».

L’ottimismo della Bce sulla ripresa euroea nasce soprattutto dalla Germania. Gli economisti dell’Eurotower ritengono che l’industria tedesca abia ormai ultimato un processo di ristrutturazione e delocalizzazione che la rende ora pienamente competitiva sui mercati globali.

Il ritrovato dinamismo della Germania però sta creando qualche attrito dentro il sistema europeo di banche centrali. I rappresentanti della Bundesbank, tradizionalmente inclini a una politica monetaria più severa, erano rimasti quieti finché l’economia tedesca cresceva poco; ora che va bene parlano molto, non perdono occasione per sollecitare rapidi aumenti dei tassi, con continue dichiarazioni che talvolta sembrano forzare la mano al consiglio direttivo.

Sempre alla Germania – per non turbare con pressioni inflazionistiche la fase di crescita – è rivolto un monito nuovo, più energico del solito, contro gli aumenti dei salari, innescato soprattutto dalla piattaforma contrattuale (+6,5 per cento) annunciata dal sindacato dei metalmeccanici. Per i salari, invece, la Bce suggerisce una più accentuata differenziazione, «specialmente per migliorare le opportunità di impiego per i lavoratori meno qualificati e nelle aree a più elevata disoccupazione».

Devono anche essere eliminati gli ostacoli agli spostamenti di lavoratori da un Paese all’altro dell’Europa:in particolare, ora che la Slovenia ha adottato l’euro, gli sloveni devono al più presto ottenere «pieno accesso ai mercati del lavoro di tutti gli altri Paesi dell’area euro».

Bersagliato di domande sul cambio dello yen – uno dei principali argomenti del G-7 dei ministri finanziari riunito stasera e domani a Essen, sempre in Germania – Trichet si è limitato a confermare una blanda insoddisfazione per la debolezza della moneta giapponese, ripetendo che «il suo cambio dovrà riflettere la fine della politica di tassi zero e la ripresa dell’economia» quindi risalire.

Fonte:
La Stampa