La Banca mondiale taglia le stime per gli emergenti: male Brasile e Russia

11/06/2015

La Banca mondiale ha tagliato le sue previsioni di crescita dell'economia mondiale e dei Paesi in via di sviluppo, ma ritiene che questi dovrebbero adattarsi in modo meno traumatico al prossimo rialzo dei tassi d'interesse negli Stati Uniti di quanto non avvenne nel 2013 con l'annuncio della riduzione dello stimolo monetario. La reazione all'aumento dei tassi Usa resta comunque il principale rischio all'orizzonte dei Paesi emergenti, secondo il rapporto “Global Economic Prospects” pubblicato oggi dalla Banca. La World Bank prevede ora una crescita mondiale nel 2015 del 2,8%, lo 0,2% in meno delle stime del gennaio scorso. Per i Paesi in via di sviluppo il taglio è più consistente, dello 0,4%, il che porta la previsione per quest'anno al 4,4% con una risalita della crescita rispettivamente al 5,2 e al 5,4 nei prossimi due anni. Questo è il quarto anno consecutivo di crescita «deludente» per i Paesi in via di sviluppo, secondo il rapporto, nonostante un periodo di abbondante liquidità internazionale e di alti prezzi delle materie prime che molti di questi Paesi esportano.

Fra le grandi economie emergenti, i cosiddetti Bric, l'andamento è molto variato: la Cina sta attraversando un rallentamento controllato dalle autorità, ma mantiene un'espansione sopra il 7%, ed è stata superata dall'India (che nel 2015 crescerà del 7,5%), dove sono state messe in atto importanti riforme strutturali. Contrazione del prodotto interno lordo invece per la Russia (-2,7%), colpita dal crollo del prezzo del petrolio, dove le stime sono state però ritoccate al rialzo, in parte grazie al parziale rimbalzo delle quotazioni del greggio, in parte per gli effetti della forte svalutazione del rublo. Drastico taglio invece per il Brasile, che subirà una contrazione dell'1,3%, mentre a gennaio la Banca mondiale vedeva una crescita dell'1%. Le politiche che il Governo sta ora mettendo in atto per correggere gli errori del recente passato sono necessarie, ma avranno un impatto restrittivo nel breve termine.

Il rialzo dei tassi negli Stati Uniti dovrebbe, in media, avere un effetto meno negativo delle turbolenze prodotte dal cosiddetto “taper tantrum” del 2013. Si tratta, spiega Franziska Ohnsorge, economista della Banca e principale autore del rapporto, di un rialzo dovuto alle migliori condizioni dell'economia americana, il che è un vantaggio per le economie emergenti, e non a una restrizione inattesa, come avvenne nel 2013. Le ripercussioni della restrizione monetaria negli Stati Uniti possono essere fra lo 0,8% e l'1,8% del pil di minor afflusso di capitali, a seconda di come gli altri mercati avanzati (eurozona, Gran Bretagna, Giappone) risponderanno. La politica monetaria molto accomodante della Banca centrale europea, sostiene Ohnsorge, dovrebbe in parte compensare la restrizione negli Usa. Le medie naturalmente nascondono situazioni molto diversificate. Secondo la Banca mondiale sono maggiormente a rischio i Paesi che già ora sono alle prese con più gravi vulnerabilità e prospettive di crescita deboli. Per i mercati emergenti esportatori di materie prime che stanno avendo difficoltà ad adattarsi a prezzi ora più bassi in maniera persistente, o per i Paesi la cui politica economica è incerta, un rallentamento dei flussi di capitale dall'estero complicherebbe ulteriormente le cose.

Fonte: IlSole24Ore