Italia: recessione finita, ripresa lontana

09/01/2009

In vista del responso Istat, banche d’affari e centri studi sono meno pessimisti

Gli analisti: il pil torna a crescere trainato dalla domanda estera

Il peggio è alle spalle, il meglio non è ancora cominciato. In crisi di competitività, segnata da un lustro nel quale la crescita media dell’economia si arresta allo 0,6% l’anno (la Spagna fa altrettanto in due mesi, la Francia in tre), l’Italia aspetta l’11 agosto come una liberazione. Quel giorno, salvo sorprese, l’Istat dovrebbe certificare che il Paese è uscito dalla recessione che lo ha depresso nei sei mesi d’inverno.

Così almeno ritengono alcuni analisti di centri-studi, banche italiane e estere in vista dei dati sul prodotto interno lordo (pil) nel secondo trimestre. Per tutti però mette subito un bemolle Susana Garcia Cerbero, di Deutsche Bank: il reddito dell’Italia ha sì smesso di contrarsi, «la lettera dell’economia è salva – ammette – ma il problema è lo spirito».

IL RIMBALZO – Con Fedele De Novellis del Ref di Milano, Lorenzo Codogno di Bank of America sul pil nel secondo trimestre 2005 è fra i più ottimisti. Dopo la caduta di 0,5% nel primo, dopo quella da 0,4% a fine 2004, Codogno prevede che l’Istat registrerà un’espansione da 0,1%-0,2% in primavera rispetto al trimestre precedente. «Ma potremo anche avere belle sorprese – anticipa -: ad aprile la produzione industriale ha accelerato in maniera significativa ». Del resto è su quei valori dell’attività in fabbrica che Domenico Siniscalco, il ministro dell’Economia, ha anticipato l’Istat annunciando l’uscita dalla recessione. Quanto a questo, De Novellis prevede addirittura un rimbalzo da 0,3%: «Ma potrebbe arrivare a 0,5%» dice.

EFFETTO EURO – Più cauti altri analisti. J.P. Morgan vede una risalita di 0,2%. Anna Grimaldi di Banca Intesa e gli uffici studi di Unicredit e Deutsche Bank puntano su crescita zero. La fiducia delle piccole imprese e nei servizi è persino più bassa nel secondo trimestre di quando l’Italia era ufficialmente in recessione. «La verità – chiosa Vincenzo Guzzo di Morgan Stanley – è che non si vede nessun cambio nell’economia oggi rispetto a prima della recessione: i problemi di competitività sono gli stessi». In queste condizioni, a sostenere l’economia italiana in questa fase sono per ora soprattutto gli stranieri. Silvia De Pino di J.P. Morgan guarda soprattutto alla spinta all’export (e alla fiducia delle imprese) grazie a un euro deprezzato del 6% verso il resto del mondo da inizio anno. L’indice Ifo in Germania e quelli di fiducia delle imprese dell’area- euro segnalano che Eurolandia vede una ripresa, per debole che sia. E la domanda è in aumento anche da Asia e Stati Uniti.

A QUANDO LA SVOLTA – Qualcosa di più simile a una ripresa in Italia si potrebbe vedere in autunno. Per l’Isae, il centro studi del Tesoro, s’intravede già: dopo mesi di sciopero della spesa, la fiducia dei commercianti da giugno sta tornando a salire. «Con la recessione le imprese che dovevano uscire dal mercato l’hanno fatto – dice Grimaldi – nel terzo trimestre la crescita può accelerare a 0,3-0,4%». Mada qui alla vera svolta, frena Codogno, ce ne corre: servirà una ristrutturazione lunga anni. Il modello del resto c’è già: la Germania che per anni ha contenuto i salari, depresso i consumi e la crescita, ma oggi conquista di nuovo i mercati mondiali.

Fonte:
Corriere della Sera
Federico Fubini
03 agosto 2005