Italia: quasi 6mila imprese investitrici

09/01/2009

Milano – Made in Italy: non solo export. Con quasi 296 miliardi di euro nel 2005 e un aumento in un anno del 4%. Ma anche investimenti delle imprese italiane nel mondo. Quasi 6mila imprese investitrici, quasi 17mila partecipazioni in società estere, oltre 1 milione di addetti all’estero, più di 275 miliardi di euro di fatturato: sono questi i numeri.

A partire da Francia e Germania con oltre 100 mila addetti ciascuna, Brasile e Stati Uniti con oltre 70 mila.
Il made in Italy come impegno internazionale. Ma come ci vedono gli stranieri? La moda sorpassa il mangiar bene. In un’Italia fatta di conferme e stereotipi (cibo, sole e calcio) ma anche sorprese (moda e competitività delle imprese).

Le città più conosciute per opportunità d’affari? Milano col 94,4% delle preferenze straniere. I nomi più conosciuti? Per le imprese Fiat e Ferrari. Rispettata l’Italia, per i più ha competitività internazionale, e gli italiani, grazie alla capacità comunicativa (42,7%), flessibilità (33,7%) ed eleganza (34,8%). Ma meno riconoscimenti per l’efficienza (10,1%).

Emerge da un’elaborazione della Camera di Commercio di Milano e da un’indagine su 400 imprenditori stranieri che fanno affari attraverso le 20 sedi estere della Camera di Commercio di Milano.
Se ne è parlato oggi al convegno di Symbola, fondazione per le qualità italiane, “Per un nuovo made in Italy”, in collaborazione con Expo Cts, Camera di Commercio di Milano, Fiera Milano, Unioncamere, Coldiretti, Confartigianato. “I tempi rapidi della globalizzazione” ha commentato Bruno Ermolli, presidente di Promos, azienda speciale della Camera di Commercio di Milano per l’internazionalizzazione delle imprese “hanno incrementato la competizione di sistema, quella cioè che coinvolge i territori e le città. A partire da Milano, da sempre città europea e internazionale. Fare marketing per l’Italia e per Milano significa molte cose. Vuol dire migliorare le infrastrutture di fronte ad una sfida che diventa di giorno in giorno sempre più globale, vuol dire investire nella cultura, vuol dire accrescere l’attrattività. Facendo leva sulle eccellenze del capitale sociale come asset per lo sviluppo diffuso”.

Fonte:
News ITALIA PRESS