Istat, nascite al minimo storico. Picco decessi, 1 su 5 ha più di 65 anni
Nel 2015 le nascite sono 15mila in meno rispetto all'anno precente: minimo storico dall'Unità d'Italia. Lorenzin annuncia misure
Roma, 19 febbraio 2016 – Preoccupante calo delle nascite in Italia: nel 2015 sono state 488mila, 8 per mille residenti, quindicimila in meno rispetto al 2014. Un dato che tocca il minimo storico dalla nascita dello Stato Italiano. E' l'Istat a rivelarlo diffondendo gli indici demografici. Il numero dei figli medi per donna, è di 1,35 al 2015, confermando per il quinto anno consecutivo la riduzione della fecondità. L'eta media delle donne al momento del parto è salita a 31,6 anni.
Dal momento che i decessi l'anno scorso sono stati 653mila, ne deriva una dinamica naturale della popolazione negativa per 165mila unità. Il che siginifica che il ricambio generazionale non solo non viene più garantito da nove anni ma continua a peggiorare (da -7mila unità nel 2007 a -25mila unità nel 2010, fino a -96 mila nel 2014). "Aldilà delle ragioni di fondo che stanno ostacolando, dopo il 2010, una significativa ripresa della natalità nel Paese – avverte l'Istat – è opportuno ricordare che il recente calo delle nascite è in parte riconducibile alla trasformazione strutturale della popolazione femminile in età feconda (15-49 anni).
Le donne in questa fascia di età sono oggi meno numerose e mediamente più anziane". Il tasso di natalità scende dall'8,3 per mille nel 2014 all'8 per mille nel 2015, a fronte di una riduzione uniformemente distribuita sul territorio: non si riscontrano incrementi di natalità in alcuna regione del Paese; solo Molise, Campania e Calabria mantengono il medesimo tasso del 2014.
Con un tasso pari al 9,7 per mille, il Trentino-Alto Adige si conferma l'area a più intensa natalità del Paese, davanti alla Campania con l'8,7 per mille. Le regioni a più bassa natalità sono la Liguria (6,5) e la Sardegna (6,7). Oltre alla più bassa natalità, alla Liguria compete anche il più alto tasso di mortalità (14,4 per mille) e quindi anche il tasso d'incremento naturale più sfavorevole (-7,9 per mille) a fronte di una media nazionale pari al -2,7 per mille.
La Provincia di Bolzano, invece, rappresenta l'unica realtà del territorio nazionale nella quale la natalità si mantiene ancora superiore alla mortalità (+1,9 per mille). Le cifre sulla composizione delle nascite per cittadinanza della madre (italiana/straniera) mostrano che si va riducendo anche il contributo delle cittadine straniere alla natalità. I nati da madre straniera, infatti, scendono a 93mila ossia oltre 5 mila in meno (-5,4%) del 2014. Quelli da madre italiana, dal loro canto, scendono a 394mila riducendosi di oltre 9 mila (-2,4%). In assoluto, alla bassa propensione di fecondità, insufficiente a garantire il necessario ricambio generazionale, continua ad accompagnarsi la scelta di rinviare sempre più in là il momento in cui avere figli: l'età media delle madri al parto, infatti, sale un ulteriore gradino portandosi a 31,6 anni contro i 31,5 del 2014 (31,3 nel 2010).
LORENZIN – Il ministro della salute Beatrice Lorenzin annuncia misure alla studio per il sostegno della donne che lavorano ma anche sul fronte del bonus bebè. "Le culle vuole sono il principale problema economico del paese".
RESIDENTI – Al primo gennaio 2016 la popolazione residente in Italia è pari a 60 milioni e 656mila unità di cui, 55 milioni e 602mila italiani con un calo di 179mila unità e 5.054mila stranieri che aumentano di 40mila rispetto al 2015. Nel complesso, la popolazione residente è calata di 139mila unità sempre rispetto allo scorso anno.
Gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2016 sono 5 milioni 54 mila e rappresentano l'8,3% della popolazione totale. Rispetto a un anno prima si riscontra un incremento di 39 mila unità.
La popolazione diminuisce uniformemente sul territorio, ma con maggiore intensità nel Mezzogiorno (-3,1 per mille) rispetto al Nord (-1,8) e al Centro (-2,1). Lombardia (+0,5 per mille) e, soprattutto, Trentino-Alto Adige (+2,3) rappresentano le uniche realtà in cui la popolazione aumenta. Si registrano altrove diminuzioni ovunque, particolarmente intense in Liguria (-7,9 per mille), Valle d'Aosta (-7,2 per mille ), Basilicata (-5,2) e Marche (-5,1).
DECESSI – Nel 2015 si è toccato il picco più alto di decessi dal secondo dopoguerra: i morti, secondo gli indicatori dell'Istat, sono stati 653 mila, 54 mila in più dell'anno precedente (+9,1%). L'aumento di mortalità risulta concentrato nelle classi di età molto anziane (75-95 anni). Il tasso di mortalità, pari al 10,7 per mille, è il più alto tra quelli misurati dal secondo dopoguerra in poi. Dal punto di vista demografico, il picco di mortalità del 2015 è in parte dovuto a effetti strutturali connessi all'invecchiamento e in parte al posticipo delle morti non avvenute nel biennio 2013-2014, più favorevole per la sopravvivenza. Diminuisce la speranza di vita alla nascita. Per gli uomini si attesta a 80,1 anni (da 80,3 del 2014), per le donne a 84,7 anni (da 85).
PIU' VECCHI – L'Italia continua a invecchiare. Il processo di invecchiamento assoluto e relativo, non arretra. Gli ultrasessantacinquenni sono 13,4 milioni, il 22% del totale. In diminuzione risultano sia la popolazione in età attiva (15-64 anni) sia quella fino a 14 anni di età. La prima scende a 39 milioni, il 64,3% del totale, la seconda comprende 8,3 milioni di ragazzi e rappresenta il 13,7%.
100MILA VIA – Nel 2015, centomila italiani hanno lasciato il Paese cancellandosi dall'anagrafe per trasferirsi altrove. Il dato è in aumento rispetto al 2014. Lo scorso anno, le iscrizioni dall'estero di stranieri sono state 245 mila e 28 mila i rientri in patria degli italiani. Le cancellazioni per l'estero riguardano 45 mila stranieri e 100 mila italiani. Il saldo migratorio netto con l'estero è di 128 mila unità, corrispondenti a un tasso del 2,1 per mille. Tale risultato, frutto di 273 mila iscrizioni e 145 mila cancellazioni, rappresenta un quarto di quello conseguito nel 2007 nel momento di massimo storico per i flussi migratori internazionali. I trasferimenti di residenza dentro i confini nazionali scendono, dopo 12 anni, sotto il livello del milione e 300 mila, con una contrazione del 3% sul 2014.
Per quanto riguarda i trasferimenti tra Comuni, si conferma un saldo migratorio interno positivo per le regioni del Nord (+0,9 per mille abitanti) e Centro (+0,6) e negativo per quelle del Mezzogiorno (-2,5). Il saldo migratorio netto con l'estero è di 128 mila unità, corrispondenti a un tasso del 2,1 per mille. Tale risultato, frutto di 273 mila iscrizioni e 145 mila cancellazioni, rappresenta un quarto di quello conseguito nel 2007 nel momento di massimo storico per i flussi migratori internazionali.
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Fonte: Quotidiano