Istat: l’inflazione sale a +2,1%

09/01/2009

ROMA – L’ Istat ha comunicato che il tasso d’ inflazione ad ottobre ha registrato una variazione pari a +2,1% annuale. Il tasso di variazione mensile corrisponde a +0,4%. Le stime provvisorie dell’Istat indicano quindi il tasso di crescita tendenziale più alto dal settembre 2006 e congiunturale più alto dal luglio 2005.

Per quanto riguarda l’indice armonizzato, l’inflazione è salita del 2,3% su base annua e dello 0,8% su base mensile. Il dato acquisito ad ottobre è adesso pari ad un +1,8%. Il netto balzo in avanti dell’inflazione, spiegano i tecnici dell’Istat, è dovuto in misura significativa alla ripresa dei prezzi energetici e all’accelerazione del costo dei prodotti alimentari: il +0,4% fatto segnare dall’inflazione ad ottobre (il dato era pari a +1,7% a settembre) è infatti legato per oltre 2 decimi di punto ai beni energetici e per oltre un decimo a quelli alimentari.

Il comparto dell’energia ha infatti fatto segnare un +1,1% congiunturale e un +2,9% tendenziale, mentre il comparto degli alimentari ha registrato un +3,4% contro il +2,9% tendenziale di settembre. Al netto dell’energia e degli alimentari non lavorati il tasso di inflazione a ottobre è pari a +1,9%. Scendendo nel dettaglio i prezzi dell’energia non regolamentata sono aumentati dello 0,9% su mese e del 5,9% sull’anno. Mentre la componente non regolamentata è salita dell’1,4% su mese, e scesa dell’1,4% sull’anno. Balzo in avanti notevole per la benzina (+6,9% sull’anno) e il gasolio per autotrazione (+7,2%), ma rialzi anche per le tariffe elettriche (+2,1% su mese e +1,6% sull’anno), e per i combustibili liquidi per la casa (+5,3% sull’anno).

Nel comparto alimentare i rialzi maggiori arrivano dal settore dei pani e cereali (+6%) con il prezzo del pane in crescita del 10% e quello della pasta del 6.5%. Su base tendenziale l’unica variazione negativa arriva dalle comunicazioni con un -9,9% legato al calo del 15,5% delle tariffe di telefonia mobile ed a quello del 17,5% degli apparecchi telefonici. Su base congiunturale i cali arrivano, oltre che dalle comunicazioni, anche dai servizi sanitari i cui prezzi sono in discesa dello 0,2% grazie soprattutto al -0,6% fatto segnare dai medicinali.

PESANO PASTA-PANE E CARO BOLLETTE
Pasta e pane, luce e gas. Ecco i responsabili dell’ impennata dell’ inflazione a ottobre, che secondo le stime provvisorie dell’ Istat è salita da +1,7% di settembre a +2,1%. Rialzi maggiori, infatti, sono da segnalare quelli del pane, il cui prezzo è cresciuto del 10% a ottobre contro il +7,5% di settembre e della pasta (+6,5% contro +4,5%). Ma anche altri generi alimentari hanno fatto sentire il loro peso sull’ indice dei prezzi di ottobre: ad esempio il latte (+5,3%), il pollame (+7,3%) e la frutta (+5,4%). Il comparto dell’ energia, dal canto suo, ha fatto segnare un aumento tendenziale del 2,9% contro la frenata dello 0,1% registrata a settembre.

Su base congiunturale l’aumento è stato dell’ 1,1% con un +0,9% per la componente non regolamentata e un +1,4% per quella regolamentata. Deciso balzo in avanti anche per i combustibili da autotrazione (+6,9% la benzina e +7,2% il gasolio) e per quelli per la casa, con un +5,3% su base tendenziale.

UE-13: STIMA EUROSTAT, INFLAZIONE OTTOBRE SALE AL 2,6
Inflazione ancora in salita nella zona dell’euro: secondo la stima flash di Eurostat, il tasso di inflazione in ottobre salirà al 2,6%, contro il 2,1% di settembre e l’1,7% di agosto. Il dato ufficiale sarà pubblicato il 15 novembre prossimo. La stima flash è considerata affidabile: negli ultimi due anni in 17 casi l’anticipazione è stata esatta e in altre sette volte si sono verificate differenze dello 0,1%. Se i dati ufficiali dovessero confermare la stima flash del 2,6% in ottobre, si tratterebbe del livello più elevato raggiunto dall’inflazione di Eurolandia da due anni a questa parte, esattamente dal settembre del 2005, quando la zona euro era composta da 12 Stati membri. Per trovare un tasso superiore al 2,6% bisogna andare indietro di sei anni, al giugno del 2001, quando l’ inflazione della zona euro si attestò al 2,8%.

UE-13: DISOCCUPAZIONE, IN CALO AL 7,3% IN SETTEMBRE
Il tasso di disoccupazione nella zona dell’euro è sceso al 7,3% in settembre. In agosto era stato del 7,4% mentre nel settembre 2006 aveva raggiunto l’8,1%. Lo rende noto Eurostat, l’ufficio europeo di statistica, che per l’Ue-27 indica un tasso, sempre per il mese di settembre, al 7% contro il 7,1% di agosto e l’8% del settembre 2006. In settembre, il tasso più basso di disoccupati è indicato in Olanda (3,1%) e in Danimarca (3,3% in agosto), mentre quello più alto è stato registrato in Slovacchia (11,1%) e in Polonia (8,8%). Per l’Italia è indicato il dato del secondo trimestre dell’anno pari al 5,9%. Su base annua, 23 Paesi Ue hanno registrato una diminuzione del loro tasso di disoccupazione, tre un aumento mentre in Lussemburgo il dato è rimasto stabile. Il calo più consistente si è verificato in Polonia (dal 12,9% all’8,8%) e in Lituania (dal 6% al 4,1%), mentre l’aumento più significativo è indicato in Irlanda (da 4,1% a 4,8%) e in Portogallo (dal 7,6% all’8,3%). Il tasso di disoccupazione maschile, sempre in settembre rispetto allo stesso mese del 2006, è diminuito dal 7,2% al 6,6% nella zona dell’euro e dal 7,4% al 6,5% nell’Ue-27. Il tasso di disoccupazione femminile è passato invece dal 9,2% all’8,3% nella zona dell’euro e dall’8,7% al 7,7% nell’Ue-27. Per quanto riguarda i giovani al di sotto dei 25 anni, la disoccupazione è stata del 14,9% nella zona dell’euro e del 15,1% nell’Ue-27 rispettivamente contro il 15,9% e il 16,9% del settembre 2006. Il tasso più basso è stato registrato in Olanda (5,6%) e Danimarca (6,5% in agosto), mentre quelli più elevati in Grecia (22,9% secondo trimestre 2007), Francia (21,6%), Romania (19,6%) e Polonia (19,2%). Secondo le stime di Eurostat, in settembre nell’Unione erano disoccupati 16,7 milioni di uomini e di donne (18,8 mln in settembre 2006), di cui 11,2 milioni nella zona dell’euro (12,2 in settembre 2006). Nello stesso mese negli Usa il tasso di disoccupazione è stato del 4,7% e in Giappone del 4,0%.

Fonte:
ANSA.IT