Istat, in Italia 2 milioni e mezzo di famiglie vivono in povertà
09/01/2009
Il dato stabile nel 2005, persistono le criticità nel Sud del Paese. La situazione più grave per i nuclei familiari campani e siciliani
Roma, 11 ott. (Adnkronos/Ign) – La povertà in Italia resta sostanzialmente stabile nel 2005 e restano forti le criticità nel Sud del Paese. L’anno scorso le famiglie in condizioni di povertà relativa erano 2,585 milioni, pari all’11,1% di quelle residenti in Italia. Si tratta complessivamente di 7,577 milioni di individui, il 13,1% dell’intera popolazione. E’ quanto emerge dai dati diffusi oggi dall’Istat, che precisa che la spesa media mensile per persona rappresenta la soglia di povertà per una famiglia di 2 componenti e corrisponde, nel 2005, a 936,58 euro al mese (+1,1% rispetto alla linea del 2004).
Rispetto al 2004 la diminuzione dell’incidenza della povertà relativa (che passa dal 11,7% all’11,1% nel 2005) non risulta statisticamente significativa e mostra quindi come la povertà sia sostanzialmente stabile rispetto al 2004. Così come viene confermato il divario tra Nord e Sud del Paese. Il Mezzogiorno infatti mantiene sia gli elevati livelli di incidenza raggiunti nel 2004 sia le principali caratteristiche delle famiglie in condizioni di povertà: famiglie con cinque o più componenti, con figli minori, con componenti in cerca di occupazione o con bassi profili professionali, con anziani.
A livello territoriale non si osservano variazioni statisticamente significative fra il 2004 e il 2005, mentre la povertà si riduce fra le famiglie con anziani, in particolare tra gli anziani soli o in coppia, tra le famiglie con persone di riferimento ultrasessantacinquenni, tra quelle con a capo un ritirato dal lavoro o una persona con basso titolo di studio. Peggiora, invece, la condizione delle famiglie ampie, in particolare di quelle con membri aggregati residenti nel Mezzogiorno, delle famiglie con un elevato numero di componenti residenti nel Centro e di quelle settentrionali con persona di riferimento giovane o lavoratore dipendente.
Le famiglie con cinque o più componenti, infatti, presentano livelli di povertà più elevati: in Italia il 26,2% (23,9% nel 2004) di queste famiglie vive in povertà, percentuale che si attesta al 39,2% nel Mezzogiorno (36,2% nel 2004). Si tratta per lo più di coppie con tre o più figli e di famiglie con membri aggregati, tipologie familiari che mostrano, a livello nazionale, un’incidenza rispettivamente pari al 24,5% e al 19,9%.
Le difficoltà economiche associate alla presenza di più figli all’interno della famiglia si fanno ancora più evidenti quando i figli sono minori. L’incidenza della povertà, pari al 13,6% se in famiglia ci sono due figli e al 24,5% se i figli sono tre o più, sale infatti rispettivamente al 17,2% e al 27,8% quando i figli sono di età inferiore ai 18 anni. Il fenomeno risulta particolarmente diffuso nelle regioni meridionali dove risiede anche la maggior parte di queste famiglie: è povero circa il 42,7% (41% nel 2004) delle famiglie con tre o più figli minori.
La diffusione della povertà è invece più contenuta tra i single e tra le coppie senza figli di giovani e adulti (di età inferiore ai 65 anni): l’incidenza a livello nazionale è pari al 3,5% per i single e al 4,8% per le coppie. Livelli di povertà superiori alla media si riscontrano tra i genitori soli (13,4%), in particolare nel Nord, dove le famiglie monogenitore povere sono il 5,8% contro una media ripartizionale del 4,5%.
Anche la popolazione anziana mostra un disagio diffuso: tra le famiglie con almeno un anziano l’incidenza di povertà (13,6%) è infatti superiore di oltre 2 punti percentuali alla media nazionale e sale al 15,2% tra quelle con almeno due ultrasessantaquattrenni.
Nel Centro e nel Nord del Paese sono povere rispettivamente il 4,5% e il 6% delle famiglie, mentre nel Mezzogiorno la percentuale raggiunge il 24%. In quest’ultima area risiede ben il 70% delle famiglie povere residenti in Italia.
La povertà relativa, osserva poi l’Istat, risulta meno diffusa in Emilia Romagna dove l’incidenza è pari al 2,5%, valore non significativamente diverso da quelli registrati in Lombardia, in Veneto e nella provincia di Bolzano (tutti inferiori al 4,5%). Più elevate, invece, sebbene inferiori alla media nazionale, le incidenze osservate in tutte le altre regioni del Centro-Nord: dal 4,6% della Toscana al 7,3% dell’Umbria.
La diffusione della povertà nelle regioni del Mezzogiorno è più elevata rispetto al resto della penisola con l’eccezione dell’Abruzzo dove la percentuale delle famiglie povere (11,8%) è molto prossima a quella media nazionale. Più contenuta, rispetto alla media ripartizionale (24%) è anche l’incidenza rilevata in Sardegna (15,9%) e in Puglia (19,4%). La situazione più grave è invece quella delle famiglie campane (incidenza del 27%) e siciliane (30,8%).
Fonte:
IGN Cronaca