Investimenti: gli italiani confermano l’amore per i bond, alta propensione a investire su mercati esteri
24/02/2015
Si conferma quindi l'amore degli italiani per le obbligazioni nonostante molti investitori si mostrano sempre più propensi a puntare su attività più rischiose. Dallo studio condotto dalla società di gestione di investimenti globale emerge nel dettaglio che il 26% dell’intero portafoglio italiano è allocato in obbligazioni e si tratta non solo della più alta percentuale riscontrata tra i principali paesi europei (16% in Spagna, 14% in Germania, 11% in UK, 10% in Francia), ma anche tra le principali nazioni a livello globale (16% negli Stati Uniti, 18% in Brasile, 15% in Cina, 9% in Giappone ed Australia). La restante parte del portafoglio medio italiano è suddivisa principalmente in: azionario (21%), investimenti immobiliari (20%), liquidità (19%), mentre il 6% è dedicato agli investimenti non tradizionali.
Il nuovo studio Legg Mason conferma anche la predilezione degli italiani per i mercati esteri: in media il 29% del portafoglio italiano è investito sui mercati internazionali e questa percentuale è la più alta tra tutti i paesi oggetto di indagine (13% in Usa, 12% in Spagna, 16% Germania, 15% Francia, 22% Belgio, 17% Cina, 19% Giappone, 10% Brasile). Ciò che spinge gli italiani a guardare oltre confine è in primis la ricerca di una diversificazione dei rischi su differenti mercati (55%) e poi la possibilità di ottenere rendimenti più elevati rispetto al mercato italiano (51%).
Il 30% degli investitori italiani sta progettando di aumentare in questo 2015 la porzione obbligazionaria in portafoglio (mentre il 32% sta pensando di aumentare la parte azionaria). Lo studio mette anche in evidenza come cresca tra gli italiani il desiderio di puntare su investimenti in grado di generare una rendita: il 94% degli intervistati afferma che è importante o addirittura estremamente importante investire in prodotti capaci di generare "income”; si tratta della più alta percentuale rilevata tra i paesi europei oggetto di indagine, in forte incremento rispetto allo stesso studio condotto da Legg Mason 12 mesi fa (dove era invece solo il 73% a manifestare questa esigenza).
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