Internazionalizzazione del Sistema Paese

09/01/2009

ROMA aise – “Larga parte delle operazioni di internazionalizzazione richiedono rapporti di fiducia con imprese locali all’estero. Occorre mettere in atto non solo attività di promozione, ma soprattutto contatti e collegamenti che passano attraverso la rete”.

Con queste riflessioni, Gaetano Fausto Esposito, Direttore Assocamerestero, Associazione delle Camere di Commercio Italiane all’estero, è intervenuto, oggi, 12 maggio, alla conferenza “Internazionalizzazione del Sistema Paese: Sportelli Italia nel mondo, verso un nuovo rapporto tra pubblico e privato”, organizzata in collaborazione con il Formez, consorzio MIPA, Ministero degli Affari Esteri e Ministero delle Attività Produttive, nell’ambito del Forum della Pubblica Amministrazione 2005, in corso alla fiera di Roma.

A colloquio con l’Aise, Esposito ha rilasciato un’intervista sul ruolo degli italiani nel mondo nel contesto dell’internazionalizzazione delle imprese.
D. Lei ha partecipato alla conferenza sugli italiani all’estero dove ha sottolineato l’importanza per le imprese italiane che si affacciano ai mercati esteri di fare rete e squadra fra loro. Può delineare all’interno di questo quadro, quale può essere il ruolo delle comunità di italiani all’estero?

R. C’è un ruolo per gli italiani all’estero e c’è un ruolo per le strutture organizzate di italiani all’estero. Evidentemente, il ruolo degli italiani all’estero singolarmente non organizzati è un ruolo più di tipo promozionale e generale, cioè quello di portare un po’ il gusto e il ricordo dell’italianità, la nostalgia dei sapori, per quanto riguarda gli aspetti del made in Italy. Un grande economista italiano, Luigi Einaudi, diceva che le correnti di esportazione dovrebbero seguire le correnti di emigrazione, perché sono un fattore importante.
Poi ci sono le reti organizzate di imprese: noi ci occupiamo di queste, che sono intorno alle Camere di Commercio italiane all’estero. Ciò è molto importante, perché le Camere italiane all’estero, nate originariamente soprattutto in alcuni Paesi mete dell’emigrazione, mettono in atto strategie di promozione per realizzare quelle iniziative attuali e moderne di internazionalizzazione, che sono le attività di partnership, di ricerca, di opportunità di affari. Attività che le Camere riescono a portare avanti proprio perché sono delle strutture sì riferite all’Italia, ma locali, quindi estere a tutti gli effetti. Riescono dunque a creare quel ponte e quel collegamento tra Sistema Italia e sistema estero, all’insegna dei modi di lavorare e dello stile italiano. Ed è proprio questo che stiamo cercando di fare.

D. Al momento esistono progetti specifici in atto o promossi per il futuro?
R. Consideri che, per quanto riguarda le camere italiane all’estero, noi siamo 71 camere, ed operiamo in 46 Paesi. Stiamo insistendo fondamentale su due direttrici: da un lato, cercare di realizzare dei progetti multi paese: poiché siamo una rete, riusciamo ad offrire agli imprenditori italiani che vogliono radicarsi all’estero una presenza su più mercati in contemporanea. Infatti uno dei problemi dei nostri imprenditori è che sono presenti su pochi mercati. Poi, puntiamo a soggetti più innovativi, ambienti fieristici ad esempio. Perché in questo momento non abbiamo bisogno di vendere solo il made in italy tradizionale, ma di vendere il nuovo made in italy, che è fatto di capacità d’innovazione, di progettazione e di servizi made in italy. E in molti Paesi esteri il nostro servizio made in italy, della progettazione, della formazione ingegneristica, ha successo.

(stefania del ferarroaise)