Informatica e Tlc, l’Italia è in ritardo
09/01/2009
La crescita del mercato è inferiore alla media mondiale
Cresce in modo vivace l’Ict nel mondo, non tiene il passo l’Italia nonostante rallenti la discesa rispetto all’anno precedente. Questa, in un flash, la fotografia del mercato dell’Ict fatta nelle anticipazioni al rapporto 2005 di Assinform, curato da NetConsulting. “Quello dell’Italia – secondo Giancarlo Capitani, amministratore delegato di NetConsulting – è un doppio ritardo: in termini di Pil, quindi economici in senso stretto e in termini di Ict”.
A livello mondo, la crescita media del mercato Ict raggiunge il 5,9%, merito delle telecomunicazioni (+6,9%), ma anche l’It fa la sua parte con una crescita del 4,4%, non eccezionale ma più che discreta rispetto al 2,2% del 2003. Le crescite più sensibili si registrano negli Usa, ma soprattutto in Cina e India, e in altri paesi in via di sviluppo.
Capitani sottolinea come ci sia una stretta correlazione tra l’andamento dell’economia e quello del mercato Ict; un dato che dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, la “trasversalità” dell’It e l’importanza che assume nel supportare il business. L’It cresce infatti in paesi dal Pil forte, come appunto Cina, Usa e Spagna, e cresce meno in paesi come la Germania o addirittura registra un segno negativo in paesi come l’Italia che ha un Pil intorno all’1 per cento.
Per quel che riguarda l’Ict italiana, Capitani sottolinea tre grandi tendenze: il ritorno al segno positivo dell’hardware, il buon andamento dei servizi, la bassa crescita del software. “Uno scenario determinato da due fattori, uno congiunturale, l’altro strutturale – dice Capitani –. Il primo è il forte rallentamento dell’economia; il secondo sta nella spesa It concentrata soprattutto nelle grandi e medie imprese”. Le piccole imprese, quindi, continuano a investire poco o nulla nell’Ict, le grandi e medie (queste ultime una gradita sorpresa) aumentano i budget di spesa per l’Ict, senza però “esagerare”, spendendo in modo molto cauto e, soprattutto, ritenendo ancora l’It un costo e non una leva strategica, con buona pace di chi auspica finalmente un vero allineamento It-business.
Cresce, dunque, l’hardware e, in particolare, cresce il segmento dei Pc (notevole l’exploit dei portatili), ma crescono anche i server di fascia alta e addirittura i mainframe. Il motivo è presto detto: sono in atto processi di rinnovamento del parco, ma soprattutto un forte consolidamento tecnologico. Il tutto porta, anzi riporta, l’It a una visione centralizzata, in cui la figura del Cio (Chief information officer) diventa anch’essa centrale, capace come deve essere di ridurre i costi in una visione aziendale globale.
La crescita in valore è molto più contenuta, a causa della continua erosione dei prezzi, se si esclude il segmento dei notebook. L’allargamento del mercato dei Pc non riguarda solo i notebook (aumentano i lavoratori mobili), ma anche il desktop, per il refresh di cui si è detto; e riguarda molto da vicino anche le famiglie che, secondo Capitani, spendono in dispositivi It grazie ai prezzi più contenuti e, soprattutto, alla diffusione della banda larga. Proprio l’avvento della banda larga fa registrare un andamento più dinamico del mercato consumer, che per la gran parte è ormai dotato di cellulari, fotocamere e videocamere digitali integrate.
“Insomma – sottolinea Capitani – il consumatore sfrutta la possibilità dell’interoperabilità tra tecnologie che prima erano sparse”. Il problema del downpricing tocca anche l’hardware per lo storage, per cui i guadagni dei fornitori non sono commisurati alla domanda forte di terabyte. Molto buono, infine, l’andamento delle stampanti multifunzione.
Come già detto, il mercato del software soffre. Qui il buon andamento dei sistemi operativi per Pc non è in grado di sostenere il deciso calo dei sistemi operativi dei dispositivi di fascia alta. “Bisogna anche dire – aggiunge Capitani – che in questa area, purtroppo, è molto attiva la pirateria”. Anche il software applicativo segna un rallentamento: maluccio il Crm, quasi piatto l’Erp, un po’ più vivace l’Scm. La sua capacità di supportare concretamente i temi del momento, consolidamento e integrazione, determina il buon andamento del middleware; buone le performance dei sistemi per la sicurezza e di quelli per la gestione di rete. In generale, si nota una maggiore sensibilizzazione nei confronti della qualità del software e degli strumenti per migliorarla e conseguirla.
Quel che non si sarebbe mai pensato due-tre anni fa, oggi è realtà: i servizi non tirano. Anche qui la fa da padrone quello che Capitani chiama “downpricing competitivo”, che si manifesta a livello delle singole negoziazioni, seguendo spesso nessuna logica di mercato. La spinta viene dai progetti di consolidamento, di cui si avvalgono figure come i system integrator (nelle loro varie accezioni), mentre soffrono tremendamente attività di sviluppo e manutenzione a causa delle razionalizzazioni in corso e dell’utilizzo più intenso che si fa del personale interno. L’outsourcing non mantiene le attese: un numero di contratti limitato, e comunque attenzione che si sposta verso un outsourcing più selettivo e verso il Bpo (business process outsourcing). Un dato che la dice lunga su quanto in questo paese si predichi bene e si razzoli male, riguarda la formazione: tutti ne riconoscono l’importanza, pochi investono sul serio (meno 4,5%, anche se in miglioramento rispetto al 2003).
Progressiva la crescita delle telecomunicazioni, grazie soprattutto al mobile, mentre la tlc fissa inverte in parte la tendenza negativa grazie all’introduzione di interessanti innovazioni tecnologiche (come l’Ip, tra le altre). Il mobile cresce in valore del 5,2% (un andamento su cui hanno inciso guerre sui prezzi e promozioni), il fisso dello 0,7 per cento.
“Si riduce il tradizionale divario tra apparati e servizi, a favore dei primi – dice ancora Capitani – perché riprende lena la componente infrastrutturale grazie ai servizi Umts”. Il valore del mercato degli apparati passa da 8.985 milioni di euro del 2003 ai 9.010 del 2004. Se nei servizi voce il mobile ha pressoché raggiunto il livello di saturazione (+2,9%), con il 20,4% si affermano i Vas (servizi a valore aggiunto), come la messaggistica e il cosiddetto “infotainment”. Tra i servizi di rete fissa, forte crescita di Internet, leggera per i Vas (0,2%), discesa per la fonia (-1,9%) e per la trasmissione dati. Notevole l’expolit di Adsl che cresce del 104,6 per cento. L’avvento della banda larga (su cui si è riversata anche l’offerta di Fastweb) è alla base della riduzione degli investimenti nella fibra ottica.
La telefonia mobile è sempre più pervasiva (+10,5%), grazie alla maggiore disponibilità di servizi Umts e alla conseguente crescita di linee attive. “In ogni caso – sottolinea Capitani – cresce il modo di comunicare attraverso i messaggi”.
Quali sono le tendenze che più di tutte segneranno il mercato It nel 2005? Tra i fattori positivi, la continuità delle attività di consolidamento e integrazione, il rinnovamento del parco, i progetti di mobile business, la sicurezza, l’ulteriore sviluppo del digitale nel segmento consumer, i primi effetti “virtuosi” dei progetti di e-governement (compreso l’effetto di trascinamento da loro indotto), la spesa delle medie imprese. Tra i fattori negativi, la scarsa propensione alla spesa delle piccole imprese, la cautela generalizzata negli investimenti, il downpricing (la logica del “low cost”), i fenomeni di riassetto dei fornitori (leggasi aggregazioni).
Sul comparto delle telecomunicazioni avranno un benefico effetto il decollo dell’Umts, la ripresa degli investimenti sulla banda larga, la convergenza, voice-over-ip e tv su Ip, il refresh tecnologico ormai improcrastinabile nelle aziende. Tra i fattori inibitori: servizi tlc tradizionali ancora molto diffusi, la saturazione del mercato mobile, il ritardo nel lancio di alcune tecnologie (come il WiMax).
Il Sole 24 Ore
8 marzo 2005