Industria: ristagna a marzo e nel 1° trimestre
09/01/2009
La produzione in marzo: è pari a zero la variazione mensile, -3,0% il dato annuo grezzo, -1,0% quello corretto per i giorni lavorativi .Si conferma nulla anche la variazione congiunturale del 1° trimestre 2005, mentre è pari a -2,6% il dato annuo grezzo e a -1,3% quello corretto per i giorni lavorativi. L’indagine del Centro Studi Confindustria .
Nel consuntivo provvisorio e parzialmente stimato dei primi tre mesi del 2005, i dati ufficiali Istat sulla produzione industriale – resi noti con qualche ritardo rispetto ai periodi di riferimento – e le stime delle indagini congiunturali mensili dell’Isae e del Centro Studi Confindustria, così come gli indicatori di Ref basati sui consumi elettrici, che arrivano pressoché in tempo reale, mettono in evidenza un’attività produttiva sempre stazionaria, con accenni semmai di ulteriore declino.
Le variazioni congiunturali altalenanti della seconda metà del 2003 e l’andamento tra il profilo piatto e poi calante nel finale dei dodici mesi dello scorso anno non hanno mostrato, inoltre, segni inversione di tendenza per la produzione industriale, dopo un primo semestre 2003 in nuova flessione rispetto al 2002. L’indice destagionalizzato si è riportato verso quota 95 (base 2000=100), toccando il punto più basso a fine anno, sotto il precedente minimo del maggio 2003, già raggiunto nell’ultimo ciclo congiunturale.
I deboli cenni di risveglio nel frattempo registrati non bastano a superare la deludente performance dei precedenti tre anni: i dodici mesi del 2004 chiudono con un risultato medio sostanzialmente stazionario, in termini di quantità prodotte, rispetto allo stesso periodo di un anno prima (+0,7% nei dati grezzi e -0,4% in quelli corretti per i giorni lavorativi).
La ripresa produttiva ha avuto un netto ripiegamento a partire dal secondo trimestre del 2001; l’attività industriale è stata via via caratterizzata da un minor vigore e tra gli operatori si è registrato un prevalente atteggiamento di cautela, orientato al pessimismo. I valori raggiunti dall’indice destagionalizzato, in particolare, dopo essere stati i più elevati degli ultimi cinque anni, a conferma della consistenza del passato ciclo congiunturale positivo, si sono riportati ai livelli di fine 1999-inizio 2000.
Le indicazioni delle inchieste Isae, condotte presso un ampio campione di aziende manifatturiere, hanno mostrato infatti un ristagno della domanda, con il declino della componente estera, una tendenza all’accumulo delle scorte di magazzino e un clima di opinione in maggioranza sfavorevole, in una fase di progressiva decelerazione dell’attività industriale.
Nell’ambito dei grandi settori industriali, le variazioni positive, secondo i dati complessivi dei dodici mesi del 2004, riguardano la carta, stampa ed editoria, la metallurgia e i prodotti in metallo, il legno e i mobili, la chimica per quanto concerne sia la produzione che le vendite e i nuovi ordini. Pressoché stazionari risultano, poi, le macchine e apparecchi meccanici, i mezzi di trasporto, la gomma e le materie plastiche, le raffinerie di petrolio. In calo contenuto, sempre nella media dei dodici mesi dell’anno, sono gli alimentari, il tessile-abbigliamento e la lavorazione dei minerali non metalliferi.
Un andamento molto negativo ha caratterizzato, invece, l’elettrotecnica ed elettronica, le pelli, cuoio e calzature, industrie molto sensibili al ciclo congiunturale (e alla forte competizione) internazionale.
Dal lato della domanda, le principali indicazioni vengono dall’andamento degli ordinativi affluiti alle imprese, tradizionalmente caratterizzati da ampie fluttuazioni cicliche sia nei valori grezzi che destagionalizzati. Essi sono, in particolare, un buon barometro che anticipa la dinamica della produzione industriale nel breve-medio periodo. La loro evoluzione è diventata, peraltro, piuttosto altalenante dopo la metà del 2000, e la passata tendenza positiva si è completamente ribaltata nei dati successivi. Il volume dei nuovi ordini acquisiti dalle aziende è in flessione nel confronto tendenziale dal secondo trimestre del 2001, a causa dell’indebolimento della componente estera; ma ha, poi, ceduto anche la domanda interna.
Timidi segnali di recupero si sono registrati, infine, nella prima parte del 2004.
Secondo le più recenti inchieste Isae, il clima di fiducia delle imprese industriali ha via via perso quota rispetto agli elevati valori in precedenza raggiunti, mentre le attese a breve termine (tre-quattro mesi) sulle tendenze di domanda e produzione sono apparse sfavorevoli, dopo aver mostrato qualche cenno di ripresa. La produzione industriale aveva fatto segnare nel corso del 2000 un incremento medio giornaliero di quasi il 5%, mentre il livello raggiunto dall’indice destagionalizzato si era collocato fino alle soglie della primavera 2001 sui valori più alti delle recenti fasi cicliche. Ma dall’aprile del 2001 la produzione, secondo i valori destagionalizzati, ha imboccato una nuova strada in progressiva discesa, che caratterizza il ciclo congiunturale dell’ultimo triennio (-1,5% il calo medio 2001-2002 e -0,6% quello del 2003, corretti per i giorni lavorativi).
Il Sole 24 Ore
7 aprile 2005