In Brasile si parla di caffè tra passato e prospettive future

26/08/2008

La conferenza è organizzata da Antonello Monardo, italiano radicato in Brasile, maestro in caffè e insegnate dei corsi per baristi, e Virginio Mantesso Neto, italo-brasiliano, ricercatore sull'emigrazione italiana in Brasile

 

 San Paolo – Caffè tra passato, presente e futuro. La storia dell'emigrazione italiana legata alle piantagioni di caffè, la situazione attuale del mercato del caffè in Brasile, le opportunità per il futuro per raggiungere la qualità nella produzione del caffè dalla coltivazione del caffè fino al prodotto finito al bar. Questi i temi che verranno affrontati nella conferenza "Caffè: storia, emigrazione, valorizzazione attuale, opportunità commerciali" tenuta da Antonello Monardo, italiano radicato in Brasile, maestro in caffè e insegnate dei corsi per baristi, e Virginio Mantesso Neto, italo-brasiliano, ricercatore sull'emigrazione italiana in Brasile.

 Nella prima parte dell'incontro le origini della storia del si parlerà delle origini del caffè, dall'abolizione della schiavitù in Brasile fino all'arrivo dei primi italiani dopo il Risorgimento, dalla crisi degli anni '30 fino alla divisione dei terreni delle grandi fazendas tra i contadini che vi lavoravano.

 Fazenda.jpg"Dopo il Risorgimento – spiega Mantesso Neto a News ITALIA PRESS – l'Italia attraversava un periodo di grande difficoltà. Nello stesso periodo in Brasile era stata abolita la schiavitù, pertanto c'era bisogno di mano d'opera. La scelta è caduta sugli emigranti dell'Europa e tra questi gli italiani erano il gruppo più importante".

 

"L'emigrazione – prosegue il ricercatore italo-brasiliano – è stata quindi quella che ha reso possibile lo sviluppo dello stato di San Paolo. Nel 1929-30 con la crisi economica, prima americana e poi di tutto il mondo, il mercato del caffè è andato in bancarotta. Le fazendas sono state suddivise in piccole proprietà e gli italiani, dopo aver lavorato per 40-50 anni, avevano capitale sufficiente per comprare queste proprietà, diventando piccoli agricoltori e proprietari. Il caffè che si beveva in Brasile era sempre di scarsa qualità, perché il migliore veniva esportato. Negli anni Novanta c'è stata questa nuova ondata per favorire la valorizzazione del caffè, in questo processo di valorizzazione si sono sviluppate diverse aziende. In Brasile c'è la possibilità, data dal terreno e dal clima, di produrre grande quantità di caffè di qualità. Questa combinazione di qualità e quantità diventa una forza economica importante".

 Proprio di questa importante forza economica si parlerà nella seconda parte dell'incontro incentrata appunto sul caffè come prodotto gastronomico: le sue caratteristiche e come si produce un caffè di alta qualità, quali le diverse maniere di prepararlo, le ultime novità, le opportunità commerciali che si potrebbero sviluppare. Alla fine, la parte pratica include la preparazione del caffè nei vari sistemi e la degustazione.

Caffe_raccolta.jpg"La produzione del caffè – afferma Monardo intervistato da News ITALIA PRESS – è un processo lungo e complesso che va dalla coltivazione della pianta, alla torrefazione, fino al barista, il finalizzatore". Un soggetto importante all'interno di questo processo, "perché si può avere anche il migliore caffè, le migliori macchine, ma poi ci deve essere una persona competente che sappia sviluppare questo prodotto di qualità".

 L'idea ambiziosa di Monardo è quella di sviluppare un progetto all'altezza di quello che in passato ha fatto Illy in Brasile. "Alcuni piccoli produttori di caffè si trovavano in zone di alta qualità, ma non avevano magari l'idea o il modo di produrre un prodotto migliore. Illy ha istituzionalizzato un premio di 250 mila dollari da destinare ai produttori di caffè di alta qualità". Da lì è nato l'impulso per molti proprietari terrieri di sviluppare un prodotto di qualità, investendo maggiormente nei propri campi e nella produzione. "Da lì Illy ha iniziato ad allacciare rapporti diretti con questi produttori eliminando così la figura di quelli che qui vengono chiamati gli ‘attraversatori', i mediatori, ma allo stesso tempo ha fatto sì che molti piccoli produttori migliorassero la qualità. Io cerco di fare il post-Illy per poter vendere un prodotto con un valore aggiunto, perché credo che sia importante".

 Il Brasile è il maggiore produttore al mondo di caffè di alta qualità. Prodotto che però viene in larga parte esportato come commodity. L'opportunità sta proprio nella rivalutazione del caffè come prodotto finito e direttamente sul luogo attraverso l'uso di macchine di qualità e di bar all'altezza del prodotto. L'idea è quindi quella di raggiungere un prodotto finito di qualità – il caffè in tazzina – nello stesso territorio brasiliano. Un progetto su cui Monardo e Mantesso Neto lavorano da anni e che finalmente vede la sua realizzazione in queste conferenze che si terranno in tutto il Brasile.

 

Fazenda_Jundai.jpgI primi due appuntamenti saranno a San Paolo nell'Università UniItalo, il 4 settembre alle 18,30, e poi a Jundiaí (SP), nella Fazenda Nossa Senhora da Conceição, il 6 di settembre alle 15. Non è un caso che sia stata scelta proprio quella fazenda per la conferenza a Jundiaí: "Il proprietario – spiega Monardo – è Antonio Sestini, un oriundo italiano, pronipote del barone del caffè. Pur non producendo più una grande quantità di caffè, è una fazenda storica che ha preservato tutto. Una specie di agriturismo del caffè".

 Resiste quindi nel corso degli anni il profondo legame che unisce l'Italia e il Brasile nel nome del caffè: circa il 90% delle macchine da caffè proviene dall'Italia – tra le altre Saeco, Cimbali, Marzocco – e il modo migliore di bere un caffè è quello italiano, secondo l'opinione pubblica brasiliana. "Ricercando e migliorando la qualità – prosegue Monardo – aumenta sicuramente la vendita delle macchine totalmente italiane. Sicuramente il modo di bere italiano diventerà il più diffuso e aumenterà di conseguenza anche la vendita delle macchine italiane, perché le macchine italiane hanno un maggior valore aggiunto rispetto alle altre".

"In Brasile – aggiunge Mantesso Neto – ci sono 26 milioni di italiani e discendenti di italiani. Se a questo si aggiunge la facilità di comunicazione che c'è oggi soprattutto grazie ad Internet, questa italianità diventa sempre più visibile. E sempre più persone preferiscono un caffè che abbia un legame con l'Italia, nel nome, nella storia. Nella fazenda dove faremo la seconda conferenza hanno lavorato moltissimi italiani. Si valorizza sempre di più l'italianità e in questo momento anche il caffè all'italiana. In questo momento le possibilità ci sono sia per privati cittadini che per le imprese e per il turismo. Diversi aspetti possono svilupparsi con questa attività anche perché attualmente il Brasile si trova in un momento di sviluppo importante".

 

Fonte:
Silvia Gernini
News ITALIA PRESS