Il voto all’estero: aspetti tecnici
09/01/2009
Secondo la normativa, infatti, tutti gli aventi diritto devono ricevere il “kit” elettorale entro il termine perentorio di 18 giorni prima della data delle elezioni, termine che scade appunto oggi, 22 marzo. Da questo momento, quindi, tutti gli italiani sparsi in ogni angolo del globo dovrebbero essere in condizioni di votare; ed è possibile che alcuni lo abbiano già fatto
Roma – Si entra nel vivo della campagna elettorale in Italia, si comincia a votare nel resto del mondo. A partire da oggi, infatti, tutti i cittadini italiani residenti all’estero dovrebbero aver ricevuto il plico contenente tutto il materiale necessario ad esprimere il proprio suffragio: il certificato elettorale, la scheda elettorale con relativa busta e la busta già affrancata indirizzata al Ministero degli Affari Esteri.
Secondo la normativa, infatti, tutti gli aventi diritto devono ricevere il “kit” elettorale entro il termine perentorio di 18 giorni prima della data delle elezioni, termine che scade appunto oggi, 22 marzo. Da questo momento, quindi, tutti gli italiani sparsi in ogni angolo del globo dovrebbero essere in condizioni di votare; ed è possibile che alcuni lo abbiano già fatto.
La “finestra elettorale”, ovvero il periodo nel quale è possibile esprimere il proprio voto, apertasi per ogni italiano nel momento in cui gli è stato consegnato il plico, si chiuderà invece per tutti nello stesso momento, ovvero 10 giorni prima della data delle votazioni in Italia: il 30 marzo. Entro questo termine, ogni elettore dovrà spedire la busta già affrancata contenente le schede elettorali (o la scheda, nel caso si sia votato solo per la Camera) sigillate all’interno della busta apposita e il tagliando staccato dal certificato elettorale e comprovante l’esercizio del voto.
Le missive, che devono essere rigorosamente anonime per garantire la segretezza e l’anonimato del voto (per la stessa ragione, tutti i materiali inseriti nella busta non devono contenere segni di riconoscimento) devono raggiungere gli uffici consolari di competenza entro e non oltre le 16, ora locale, del giovedì antecedente la data stabilita per le votazioni in Italia: le 4 del pomeriggio del sei aprile, per quanto riguarda queste consultazioni. Tutti i voti pervenuti dopo questa data non saranno conteggiati e andranno al macero. I voti pervenuti ai consolati e alle ambasciate saranno inviati in Italia con valigia diplomatica, trasmessi all’Ufficio centrale per la Circoscrizione Estero presso la Corte d’Appello di Roma, per essere scrutinati in contemporanea a quelli espressi sul territorio nazionale.
Tuttavia, i voti espressi dagli italiani all’estero saranno leggermente diversi rispetto a quelli espressi dai residenti in Italia: cambiano infatti le modalità di voto, in Italia regolate dalla nuova legge approvata l’autunno scorso; all’estero invece stabilite dalla legge attuativa n°459 del 27 dicembre 2001. Gli elettori residenti all’estero dovranno esprimere il proprio voto esclusivamente con penna blu o nera, tracciando un segno su uno e uno solo dei contrassegni di lista presenti sulla scheda e, a differenza dei connazionali residenti in patria, potranno esprimere una preferenza per un candidato della lista prescelta nelle ripartizioni che eleggono un solo deputato o senatore, due preferenze in quelle che eleggono due o più deputati o senatori.
Le ripartizioni previste sono quattro: Europa, 6 deputati e 2 senatori; America Settentrionale e Centrale, 2 deputati e un senatore; America Meridionale, 3 deputati e 2 senatori; Asia, Africa e Oceania, 1 deputato e 1 senatore. Gli elettori residenti in Europa o in Sud America potranno quindi esprimere 2 preferenze sia alla Camera sia al Senato, quelli residenti in Nord America solo alla Camera, mentre quelli residenti negli altri continenti avranno disposizione una sola preferenza. Queste le linee generali che dovrebbero caratterizzare il primo voto politico per corrispondenza.
Alle urne, 3520809 residenti all’estero, oltre ai militari in servizio in teatri stranieri, docenti inseriti in università straniere e personale delle sedi diplomatiche.
Dopo la partecipazione elettorale degli italiani all’estero ai referendum del 2003 e 2005, è la terza volta che si torna a utilizzare questo sistema di voto che continua a presentare alcune incognite che saranno sciolte solo a scrutinio ultimato, il 10 di aprile.
Si potrebbero infatti avanzare dubbi circa l’effettiva funzionalità di un voto per corrispondenza che, come tale, è sottoposto all’alea del corretto funzionamento dei sistemi postali dei paesi ospitanti. Vero è che la legge prevede che, in caso di assenza delle garanzie minime di segretezza e funzionalità dei sistemi locali, e in generale in mancanza di accordi con i governi nazionali circa le garanzie minime per esprimere il proprio voto, la nuova normativa non si applichi. In tal caso, gli uffici consolari di tali paesi provvedono a informare i cittadini italiani residenti in loco delle agevolazioni disponibili per recarsi in Italia a votare.
Certo, la lista di questi paesi “inaffidabili”, per varie ragioni, comprende nazioni nelle quali la presenza italiana è molto scarsa, quando non praticamente nulla; ma comprende anche paesi come la Libia e lo Zimbabwe, che ospitano oltre un migliaio di italiani (fra l’altro, per motivi diversi, in condizioni piuttosto delicate) e che non permettono a costoro di votare.
Soprattutto, anche in paesi considerati “affidabili” è possibile sorgano disguidi, contestazioni ed errori, che vadano ad offuscare la correttezza delle consultazioni. In particolare, dato che le buste contenenti i voti, per ovvi motivi, non possono che essere anonime, è impossibile per gli organi centrali verificarne la provenienza e, di conseguenza, essere certi che a esprimere il voto sia stato effettivamente l’elettore che ne aveva diritto. A dimostrare come questo sia un timore diffuso, e una possibile fonte di scambi di accuse, si possono citare i programmi di alcune liste della Circoscrizione Estero, che chiedono l’abrogazione o la limitazione al minimo indispensabile del voto per corrispondenza: il secondo punto del programma elettorale della lista L’altra Sicilia – Per il Sud, ad esempio chiede il “superamento dell’attuale sistema di voto per corrispondenza, facilmente esposto a brogli”; l’Italia dei Valori “è particolarmente preoccupata che il meccanismo elettorale stabilito dalla legge vigente posa essere forzato a scapito della regolarità del risultato elettorale”; la lista Amare l’Italia chiede di modificare la legge per il voto all’estero, senza tuttavia spiegare il perché; la stessa Unione, infine, ricorda come “il presupposto essenziale” per la riuscita dell’esperimento del voto per corrispondenza sia “costituito dalla correttezza e dalla regolarità delle operazioni di voto”.
Non ci sono solo i timori per il futuro, ma anche le recriminazioni per il passato, e più precisamente per le elezioni dei Comites [Comitati degli Italiani residenti all’Estero], che si sono tenute il 26 marzo 2004, sorta di prova generale del voto per corrispondenza. Ebbene, nella lettera inviata dall’esponente della comunità italiana del Baden–Wuettenberg, Michele Genco, al console di Stoccarda si ricordano quelli che vengono definiti i “disgustosi retroscena delle elezioni dei comites” durante le quali, sempre a dire di Genco, si sarebbero verificati casi di furti di plichi elettorali da parte di individui o gruppi che avrebbero votato al posto degli aventi diritto. Al di là della veridicità di tale affermazione, il fatto che possano sorgere simili contestazioni rappresenta di sicuro una potenziale turbativa della serenità elettorale. Resta inoltre il problema dell’aggiornamento dell’Anagrafe Italiani residenti all’Estero (AIRE), che dovrebbe essere stato concluso, ma su cui le contestazioni continuano.
Come ogni sistema complesso, comunque, eventuali falle emergeranno solamente dopo che tale sistema sia stato messo alla prova.
Fonte:
Notiziario NIP – News ITALIA PRESS agenzia stampa – N° 56 – Anno XIII, 22 marzo 2006