Il sisma sposta l’asse terrestre.

09/01/2009

Un terremoto tanto forte da modificare l’asse di rotazione terrestre e da scatenare anche dispute scientifiche tra i geologi.

La scossa tellurica – con il conseguente maremoto che il 26 dicembre ha devastato il sud est asiatico arrivando sino alle coste dell’Africa orientale – è stata tanto potente da far traballare la terra sul suo asse e da alterare questo in modo permanente.

Lo affermano alcuni geofisici americani e lo confermano i dati elaborati dal Centro di Geodesia Spaziale “G. Colombo” dell’Agenzia spaziale italiana di Matera. I dati sono prodotti dalla rete mondiale di telemetria laser satellitare, della quale l’osservatorio lucano è uno dei capisaldi fondamentali. I risultati preliminari, indicano uno spostamento dell’asse di rotazione terrestre pari a circa 2 millesimi di secondo d’arco (l’angolo sotteso da una moneta da 1 Euro ad una distanza di 2000 Km), corrispondente ad uno spostamento lineare di 5-6 cm. Tale spostamento è avvenuto proprio lungo la direzione dell’epicentro del terremoto: da una prima analisi non si vede alcun effetto lungo la direzione del meridiano di Greenwich.

“Si tratta di risultati preliminari – ha detto il fisico Giuseppe Bianco – che indicano uno spostamento dell’asse di rotazione terrestre pari a 5-6 centimetri. Inoltre questo spostamento – ha aggiunto Bianco – è avvenuto proprio lungo la direzione dell’epicentro del terremoto: da una prima analisi non si vede alcun effetto lungo la direzione del meridiano di Greenwich”.

è di parere diverso Piero Manetti, direttore dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del Cnr di Pisa. “è plausibile l’ipotesi che vi sia stato uno spostamento dell’asse di rotazione terrestre, ma le masse in gioco nel terremoto dell’Oceano indiano sono talmente minime, che credo difficilmente possano intaccare la statica dell’intero pianeta”. “Ogni affascinante ipotesi scientifica – aggiunge Mattei – è più difficile dimostrarla piuttosto che formularla”.

IN DUE GIORNI TANTE SCOSSE QUANTE IN 200 ANNI
è certo invece che “In due giorni nell’area che ha visto scatenarsi il terremoto c’è stata una sequenza di così tante scosse quante ne sono state registrate in Italia negli ultimi 200 anni”, afferma il sismologo Enzo Boschi, presidente dell’istituto nazionale di geofisica, che continua a monitorare il fenomeno che ha provocato il maremoto.

“Da 24 ore – ha detto – sempre nell’area colpita si susseguono ancora scosse di assestamento e 12 di queste hanno raggiunto una magnitudo superiore a 5”.
Per dare un’idea di cio’ che sta accadendo in questi pochi giorni, Boschi ha detto che ci sono state 50 scosse come quelle che hanno fatto tremare l’Umbria, 10 come quelle che hanno piegato il Friuli, 3-4 simili a quelle dell’Irpinia e una (di magnitudo pari a 7,3) superiore a quella che ha messo in ginocchio Messina.
“Stiamo assistendo a un fenomeno inconcepibile – ha detto Boschi – e queste scosse sono il segno di come l’enorme energia si sta scaricando”.

CAMBIA LA MAPPA MONDIALE
Il terremoto ha causato però anche mutamenti a livello superficiale, sui quali alcuni esperti americani stanno discutendo. “Il sisma di magnitudo 9 – dice il geologo statunitense Ken Hudnut – ha cambiato le mappe geografiche, perché alcune delle isole più piccole al largo della costa sudoccidentale di Sumatra possono essersi spostate verso sud-ovest di circa 20 centimetri”.

Anche la punta nordoccidentale di Sumatra può essere scivolata verso sud-ovest di circa 36 metri, secondo il geologo americano.
Di diverso parere Stuart Sipkin, del centro nazionale di informazioni sui terremoti del Golden Colorado, che ha obiettato che è più probabile che le isole di Sumatra si siano innalzate sul livello del mare, piuttosto che spostarsi orizzontalmente.
“La placca indiana – spiega il geologo – si è incuneata sotto quella birmana, causando un innalzamento della prima, cosicché il movimento più consistente delle isole è stato verticale, non orizzontale”.

DA CONSEGUENZA A CAUSA
Ribalta invece la teoria l’esperto russo, Aleksandr Ponomariov, vicedirettore dell’Istituto di Fisica Terrestre a Mosca, secondo il quale il cambiamento nella velocità di rotazione della Terra potrebbe essere all’origine del maremoto che ha devastato i paesi affacciati sull’Oceano Indiano.
“Pensiamo che il cambiamento di quella velocità sia una possibile causa dei più recenti cataclismi tettonici”, ha dichiarato Ponomariov.
“Il terremoto al largo dell’isola di Sumatra – puntualizza – si è rivelato uno dei cinque più pericolosi degli ultimi 120 anni, da quando cioè è incominciato un monitoraggio sistematico dell’attività sismica”.
“La rottura della crosta terrerstre è di quasi 600 chilometri”, precisa il fisico che non prevede sul breve periodo altri potenti terremoti nella zona appena colpita dove dovrebbero registrarsi soltanto scosse di assestamento.

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