Il Quirinale: Battisti espii la sua pena

02/02/2012

oma

«Signor presidente Napolitano, mi dia la possibilità difendermi». L’appello giunge dal Brasile, direttamente da Cesare Battisti che, davanti alle telecamere delle ’Ienè, si dice pronto a «rispondere delle mie responsabilità di fronte alla giustizia italiana» a patto che ci sia «un interrogatorio vero». Netta, però, arriva la replica del Quirinale: l’ex terrorista «deve solo presentarsi nel nostro Paese per espiare le pene alle quali è stato condannato a conclusione di processi svoltisi nella piena osservanza delle regole di uno Stato di diritto».

Il caso dell’ex membro dei Proletari armati per il comunismo (Pac), condannato a due ergastoli in Italia e attualmente libero in Brasile, è tornato sotto i riflettori con l’intervista rilasciata alle ’Ienè, di cui il programma di Italia 1 ha fornito un’anticipazione. Battisti parla a 360 gradi delle sue fughe, della sua condanna, della sua vita da scrittore in Brasile e non risparmia una stoccata a Napolitano, definito «un irriducibile degli anni ’70, dell’ex Pc stalinista»: «Non mi sembra che sia la persona adeguata per dire oggi all’Italia "giriamo pagina, dimentichiamo il passato, riconosciamo le responsabilità, riconosciamo la storia, riappacifichiamoci". Non mi pare che Napolitano stia dando esempio di questo», è la sua osservazione. Poi però, incalzato dall’intervistatore, si rivolge direttamente al capo dello Stato: «Mi dia la possibilità di difendermi. Di presentarmi di fronte a un tribunale, oggi, in Italia, e di rispondere a un interrogatorio vero, come non è mai successo».

La replica del Colle arriva in serata e non lascia spazio a dubbi, anticipata peraltro da un coro bipartisan di condanna per il «farneticante» appello di Battisti, come lo definisce l’eurodeputata Debora Serracchiani (Pd). Dalla Lega, giunge invece un controappellp al Quirinale, quello di tornare a chiedere la sua estradizione alle autorità brasiliane. E, mentre il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri ricorda come Battisti «non abbia mai pagato per i suoi delitti», il coordinatore nazionale di Fli Roberto Menia osserva che l’ex terrorista «la possibilità di difendersi ce l’aveva, ma ha scelto la via della latitanza dorata, coccolato e supportato da presunti intellettuali radical chic». Una latitanza che da Cananeia Battisti definisce invece «una merda»: «Quando mi hanno preso (nel 2007) per me è stato un momento di libertà, non aspettavo altro». Alle ’Ienè, l’ex membro dei Pac non rinnega la sua militanza ma ribadisce di «non aver mai usato armi» e di sentirsi, più che un criminale che l’ha fatta franca, «qualcuno che non sa quello che gli sta succedendo». Secondo lui, «gli italiani dovrebbero chiedersi "ma perché tutti se la prendono con questo Battisti quando sono centinaia di migliaia le persone che in quel periodo hanno praticato la lotta armata?"». L’ex membro dei Pac «non chiede altro che affrontare la giustizia italiana» e ammette di vivere la sua pena «come un’ingiustizia». Ma per il Colle, la sua condanna è giunta alla fine di processi regolari e il suo ritorno a casa si trasformerebbe in un’immediata detenzione.

 

Fonte:

La Stampa