Il petrolio spinge l’inflazione al 2,5%

09/01/2009

L’Istat: è il picco da 6 mesi. Pesano le tariffe professionali. Dal primo luglio la luce rincara dell’1,2%

ROMA – Risale l’inflazione, toccando a giugno il massino dell’anno. In base ai dati delle città campione diffusi ieri si può stimare (l’Istat comunicherà il dato domani) un aumento rispetto a maggio dello 0,2-0,3% e un tendenziale (giugno 2004 sullo stesso mese del 2003) del 2,4-2,5%. L’ultima volta che si era toccato il 2,5% era stato lo scorso dicembre mentre negli ultimi quattro mesi il carovita era rimasto inchiodato al 2,3% (2,2% lo scorso gennaio).

La nuova fiammata dei prezzi è dovuta principalmente all’aumento delle quotazioni del petrolio. Ma ci sono anche cause interne, come i rincari di alcuni servizi, dalle tariffe degli avvocati (»25%) a quelle degli alberghi, dei ristoranti e dei bar, tipici dell’estate.
Continua invece il calo alla voce telecomunicazioni mentre si osserva qualche ritocco in basso anche sugli alimentari.

Le città dove i prezzi sono saliti di più sono Bari (»0,4% rispetto al mese di maggio), Firenze, Milano, Napoli e Venezia (»0,3%). Roma e Trieste hanno fatto registrare i rincari minori (»0,1%).

IL CAROGREGGIO – Che ci sia un certo surriscaldamento sul fronte dell’inflazione è provato anche dai dati diffusi ieri dall’Istat relativi ai prezzi alla produzione, saliti a maggio dello 0,9% rispetto ad aprile e del 2,9% in un anno, il livello più elevato da maggio del 2001. Anche qui la causa principale è il prezzo del greggio. Non a caso l’inflazione per la produzione di energia segna un »4,2% tendenziale (»16,9% il dato per i prodotti petroliferi).

LE RETRIBUZIONI – E tornano a crescere anche le retribuzioni lorde, ma meno degli oneri sociali, segno che aumenta la distanza tra il lordo e il netto che va in tasca ai lavoratori. Nel primo trimestre del 2004, secondo i dati Istat, le retribuzioni lorde per unità di lavoro nell’industria e nei servizi hanno registrato in media un amento del 3,2% rispetto allo stesso trimestre del 2003 (»4,1% nell’industria e »2,3% nei servizi). Al netto degli effetti stagionali l’incremento rispetto al trimestre precedente è stato dello 0,7%. Il miglioramento delle buste paga è dovuto soprattutto all’erogazione di aumenti e una tantum stabiliti nel rinnovo di alcuni contratti: chimica, alimentari, metalmeccanica.

Nel commercio, in attesa del nuovo contratto, le retribuzioni sono salite soltanto dell’1,1%.
Nello stesso periodo (primo trimestre 2004 rispetto al primo trimestre 2003) gli oneri sociali per unità di lavoro sono aumentati del 4,7% (5,7% nell’industria e 4,1% nei servizi), segnando il record dal terzo trimestre 1997.

L’accelerazione, spiegano i tecnici dell’istituto di statistica, è in parte imputabile «agli incentivi all’esodo concessi nel settore bancario e da aziende come Enel, Eni e Ferrovie». Nei servizi ha invece avuto un peso nell’aumento dei costi la regolarizzazione degli immigrati.

IL GOVERNO – Secondo il ministro delle Attività produttive, Antonio Marzano, «l’inflazione in Italia è in linea con quella europea». E comunque il rialzo dei prezzi, aggiunge, potrebbe anche essere il «frutto dell’avvio della ripresa». Per l’Isae, istituto pubblico di analisi economica, è «difficile che nei prossimi mesi si possa realizzare una decelerazione significativa dell’inflazione, anche a causa dell’adeguamento delle tariffe energetiche e dei pedaggi autostradali. La Confesercenti chiede al governo di intervenire per frenare l’inflazione attraverso il ripristino dello sconto fiscale sugli aumenti del greggio.

I sindacati denunciano «l’inerzia del governo». I Ds, con Pierluigi Bersani, invitano l’esecutivo a riprendere la «concertazione» con le parti sociali.
I consumatori ritengono ancora «sottostimato» il dato sull’inflazione rispetto all’effettivo aumento dei prezzi subito dai cittadini.

AUMENTA LA BOLLETTA – Scatta il primo luglio, il nuovo aumento delle tariffe elettriche per uso domestico pari all’1,2% deciso dall’Autorità per l’energia. Si tratta del maggior incremento dall’inizio del 2003. Anche qui la colpa è dei rincari del petrolio. Secondo l’Autorità, una famiglia media, con potenza impegnata di 3 chilovattora e consumi di 225 chilovattora mensili spenderà 3,6 euro in più all’anno. Per il Codacons (associazione consumatori) molto di più (110 milioni di euro in tutto, circa 5,5 euro in più a famiglia). Non è stata invece ritoccata la tariffa del gas.

Corriere della Sera
Enrico Marro