Il lavoro di Ligabue viene rivisitato in Italia fino a ottobre

30/06/2022

Esponente del naif e riferimento nell’arte del XX secolo, Antonio Ligabue è paragonato a Van Gogh per il suo genio e standard di comportamento

Per la sua angoscia, ferocia e forza che esplodono in colori sfacciati, Antonio Ligabue (1899-1965) ha segnato il suo nome nell’arte italiana del Novecento come uno dei suoi protagonisti più emblematici. Autodidatta e con problemi psichiatrici, è chiamato da alcuni “il Van Gogh italiano”, in allusione al famoso pittore olandese Vincent Van Gogh (1853 – 1890), genio delle arti, ma con squilibri mentali. Per celebrare il suo lavoro, il Museo Le Carceri di Asiago, Provincia di Vicenza, in Veneto, ospita fino al 30 ottobre la mostra “Ligabue -Un Altro Mondo”.

“Lotta di galli”, anni ’50, olio su faseite / Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma

La mostra recupera più di 70 opere dell’artista, tra dipinti, disegni e sculture nelle loro diverse fasi. Riferimento nello stile ingenuo, Ligabue ha preferito ritrarre il mondo animale nella sua forma più pura: dalla vita quotidiana degli animali domestici nei loro primi anni dedicati all’arte, alla natura selvaggia di tigri, leoni e serpenti, quando più maturi. La calma dei boschi che circondano il fiume Po fanno da cornice anche alle sue opere

“Tigre Reale”, 1941, china e pastello su carta / Fondazione Archivio Antonio Libague di Parma

Ma la ricerca per capire il mondo che lo circonda lo ha portato anche a guardare se stesso. Nei suoi autoritratti, tutto il tormento e il dramma di un uomo solo viene spesso cancellato dai suoi occhi, un modo per farsi accettare nel mondo reale di fronte a comportamenti socialmente inaccettabili.

Utilizzando diverse tecniche, l’artista fu costretto a produrre con i materiali a sua disposizione in quel momento. Un esempio è il dipinto “Tigre reale”, del 1941, realizzato con inchiostro su carta quando Ligabue fu ricoverato all’ospedale psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia.

La mostra “Ligabue – Un Altro Mondo” è curata da Marzio Dall’Acqua e Vittorio Sgarbi, organizzata da Augusto Agosta Tota e promossa dal Comune di Asiago, in collaborazione con la Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma.

Toni

Nato a Zurigo, in Svizzera, nel 1899 da madre italiana e padre sconosciuto, Antonio Ligabue usa il cognome del patrigno. Toni, come era conosciuto, trascorse gran parte della sua vita a Gualtieri, provincia di Reggio Emilia, in Emilia Romagna, città natale del marito della madre.

“Autoritratto con mosca”, 1960, olio su tela / Fondazione Archivio Antonio Libague di Parma

Solo dopo la sua morte, nel 1965, Toni ebbe finalmente la comprensione della sua vita e del suo lavoro dalla popolazione locale: il suo modo strano e unico di vedere e sentire il mondo, con diversi ricoveri in ospedali psichiatrici, lo allontanò da quella gente, che un giorno , lo amerebbe.

Immagine di copertina: “Tigre con serpente”, 1953, olio su faesite / Fondazione Archivio Antonio Libague di Parma

BRUNA GALVÃO è giornalista specializzata in Italia / bruna.galvao@agenciacerne.com.br