Il gas siciliano che fa felici Eni e Edison

23/07/2008

MILANO – C'è del gas al largo della Sicilia. E ce n'è anche parecchio. Almeno così sostengono i tecnici di Eni e di Edison. Le due società di solito concorrenti nella distribuzione e vendita di metano in Italia, collaborano nell'attività di ricerca al largo di Agrigento: ed è proprio qui, a 22 chilometri al largo della costa siciliana, che insieme hanno scoperto un giacimento le cui "riserve di gas associato" dovrebbero ammontare a 16 miliardi di metri cubi di gas. Il condizionale è comunque d'obbligo perché si tratta di stime considerate dagli esperti del settore come ottimistiche: la verità è che Eni ed Edison hanno voluto comunicare solo la quota massima che verrà estratta dal giacimento.

Rispetto ai giacimenti "giganti" dell'Asia è poca cosa (si parla in questi casi di riserve per migliaia di miliardi), ma per le dimensioni dei giacimenti italiani è una scoperto comunque notevole: il più grande giacimento individuato nel Mar Adriatico è stato stimato in 40 miliardi di metri cubi di gas.

Si tratta di una notizia importante, in particolare, per Edison che dell'impianto siciliano ha una quota del 40% (il restante 60% è tutto in carico a Eni). La società milanese ha, infatti, un fabbisogno annuo di 13 miliardi di metri cubi di gas, una quota che ora verrà coperta almeno per il 2% dal giacimento al largo di Agrigento, visto che i primi test hanno evidenziato una capacità estrattiva di circa 190mila metri cubi/giorno di gas. Sembra poco, ma con i prezzi attuali del gas (che viene calcolato sulla base del prezzo del petrolio) si tratta di un risparmio notevole. Non a caso, a Piazza Affari i titoli della società guidata da Umberto Quadrino sono saliti fino al 2,6% alla notizia della scoperta.


Era da almeno quattro anni che le due società andavano a caccia di gas al largo della Sicilia. Il "campo" di esplorazione che ha avuto successo prende il nome di Cassiopea. Ma ce ne sono altri due – che sono stati battezzati Argo e di Panda – su cui Eni ed Edison nutrono grandi speranze. Anche per questo le due società hanno tenuto a sottolineare come "la scoperta confermi l'elevato potenziale dell'area deep offshore del canale di Sicilia".

 

Fonte:
La Repubblica