Il Fmi all’Argentina: negoziate o stop ai prestiti

09/01/2009

Non c’è un voto formale. C’è però la scelta di non dare disco verde: l’Argentina fin qui non sta ai patti previsti mesi fa per l’apertura di una linea di credito da 13,5 miliardi di dollari.

I grandi azionisti del Fondo monetario internazionale, europei e americani, lo pensano e lo manderanno presto a dire a Buenos Aires. Su due livelli le conseguenze: quella immediata è che rischia di bloccarsi il flusso di fondi dell’Fmi al Paese. Ma quella più seria è che la comunità internazionale lancia un messaggio di sfiducia nella gestione dell’insolvenza di Stato da parte del governo argentino.

La svolta si è consumata fra i Paesi del G7. E, per ora almeno, è negativa l’analisi dell’Fmi sull’aderenza alle condizioni richieste per portare avanti il flusso dei prestiti del Fmi. Una delle contestazioni tocca i creditori privati, fra cui 450 mila italiani. Con loro, avverte il Fondo, «devono ancora essere completati dei negoziati costruttivi»: l’Argentina deve aprire una trattativa con gli obbligazionisti, senza imporre le proprie condizioni.

Le altre due richieste riguardano invece il bilancio di Buenos Aires. Il surplus prima degli interessi sul debito minaccia di essere troppo basso. E un responsabile «federalismo fiscale» argentino ancora non decolla.

Corriere della Sera