Il colpo di coda del Biscione
09/01/2009
È successo tutto in una notte. E a sorpresa come nei migliori film. La Fininvest ha deciso di collocare sul mercato il 16,68% di Mediaset, una quota pari a 197 milioni di azioni. Tradotto in euro, poco più di 2 miliardi.
Un colpo di teatro di Berlusconi è stato definito da molti, e di sicuro la sorpresa c’è stata, ma sopratutto per i risvolti politici che un’operazione del genere potrà determinare: per la prima volta, infatti, Berlusconi è sceso sotto la soglia del 50%, che voleva dire maggioranza assoluta sul gruppo di Cologno Monzese e conflitto di interessi per il presidente del Consiglio.
Ma cedendo poco meno del 17%, il premier non perderà il controllo sul Biscione, perché detiene comunque il 34% delle azioni, cioè la possibilità di governare il gruppo. Certo, così è più facilmente scalabile, nel caso in cui ci fosse qualcuno pronto a lanciare un’offerta pubblica d’acquisto sul 100% del capitale offrendo cioè 13 miliardi di euro.
Al di là delle dietrologie politiche che avrebbero spinto il presidente del Consiglio a fare una mossa del genere, dal punto di vista economico, si tratta di un ottimo affare: la decisione di mettere in vendita (ma solo a investitori istituzionali) una parte non decisiva dell’azienda di Cologno cade, manco a dirlo, in un momento quanto mai opportuno per Mediaset, che vanta buoni conti di bilancio e un progresso di oltre il 14% solo nei primi quattro mesi di quest’anno.
Insomma, una mossa economicamente intelligente e oculata e il fatto che il titolo in Borsa abbia perso non è certo perché il mercato non apprezzi l’operazione. Le vendite sono piuttosto dovute al fatto che una tale immissione di titoli sul mercato può far scendere il prezzo delle azioni, anche se si fanno avanti i timori legati ad una nuova dismissione da parte della capogruppo del presidente del Consiglio.
Il collocamento di circa il 17% dunque porterà nelle casse di Fininvest, in altre parole nelle tasche di Berlusconi, una liquidità di poco più di 2 miliardi; una cifra considerevole sulla quale si è aperto un vero e proprio toto-Biscione: a che cosa servono questi soldi?
Dalla stessa Fininvest si apprende che parte della liquidità servirà a “azzerare i debiti”, un buco che oscilla sui 900 milioni. E il resto? Le menti politiche sostengono che serviranno per finanziare le prossime elezioni, per cercare cioè di tenere in piedi la maggioranza.
Ma è più probabile che la somma incassata dalla cessione del 17% di Mediaset servirà piuttosto a rafforzare il gruppo. Il mercato radio-televisivo è quanto mai in fermento: c’è da giocare la partita dei diritti televisivi sul calcio, che notoriamente costano molto e qui chi più offre, più si accaparra l’esclusiva delle partite.
E anche sul fronte editoriale ci sono movimenti, ad esempio Rcs, ovvero il Corriere della Sera. Si è vociferato nei giorni scorsi che il presidente del Consiglio voglia puntare a entrare nell’azionariato del gruppo di via Rizzoli; ma francamente sembra un’ipotesi improbabile, perché come ha sottolineato lo stesso Cesare Romiti, presidente onorario di Rcs, la legge Gasparri prevede “un limite fino al 2010 per il controllo reciproco fra giornali e televisioni”.
Dunque, più ragionevolmente gli investimenti della Fininvest saranno rivolti al mondo delle telecomunicazioni, un mercato in continuo divenire, ma non nell’immediato; meglio aspettare l’esito delle elezioni del 2006.
ALAN FRIEDMAN
15/4/2005