Il brevetto comunitario, un progetto europeo ancora irrealizzato

10/01/2009

 

Il processo di sviluppo dell'integrazione europea ha conosciuto, dopo il rapido allargamento degli ultimi anni, alcune significative battute d'arresto, dovute alle differenti sensibilità di un numero così elevato di paesi e delle loro popolazioni, nonchè alle diverse posizioni delle varie forze politiche.

Al fine di ridare slancio al processo di integrazione e restituire ai cittadini fiducia nell'Europa

è stato concepito in tempi relativamente recenti il concetto di "Europa dei progetti": si intende puntare sulla realizzazione di progetti concreti, che diano risultati chiaramente percepibili e quindi facilmente apprezzabili dai cittadini europei.

Uno di questi progetti potrebbe essere la realizzazione del brevetto comunitario, che è comunque un'idea di cui si discute da più di vent'anni.

 

La situazione attuale è la seguente.

L'Ufficio Europeo Brevetti (UEB), che cominciò ad operare nel 1977, ha il compito primario di rilasciare brevetti validi fino a circa 40 paesi europei con una procedura unificata e centralizzata. È la seconda organizzazione europea dopo la Commissione Europea, ne fanno parte 35 paesi europei e conta quasi 7.000 dipendenti, di cui quasi 500 italiani. Ha quattro sedi, la principale a Monaco di Baviera, una seconda importante a L'Aia, e due filiali a Berlino e Vienna.

Il brevetto europeo, una volta terminata la procedura di rilascio all'UEB, non rappresenta un'entità legale unica, ma diventa un complesso eterogeneo di brevetti nazionali, ciascuno gestito indipendentemente dal rispettivo stato. In caso di controversia giuridica, possono essere quindi necessari più contenziosi sullo stesso brevetto in diversi Paesi, e ciò comporta inutili costi di entità rilevante per tutte le parti interessate oltre a minare la certezza del diritto. Controversie giuridiche possono aver luogo nei casi di violazione della tutela giuridica di un brevetto (contraffazione) e nei casi in cui la validità di un brevetto viene messa in discussione da un concorrente.

Il passaggio ad un sistema con brevetto comunitario non comporterebbe grandi cambiamenti nella procedura fino al rilascio del brevetto, perchè l'UEB sarebbe sempre responsabile per la ricerca d'anteriorità, l'esame ed il rilascio. Tuttavia il risultato sarebbe molto diverso rispetto al regime attuale, perchè ci sarebbe un'entità legale unica, il brevetto comunitario, valido per tutti i 27 Paesi dell'Unione Europea, ed alcuni brevetti nazionali per i paesi non membri dell'UE, tra i quali la Svizzera e la Turchia.

Inoltre si avrebbe una notevole razionalizzazione nei casi di controversia giuridica, perchè verrebbe istituita una giurisdizione comunitaria unica specializzata nella risoluzione delle controversie riguardanti i brevetti comunitari, oltre eventualmente ai brevetti europei già rilasciati. Poichè tuttavia alcuni Paesi non sono favorevoli ad un'eccessiva centralizzazione della giurisdizione, attualmente sembra essere favorita una soluzione ibrida, in cui un numero limitato di Camere, ovvero Corti altamente specializzate, servirebbe da prima istanza in ciascun Paese; l'appello per le decisioni di queste stesse Camere avverrebbe in modo centralizzato nell'ambito di una Corte d'appello unica nell'Unione Europea, che garantirebbe un'interpretazione uniforme del diritto sui brevetti.

In teoria si potrebbe ipotizzare che una delle Camere a livello nazionale (o l'unica Camera nazionale) sia situata direttamente presso il rispettivo Ufficio Brevetti nazionale, dunque per l'Italia presso L'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM) a Roma.

La Corte di appello e le Camere di prima istanza dovrebbero, inoltre, essere sottoposte a regole procedurali comuni. I giudici che dovranno partecipare a questo sistema giurisdizionale integrato dovrebbero essere qualificati sul piano giuridico e tecnico e godere di una completa indipendenza giuridica.

In definitiva, la concreta attuazione del brevetto comunitario ed il conseguente miglioramento dell'attuale sistema di risoluzione delle controversie, permettendo una riduzione dei costi ed una maggiore certezza del diritto, renderebbe il sistema dei brevetti più accessibile per tutti. Non è quindi sorprendente che fra tutte le parti interessate (gruppi industriali, professionisti della proprietà intellettuale) il consenso per il brevetto comunitario sia piuttosto forte. Al vertice europeo di metà dicembre i temi in primo piano sono stati ovviamente la crisi finanziaria ed economica ed il pacchetto clima. Ci sono state tuttavia chiare dichiarazioni in favore del brevetto comunitario da parte del presidente francese e presidente di turno dell'UE Nicolas Sarkozy, accompagnate da dichiarazioni analoghe del ministro dell'economia francese Christine Lagarde.

Dal punto di vista prettamente italiano, la realizzazione del brevetto comunitario dovrebbe essere un tema sul quale si verificano larghe convergenze e quindi possibilità di collaborazione fra il centro-destra ed il centro-sinistra. Per l'Italia è di particolare peso il regime di traduzioni che verrebbe instaurato per il brevetto comunitario, che dovrebbe essere plurilingue in modo da rispettare il peso reale dell'Italia nel sistema. Dal punto di vista globale il regime linguistico da instaurare dovrebbe al tempo stesso permettere di ridurre i costi di traduzione e di rafforzare la certezza del diritto, introducendo una necessaria flessibilità nei bisogni di traduzione.

 

Fonte:
Cosimo La Gioia
News ITALIA PRESS