Il Brasile rilancia l’industria
09/01/2009
IL Sole 24 Ore -BRASILIA- •Entro la fine del mese, il Brasile annuncerà i dettagli di una serie di misure di politica industriale, mirate al rilancio dell’economia, che l’anno scorso ha accusato una crescita negativa (-0,2%), la peggiore dell’ultimo decennio.
Lo sforzo del Governo, che cerca di compensare in questo modo la stretta macroeconomica (alti tassi d’interesse e politica fiscale austera), abbraccia diversi elementi ed è guidato dal ministro dell’Industria e del Commercio estero, Luiz Fernando Furlan, un industriale di origine italiana che fino alla sua nomina era stato alla testa del colosso alimentare Sadia.
L’azione si muoverà su tre linee: esenzioni fiscali a quattro settori considerati chiave (software, semiconduttori, farmaceutica e beni capitali); agevolazioni alle piccole e medie imprese per il rinnovo dei macchinari; rimozione degli ostacoli alla concessione di credito con una compressione della forbice dei tassi.
La politica industriale, che il Governo precedente aveva accantonato, è diventata invece «la priorità delle priorità»per il Governo Lula, nelle parole dello stesso presidente.«Si tratta — dice in un’intervista al Sole-24 Ore il ministroFurlan — di uno sforzo che va molto più in là delle singole misure, ma che concerne il modo, per il settore pubblico, di rendere più facile, non più difficile, la vita delle imprese. Per il commercio estero, per esempio, abbiamo fortemente ridotto la burocrazia, consolidato le regole, consentito la realizzazione di molte pratiche su Internet, ridotto il tempo necessario per avviare nuove imprese.
Credo che stiamo procedendo nella direzione giusta, anche se forse non ancora alla velocità desiderata. L’altro punto chiave è la necessità di facilitare l’accesso al credito». Come ex industriale, Furlan non è insensibile al grido di dolore che viene dai suoi ex colleghi per il freno imposto dagli alti tassi d’interesse.
Qualche giorno prima di quest’intervista, è stato accolto da una vera folla di industriali e operatori economici come uno di loro —a una riunione delle Camere di commercio al Jockey Club, uno dei bastioni dell’establishment economico nella City paulista— ma anche per questo non gli erano state lesinate le critiche, sapendo che avrebbero trovato un ascoltatore attento e un portavoce di certe istanze all’interno del Governo. «Il dialogo con il settore produttivo è essenziale», sostiene il ministro.
La scelta dei quattro settori”privilegiati” non è casuale, in quanto il Governo brasiliano ritiene che lo sviluppo di almeno tre di essi (software, semiconduttori, beni capitali) possa avere un effetto benefico sul resto dell’economia e respinge quindi l’accusa di fare favoritismi. E segnala anche l’intenzione di promuovere una trasformazione dell’economia. «L’anno scorso— dice Furlan — abbiamo avuto un surplus commerciale record, anche grazie allo straordinario boom dell’agricoltura, dove l’applicazione delle tecnologie ha fatto aumentare enormemente la produttività. I rialzi delle materie prime hanno aiutato. E il raccolto in corso dovrebbe registrare un’altra annata record.
Ma anche in un anno come il 2003, l’export di soja è stato inferiore a quello del settore trasporti, dagli aerei alle auto, dai motori ai camion». Furlan si dice «fiducioso»che le esportazioni possano superare una crescita del 10% nel 2004 (contro il +20% dell’anno scorso), ma anche l’incremento dell’import viene visto come«un buon segnale di ripresa». Le attese sono per una crescitadell’economia del 3,5% quest’anno.
Il Governo brasiliano si preoccupa anche di ridare attrattività al Paese come destinazione di investimenti esteri diretti, dopo che questi, con la fine delle grandi privatizzazioni, si sono ridotti e, anzi, nel caso dell’Italia (vedi articolo in pagina), si segnalano importanti defezioni, oltre che un’attenzione rivolta ai Paesi dell’Est europeo. «Si parla molto di delocalizzazione verso la Romania e altri Paesi dell’Est — dice Furlan — male imprese italiane possono guardare al Brasile come base produttiva per il mercato interno e altri mercati.
Con l’apprezzamento dell’euro, il Brasile è diventato nettamente più competitivo dell’Europa orientale. Inoltre, si può presumere che i Paesi che entrano nell’Unione europea nel medio periodo vadano verso una convergenza del costo della manodopera con la Ue, come è già successo a Spagna e Portogallo. Questo può essere un altro vantaggio per il Brasile».
Il Sole 24 Ore Alessandro Merli