Il Brasile ha (e avrà) grossi guai con l’inflazione nel 2014

14/01/2014

Di Giovanni De Mizio

I prezzi al consumo in Brasile sono cresciuti nel 2013 più velocemente rispetto a quanto previsto dagli analisti, confermando i timori a proposito del futuro economico del Paese. Non è esattamente una buona notizia per una nazione con uno dei più alti tassi di interesse nel mondo ed un governo in difficoltà a tenere i prezzi sotto controllo senza far affondare l'economia.

L'ufficio di statistica nazionale brasiliana ha reso noto venerdì che l'inflazione è cresciuta del 5,91 per cento nel 2013, in rialzo rispetto al 5,84 per cento del 2012. Si tratta di un dato superiore rispetto al consenso raccolto da Bloomberg, pari al 5,81 per cento.

Su base mensile il tasso è aumentato dello 0,92 per cento, in aumento dal precedente 0,54 per cento: si tratta di un dato superiore a ogni previsione, ma soprattutto dell'aumento maggiore degli ultimi dieci anni. A spingere i prezzi ha contribuito l'indebolimento del Real, la moneta brasiliana, messo sotto pressione e spinto ai minimi da quattro mesi dai timori relativi al tapering, che hanno cominciato a serpeggiare a maggio: ciò ha spinto al rialzo i prezzi all'importazione, che si sono aggiunti a pressioni sul mercato del lavoro e sul settore dei trasporti, che avevano scatenato le proteste nel corso della scorsa Confederations Cup.

"Non si tratta di una bella notizia per il Brasile," ha detto  Enestor dos Santos, economista al Banco Bilbao Bizcaya Argentaria, a Bloomberg. "Penso che questo aumenterà la possibilità di un downgrade. È davvero una brutta notizia" ha affermato: d'altro canto Standard & Poor's ha già posto il Brasile in outlook negativo a luglio, mentre Moody's lo ha abbassato a stabile da positivo. Anche la crescita continua a rallentare, e le stime per il 2014 sono state tagliate dal 4,5 al 4 per cento la scorsa estate boreale.

La banca centrale probabilmente continuerà ad aumentare i tassi d'interesse per tentare di tenere sotto controllo i prezzi, dopo essere già intervenuta a sostenere il real con una manovra da 60 miliardi di dollari. C'è maggiore pressione per una stretta monetaria adesso: ci si attende ora un aumento del tasso di ulteriori 50 punti base nel corso del meeting di politica monetaria nel corso della prossima settimana, poiché la banca centrale aveva come obiettivo un abbassamento del tasso nel 2013.

A novembre Alexandre Tombini, a capo della banca centrale locale, ha aumentato il tasso di riferimento al 10 per cento dal precedente 9,5 per cento. Si è trattato del sesto aumento dal gennaio 2013, quando il tasso era "solo" al 7,25.

Il Presidente Dilma Rousseff tenterà la rielezione ad ottobre. La sua amministrazione ha già abbassato le tasse su auto, elettrodomestici e beni di consumo, mentre la compagnia di Stato Petrobras ha parzialmente rinviato l'aumento dei prezzi della benzina nel corso dello scorso anno.

Secondo Reuters i prezzi regolamentati dal governo sono aumentati solo dell'1,52 per cento nel 2013, mentre i prezzi non regolamentati sono saliti del 7,30 per cento. Nel 2014 sarà inoltre più difficile contenere la pressione dei prezzi regolamentati, poiché il fiume di liquidità che ha permesso al governo di sussidiare i prezzi potrebbe continuare a prosciugarsi. Ciò aumenterà la possibilità che il governo aumenti la sua già soffocante influenza sulla banca centrale, il cui governatore può essere sostituito dal presidente: sebbene il tasso di inflazione sia ben sopra il target del governo al 4,5 per cento, infatti, esso si sta avvicinando al tetto del 6,5 per cento.

"La cosa più importante è che il tasso resti entro il range obiettivo" ha affermato il vice ministro delle finanze Dyogo de Oliveira. "L'inflazione è sotto controllo, e non ci si attende che vada fuori controllo nel futuro" ha aggiunto.

Tuttavia un sondaggio della banca centrale fra 100 economisti dice una storia differente. Essi ritengono che il tasso aumenterà al 5,97 per cento quest'anno, e sarà ben al di sopra il tasso obiettivo almeno fino al 2018, secondo Reuters.

Il timore è che il Brasile abbia perso il treno delle riforme da fare quando sono cominciati ad arrivare i dollari del quantitative easing, lasciando il Paese arretrato dal punto di vista infrastrutturale ora che il tempo delle vacche grasse volge al termine.

 

Fonte:
International Business Times