Il Brasile è pronto a spegnere il fuoco

20/11/2008

A cura di Rocki Gialanella

I fondamentali continuano a sostenere il paese sudamericano. Non ci dovrebbe essere recessione, ma l’indice Bovespa ha sofferto molto negli ultimi mesi

Il Brasile è una delle realtà emergenti che ha resistito meglio all’arrivo della crisi economica mondiale, anche se non ha potuto evitare del tutto la tempesta. Il presidente Luis Ignacio Lula da Silva e il suo governo hanno cercato in un primo momento di minimizzare gli effetti della crisi, sostenendo che il nuovo scenario avrebbe soltanto sfiorato il paese. Non è stato così.

Quando Lula si è convinto che gli effetti della crisi planetaria avrebbero iniziato a colpire duro il proprio paese, soprattutto a causa delle restrizioni nel mercato del credito, si è mosso con estrema rapidità per cercare di spegnere le fiamme. L’Esecutivo ha approvato una serie di misure tese a minimizzare gli effetti della crisi e due progetti di legge che sono entrati in vigore già prima di essere discussi in Parlamento.

I vertici di Brasilia si sono dovuti arrendere dinanzi all’evidenza dei numeri: le imprese brasiliane quotate alla Borsa di S.Paolo (indice Bovespa) hanno accumulato perdite, da inizio anno e fino allo scorso 24 ottobre, ammontanti a 300.000 milioni di euro (dato che si traduce in un ridimensionamento del 50% del livello di capitalizzazione).

Il settore delle costruzioni è stato il più penalizzato con un calo del 72,3% del suo valore di mercato, seguito da quello della carta e della cellulosa con una perdita del 67,7% nello stesso periodo. Un altro settore duramente colpito dalla crisi è stato quello finanziario-assicurativo, seguito a ruota da quello delle compagnie minerarie. Il settore meno influenzato è stato quello delle telecomunicazioni, che ha limitato le perdite al 23%.

Delle due misure approvate con carattere d’urgenza, la prima riguarda l’ampliamento dei poteri della Banca Centrale. Questo provvedimento ha trovato l’appoggio del Parlamento, seppur con qualche strascico polemico su alcuni punti. Uno dei punti di frizione ha riguardato una misura che ricalca le orme dei provvedimenti approvati dal Governo britannico e che permette, tra le altre cose, alla Banca Centrale e alla Cassa Economica Federale di acquistare banche private, compagnie assicuratrici e finanziarie. Entrambe potranno liberamente aprire nuove sussidiarie. Allo stesso tempo, la Banca Centrale potrà realizzare operazioni di swap con gli istituti centrali degli altri paesi. L’opposizione ha promesso battaglia in Parlamento su entrambe le misure.

Nonostante ciò, il Brasile continua ad essere uno dei paesi in via di sviluppo meglio preparati per affrontare il rallentamento dell’economia mondiale. Fino a questo momento non si sono verificati casi di fallimento di istituti di credito, tuttavia, gli effetti stanno cominciando a sortire qualche effetto sul tasso di crescita del Pil: per il 2008 non si arriverà all’atteso 5% ma dovrebbe attestarsi al 2,5%. Pertanto, la decelerazione non dovrebbe sfociare in una recessione. I fondamentali dell’economia continuano ad essere solidi: le riserve di valuta estera ammontano a 200.000 milioni di Usd, le esportazioni sono estremamente diversificate (e dipendono solo per il 20% dagli Stati Uniti).

Fonte:
Fondionline