Il Brasile e la profezia che si autoadempie

09/01/2009

La crisi politica cominciata lo scorso giugno rischia di trascinare con sè anche la brillante economia brasiliana

Brasilia – Mentre l’esecutivo di Brasilia continua a perdere membri, esautorati dalle accuse di corruzione che lentamente stanno coinvolgendo l’intera compagine governativa, la crisi politica comincia a penetrare anche all’interno della sfera produttiva del Paese; e mina uno dei pilastri nazionali costruiti da Ignacio da Silva, l’economia, che a livello macro, in tutti gli anni della sua legislatura, ha presentato risultati eccellenti, ricevendo continue lodi internazionali.

Quando nel giugno scorso scoppiò la “questione morale” brasiliana, dovuta alle confessioni di uomini più o meno prestigiosi dello scenario politico – che dichiararono di essere a conoscenza di flussi segreti di denaro destinati a comprare alleanze di partiti politici e assicurare al Partido dos Trabalhadores voti favorevoli tra le fila di altre forze parlamentari -, i principali indicatori economici del Paese non sembrarono subire i primi attacchi al Governo. “Negli ultimi mesi, l’economia reale, e quindi la produzione nazionale, la bilancia commerciale, il tasso di cambio – sostiene Riccardo Landi, direttore dell’ICE di Sao Paolo – ha continuato a mantenere livelli assolutamente positivi : le prospettive future non sembrano essere così compromesse”.

Ed accanto alla stabilità economica, anche la figura del presidente operaio riuscì a reggere il colpo sferratogli non solo dall’opposizione ma anche da collaboratori interni alla maggioranza parlamentare e al partito di governo. È da metà maggio che il primo governo di sinistra in Brasile, dopo il golpe militare del 1964, è sotto il fuoco incessante dell’opposizione di destra e dei socialdemocratici dell’ex presidente Fernando Henrique Cardoso: irregolarità e scandali di corruzione hanno già provocato la creazione di ben tre commissioni parlamentari di inchiesta e le dimissioni di alcuni fra i principali bracci destri del presidente. Ed anche i media hanno approfittato della vicenda per montare una specie di avvincente telenovela, seguita ogni giorno in diretta da milioni di telespettatori brasiliani. I continui sondaggi non avevano segnalato la perdita di legittimità e di sostegno tra il corpo elettorale e, contemporaneamente, l’economia brasiliana viaggiava, almeno a livello macro, seguendo i saldi binari di crescita stabile imboccati nel 2002.

Ma il fragile equilibrio sembra adesso rischiare di spezzarsi. Le ultime confessioni di Duda Mendonça, il brillante image-maker che nel 2002 Lula aveva contrattato per la sua campagna elettorale e che aveva poderosamente contribuito a cambiare la sua immagine, hanno coinvolto il presidente operaio in prima persona, accusato di aver pagato alcuni servizi con fondi illegali, indebolendo la fiducia che ancora tantissimi cittadini riponevano nella sua figura politica. Lula, costretto ad apparire in diretta televisiva sabato scorso per chiedere scusa ai cittadini, denunciare il “tradimento” mossogli da molti collaboratori ed esprimere la propria estraneità alla “questione morale” scoppiata in Brasile, da una parte è riuscito ad allontanare l’ipotesi di impeachment proposta da alcuni deputati dell’opposizione, ma dall’altra ha potuto soltanto parzialmente recuperare lo strappo con gli elettori.

“O è informato delle cose che sono successe o, se non lo è, e tutto è stato organizzato dai suoi collaboratori – ipotizza Juan Manuel Enriquez Graziani, economista brasiliano -, allora forse non è in grado di gestire un Paese grande come il Brasile : questo è quello che sembra pensare la gente “. E le difficoltà di Lula, riflesse nei sondaggi che per la prima volta hanno visto il leader del Pt sfavorito alle prossime presidenziali, si sono immediatamente ripercosse sulla sfera economica del Paese.

“Fino ad adesso c’era stato una sorta di divorzio tra il problema politico e l’economia, ma negli ultimi giorni ciò ha cominciato a cambiare – ha sostenuto Luciano Laspinosa direttore dell’azienda argentina di consulenza economica Macrovisión -. Se in Brasile si diffonderà un clima di sfiducia diffuso verso le istituzioni e verso le capacità del Paese di superare la crisi politica, allora vi saranno conseguenze anche nell’economia”.

“Per quanto riguarda l’economia reale tali influssi ancora non si sono visti – ribadisce Landi -. Negli anni passati tante volte si è detto che il Brasile stesse per crollare e poi ciò non è mai avvenuto. La bilancia commerciale, ad esempio, continua a registrare record uno dietro l’altro, nonostante l’apprezzamento costante del real (la valuta brasiliana, ndr), e le prospettive annuali continuano a prevedere a fine anno una crescita compresa tra il 3 e il 4%”.

Tuttavia, alcuni indicatori cominciano a mostrare segni di cedimento. Secondo i dati diffusi dalla Banca Centrale, nei primi dieci giorni di agosto si è avuto un calo degli investimenti e dei prestiti esteri, che hanno segnalato un deficit di 2.076 milioni di dollari, compensato, nella bilancia dei pagamenti, dalla perdita del real sul dollaro del 3% nella giornata di martedì e del 2% ieri, che ha garantito una parallela crescita delle esportazioni. La svalutazione del real per ora non è preoccupante “perché negli ultimi anni – afferma Landi – si è apprezzato incredibilmente sia rispetto all’euro, del 20%, sia in rapporto con il dollaro, tra il 10 e il 15%”, ma sicuramente rappresenta una novità dopo anni di dominio della valuta locale.

“Credo che rispetto all’aspetto estero, siano ancora più importanti le ripercussioni dentro i confini brasiliani – interviene Juan Manuel Enriquez Graziani -. Gli agenti nazionali sono sicuramente più sensibili alle vicissitudini interne, perché seguono giorno per giorno gli avvicendamenti e le nuove notizie, mentre gli operatori esteri sono costretti a mantenere una visione più a lungo termine. Di fronte alle continue rivelazioni, i cittadini cercano di aggiustare i propri piani di consumo e di investimento più rapidamente, e nelle ultime settimane si può osservare come le aspettative dei consumatori brasiliani nei confronti del futuro siano assolutamente peggiorate. La Borsa, ad esempio, il miglior indicatore del clima di fiducia presente in un Paese sta continuando a perdere punti, ed è previsto che scenda fino ai 24.000 o 25.000 prossimamente”.

Il paradosso dell’attuale situazione economica è che non vi sono falle gravi che abbiano compromesso i meccanismi del motore brasiliano. Semplicemente siamo di fronte al tipico caso definito “la profezia che si autoadempie”: se si spande la voce errata che una banca rischi l’insolvenza, tutti i suoi clienti accorreranno per prelevare i propri risparmi, provocando così l’effettiva incapacità dell’istituto di credito di pagare immediatamente tutti i risparmiatori. L’economia di Brasilia rischia di cadere nello stesso tranello e Lula potrebbe pagare caro un calo della produzione: “I cittadini brasiliani che tradizionalmente hanno votato per il leader del Pt sono già scontenti della politica economica da lui attuata, in perfetta continuità con il neoliberismo attuato dal governo precedente – spiega Enriquez Graziani – e difficilmente potrebbe sopportare ulteriori sacrifici”.

Tuttavia, accanto a visioni pessimiste, esistono anche immagini positive che permettono pensare ad una soluzione della questione. “Difficilmente il Brasile potrebbe fare la fine dell’Argentina nel 2001 – conclude Laspinosa – giacché detiene un’ottima capacità di solvenza, ma il suo alto debito, di circa 254.000 milioni di dollari, lo rende comunque particolarmente vulnerabile “. In tal caso, pertanto, risulta ancor più fondamentale che la crisi politica trovi una soluzione. “Se Lula deve destituirsi che lo faccia rapidamente, altrimenti che il caso si chiuda una volta per tutte, con tutte le epurazioni e le modifiche che saranno necessarie – termina Enriquez Graziani -: questo è quello che vuole la gente e lo si vede anche dagli ultimi sondaggi. Ma spesso la politica non è capace di muoversi rapidamente..”.

Notiziario Italic Business News – News ITALIA PRESS agenzia stampa – N° 161 – Anno XII, 19 agosto 2005