Il 16 febbraio entra in vigore il Protocollo di Kyoto
09/01/2009
Un impegno per la riduzione delle emissioni in atmosfera
Del protocollo di Kyoto molto si è parlato e molto se ne parlerà viste le tappe forzate che prevedono entro il 2012 un impegno preciso dei Paesi firmatari per la riduzione delle emissioni in atmosfera.
La lotta contro i cambiamenti climatici, con un’azione internazionale mirante a ridurre le emissioni di taluni gas ad effetto serra responsabili del riscaldamento del pianeta, sarebbe assai apprezzabile se non fosse che da maggio 1992, data in cui fu approvata a New York la convenzione quadro delle Nazioni Unite, da cui poi scaturì il protocollo, sono passati anni in cui molti compromessi e modifiche hanno dovuto essere introdotti per convincere più nazioni possibile a sottoscrivere l’accordo.
E, ad oggi, Paesi come gli Stati Uniti o l’Australia non lo hanno ancora sottoscritto mentre nazioni come Cina e India non ne sono vincolate perché considerati Paesi in via di sviluppo.
E proprio questa disparità è considerata dagli scettici con perplessità. La tesi è che i Paesi in via di sviluppo saranno in futuro i maggiori emettitori di gas serra, quindi il mancato vincolo di questi potrebbe vanificare del tutto il sacrificio, soprattutto economico naturalmente, di chi oggi si sottopone ai vincoli del Protocollo.
Il problema è che oggi i Paesi più industrializzati producono circa il 70% della CO2 immessa nell’atmosfera e nel momento in cui bisogna fare i conti con le ingenti spese per ridurre le emissioni qualcuno è chiaro che storce il naso.
Autore: Eugenio Nastri – Novecento Media – Febbraio 2005