I Brics sfidano l’Occidente. È l’alba di un nuovo ordine mondiale

10/04/2012

Il calcio, si sa, a volte è specchio della società. Sembra, infatti, che la Fifa, la federazione mondiale per il calcio, nell'assegnazione dei paesi sedi del campionato mondiale, anticipi ormai le dinamiche politico-economiche mondiali. Se dal 1990 al 2006 la coppa del mondo si giocava quasi esclusivamente in Europa e Stati Uniti (con l'unica eccezione del Giappone), dopo l'esplosione della crisi finanziaria globale, nel 2007, anche il calcio si è spostato dalle vecchie potenze ai nuovi paesi emergenti. Come sappiamo, infatti, nel 2010 la Fifa ha deciso di assegnare il compito di organizzare il campionato mondiale di calcio al Sudafrica. Le prossime due edizioni, invece, si giocheranno in Brasile, nel 2014, e in Russia, nel 2018.

Questi ultimi tre paesi compongono, insieme alla Cina e all'India, l'ossatura di un nuova grande potenza economica che viene ormai riassunta giornalisticamente con l'acronimo Brics. Che questi paesi emergenti siano ormai la locomotiva dell'economia globale e che presto sorpasseranno, a livello di crescita economica, il cosiddetto mondo occidentale non è una novità per nessuno. Ciò che, invece, non è passato sotto la luce dei riflettori della stampa è il tentativo di integrazione politica e di elaborazione di una comune strategia da parte di questi paesi.

I leader di questi cinque paesi, infatti, si sono riuniti lo scorso 29 Marzo a Nuova Delhi in un incontro che è servito, in primo luogo, a dare la consapevolezza a queste nazioni delle proprie potenzialità. Insieme i Brics, infatti, rappresentano quasi la metà della popolazione mondiale e quasi un terzo dell'economia globale. Secondo stime del Fondo Monetario Internazionale, inoltre, nel 2012 i Brics contribuiranno per il 56% alla crescita dell'economia globale. Partendo da questi presupposti, i leader riuniti nella capitale indiana hanno deciso che è arrivato il momento di rivedere la distribuzione del potere politico mondiale, attualmente concentrato unicamente nelle mani degli Stati Uniti e dell'Europa.

A questo fine, i Brics hanno chiesto una riforma del Fondo Monetario Internazionale, il cui presidente è sempre di origine europea, e della Banca Mondiale, il cui presidente è sempre di origine statunitense. A fianco di quest'ultima i Brics chiedono la creazione di una nuova istituzione, la Banca dello Sviluppo, gestita dai paesi emergenti e volta a finanziarie progetti di sviluppo all'interno dei Brics e di altri paesi in via di sviluppo.

Al di là delle singole proposte, comunque, ciò che è emerso con maggior forza dall'incontro di Nuova Delhi è la nuova forza politica assunta da questi paesi, ormai consapevoli di poter avere un ruolo centrale all'interno delle dinamiche della politica globale. Questo nuovo atteggiamento si può notare anche nelle azioni più recenti dei Brics. Il presidente del Brasile, Dilma Rousseff, ad esempio, durante l'incontro di oggi con il presidente americano Barack Obama a Washington, ha fortemente criticato la politica monetaria degli Stati Uniti.

Secondo la Rousseff, infatti, le politiche di espansione monetaria degli Stati Uniti "conducono a una svalutazione delle monete di altri paesi ricchi, mettono in pericolo la crescita dei paesi in via di sviluppo" ed ha quindi chiesto di porre fine a queste politiche che ha definito "protezionistiche". Mai era successo prima d'ora che un paese non ostile dell'America Latina, una volta giardino di casa, alzasse la voce contro i ricchi cugini del nord e che, soprattutto, gli Stati Uniti non rispondessero per le rime. Obama, infatti, non ha voluto replicare ma si è limitato a rallegrarsi per le buone relazioni tra i due paesi.

Allo stesso modo l'India, storico alleato asiatico degli Stati Uniti, ha presentato oggi una protesta ufficiale presso l'Organizzazione Mondiale del Commercio contro il costo eccessivo dei visti lavorativi americani. Questo, secondo Nuova Delhi, discriminerebbe le imprese indiane, danneggiando la libera concorrenza. Se a questi piccoli segnali sommiamo quelli addirittura ostruzionistici di Russia e Cina all'interno del Consiglio di Sicurezza dell'Onu riguardo alla questione siriana, ci possiamo accorgere di come stia sorgendo un nuovo ordine mondiale che lentamente soppianterà, o almeno si affiancherà, a quello venutosi a creare dopo il secondo conflitto mondiale, circa 70 anni fa.

Con l'Europa ormai mummificata dai propri guai con i vari debiti sovrani, l'unica variabile rimasta è la reazione degli Stati Uniti. Washington, infatti, sta assistendo per la prima volta alla saldatura di interessi tra tre grandi potenze all'interno del continente euroasiatico. Tutti i Brics, inoltre, hanno in comune nel proprio passato politico-culturale una certa forma di antiamericanismo o comunque antimperialismo. Per gli Stati Uniti sarà l'inizio di un nuovo, non proprio splendido, isolamento?

 

Fonte:
International Business Times