Gli emergenti faticano a restare a galla

25/07/2008

La crisi mondiale ha colpito davvero tutti i mercati senza esclusioni. Chi si aspettava che almeno quelli dei paesi emergenti sarebbero rimasti immuni ha avuto una brutta sorpresa. L'indice Msci Emerging Markets infatti parla chiaro: questi paesi hanno perso da inizio anno il 17,5% (addirittura il 23% se calcolato in euro), assestandosi sul trend generale negativo registrato dall'Msc World.

Le cose però cambiano se analizziamo la situazione nel dettaglio: si passa dai catastrofici -45,7% e -33,6% della Cina e dell'India, alle performance tutto sommato accettabili di Brasile (-5,9%), Messico (-6,5%), Venezuela (+0,4%), Russia (-5,4%), Cile (-4,4%) e Sudafrica (-5,4%), tutte zone che beneficiano del boom delle materie prime.

Cosa aspettarsi dal futuro? Secondo alcuni esperti questi paesi, in particolare il cosiddetto Bric (Brasile, Russia, India, Cina) sono destinati a recuperare terreno molto rapidamente. Morgan Stanley ad esempio ha deciso di sovrappesare questa classe di investimento del 6% nei propri portafogli e prevede un +20% nel giro di un anno per l'Msci Emerging Markets.

Un pericolo però grava su tutti e il suo nome è inflazione. Se il caro-prezzi infatti mette a dura prove i mercati occidentali, per i paesi in via di sviluppo potrebbe rappresentare un avversario capace di metterli k.o. In zone dove la sete di materie prime è costante, questo è naturalmente destinato a farsi sentire sui titoli azionari.

La convenienza ad acquistare questo o quel titolo deve essere calcolata in base ad alcuni fattori di rischio esistenti, al di là dell'inflazione, come il peso delle componenti alimentari ed energy nel paniere di spesa nazionale, la forza della domanda interna,la politica economica e fiscale attuata.

Se valutiamo i paesi emergenti in base a questo mix di variabili, vediamo che ne escono vincitori paesi come Taiwan, Ungheria, Brasile e, a sorpresa, la Cina, mentre appaiono più vulnerabili India e Argentina.

Fonte:
Miaeconomia