G8: energia, crisi alimentare e clima sul tavolo dei Grandi

05/07/2008

TOKYO – Corsi e ricorsi storici: il gruppo dei Grandi della terra che si riunisce da lunedì a Toyako, nell’isola dell’Hokkaido, fronteggia – aggravati – i problemi globali che portarono oltre 30 anni fa all’organizzazione del forum che diede origine all’attuale G-8. Fu nel 1975 che i leader di sei Paesi -Usa, Giappone, Italia, Francia e Gran Bretagna – si incontrarono al castello di Rambouillet per cercare di reagire alla recessione mondiale innescata dalla precedente crisi petrolifera.

Ora il vertice del G-8 di quest’anno – che secondo le intenzioni degli organizzatori giapponesi doveva essere incentrato quasi totalmente sul tema dei cambiamenti climatici – è di fronte alla sfida di lanciare segnali chiari non solo contro il “global warming”, ma su come impedire che la corsa dei prezzi energetici ed alimentari danneggi l’economia globale accelerando inflazione e instabilità in un momento di turbolenze sui mercati finanziari. Molti osservatori – e non solo le Ngo che hanno portato oggi 10mila persone a sfilare a Sapporo in segno di protesta – ritengono però che non potranno arrivare risposte risolutive dai leader riuniti in cima a una collina, nel lussuoso albergo Windsor – uno dei simboli della “bubble economy” giapponese – trasformato in fortezza inavvicinabile, al centro di un no-fly zone di 46 chilometri presidiata da 21mila uomini delle forze dell’ordine.

CLIMATE CHANGE – Non ci sarà un nuovo accordo sulla riduzione delle emissioni nocive, ma solo una qualche forma di “progresso” verso la sospirata intesa globale che si spera possa essere firmata entro la fine dell’anno prossimo a Copenhagen. Il tema sarà il 9 luglio anche al centro di un incontro esteso a otto Paesi emergenti (tra cui Cina, India e Brasile). Per ora le posizioni sono ancora distanti sia all’interno dei Paesi avanzati sia nel rapporto con i Paesi emergenti (che vogliono aiuti e tecnologie senza pero’ impegnarsi su limitazioni precise). Cosi’ la dichiarazione finale del G-8 dovrebbe includere un piano per ciascun membro affinché sia fissato un target a medio termine di riduzione (tra il 2020 e il 2030), senza pero’ deciderlo ora.

Sarà anche difficile che sia specificata la “base di partenza” per calcolare la riduzione del 50% delle emissioni sul lungo termine (ossia al 2050). Nella sostanza,per una svolta occorre aspettare un ruolo di leadership da parte di quello che sarà il nuovo presidente degli Stati Uniti. Il Giappone, piuttosto, utilizzerà questo G-8 come vetrina dei suoi successi nelle tecnologie ambientali. I leader dovrebbero concordare anche di abbattere o ridurre le tariffe sull’importazione di beni industriali che consentono miglioramenti di efficienza energetica: buona notizia per Tokyo e forse anche per i negoziati del Doha Round.

ENERGIA – Il petrolio è arrivato a 145 dollari, mentre durante il precedente G-8 in Germania viaggiava intorno a quota 70 dollari, e già allora pareva troppo caro. Certamente sarà espressa una grave preoccupazione, ribadito un impegno generico a “monitorare” il mercato e le “cause complesse” dei rincari a fini di maggiore trasparenza, con un appello a un più approfondito dialogo tra produttori e consumatori. In collegamento con la tematica ambientale, sarà enfatizzato lo sforzo di promozione di energie alternative. Inclusa l’energia nucleare, per la quale sarà spezzata più di una lancia nonostante la riluttanza della Germania (che dopo la conversione dell’Italia è rimasto l’unico Paese del G-8 contrario ad affidarsi all’atomo). La promozione di nuove centrali sarà accompagnata da parole forti sulla sicurezza degli impianti e sul rafforzamento della cornice per la non-proliferazione, incluso probabilmente un generico appello per una trasparente riduzione collettiva degli arsenali nucleari.

CRISI ALIMENTARE E PAESI POVERI- Alcuni Paesi, come Giappone e Italia, stanno già annunciando autonomamente un aumento dei loro aiuti ai Paesi che soffrono per i rincari e le carenze di cibo. Il G-8 sonderà varie proposte per contrastare la crisi, come quella di creare scorte di emergenza o di “benedire” il rilascio di stock alimentari. Sull’Africa, dopo le indiscrezioni filtrate nei giorni scorsi di un annacquamento dell’impegno dei Paesi ricchi, sembra che verrà ribadita la volontà di rispettare le promesse del passato sugli aiuti allo sviluppo (con qualche incertezza sull’arco temporale). Sarà anche “riconosciuta” la necessità di aumentare gli aiuti ufficiali all’Africa per il periodo successivo al 2010. Un “Toyako Framework for Action” sarà sottoscritto, con l’obiettivo di affrontare le emergenze sanitarie.

TERRORISMO E CRISI REGIONALI – Non mancheranno le dichiarazioni di prammatica sul Medio Oriente (incoraggiare il processo di pace) e di preoccupazione per nuove crisi regionali (come quella determinata dalle elezioni fasulle in Zimbabwe). Sarà facilmente concordato di aiutare i Paesi emergenti a rafforzare le loro capacità di contrasto al terrorismo. L’apprezzamento per la recente dichiarazione della Corea del Nord sui programmi nucleari sarà accompagnato da una richiesta di piena cooperazione, estesa anche su problemi umanitari (ossia quello dei cittadini di Paesi esteri rapiti in passato,che Tokyo considera essenziale). E all’Iran sarà ribadita la richiesta di abbandonare le sue ambizioni atomiche.

Fonte:
Il Sole 24 Ore
Stafeno Carrer