G-20, Barroso: «Siamo alla stretta finale sul Doha Round»

16/11/2008

Il vertice del G-20 ha appena chiuso i battenti. E' il momento dei bilanci, della valutazione dei suoi risultati concreti. «La cosa importante emersa dalla riunione – dice il presidente della Commissione Ue Josè Barroso – è la necessità di stimolare l'economia insieme all'impegno a concludere il Doha Round, il negoziato multilaterale per la liberalizzazione degli scambi mondiali. Altrettanto importanti sono le riforme del sistema finanziario ma in questo caso si è avviato un percorso che non avrà un impatto immediato. Invece, se saranno varate politiche di stimolo dell'economia e se finalmente si riuscirà a chiudere il ciclo di Doha, sarà una grossa boccata di ossigeno per la crescita, un freno concreto alle spinte recessive in atto».

In un incontro ristretto con un piccolo gruppo di giornalisti, Barroso ricorda che a Bruxelles è in preparazione un programma di rilancio economico che sarà presentato il 26 novembre. «L'Europa è in recessione, intendiamo fare tutto il possibile per minimizzarne gli effetti. Ormai tutti i leader di Governo dovunque, Europa compresa, pensano che la maggiore minaccia oggi non è l'inflazione ma la recessione o forse addirittura la depressione, come del resto è emerso dal dibattito dietro le quinte di questo vertice».

Il piano europeo ruoterà «su una piattaforma comune di interventi ma non su risposte uniformi perchè la situazione dei paesi dell'Unione è molto diversificata: c'è chi è in recessione, anche pesante, e chi invece continua a crescere anche del 4% annuo». Paese-chiave, inevitabilmente e come sempre la Germania «perchè è il primo o il secondo partner commerciale di tutti gli altri dell'Unione europea».

Per il presidente della Commissione Ue «questo summit sarebbe stato impossibile anche solo un anno fa perchè non c'erano le condizioni di un accordo. E' diventato possibile perchè la crisi ha dimostrato senza ombra di dubbio che o ci salviamo tutti insieme o affoghiamo tutti insieme».
Detto questo, l'innegabile compiacimento per il fatto che nel comunicato finale del vertice sono stati accolti i principi elencati dagli europei per la riforma del sistema finanziario internazionale non deve far saltare a conclusioni trionfalistiche. «Sono passati i principi ma è presto per dire quali saranno alla fine le decisioni adottate a livello globale. E' vero che per una volta non è l'Europa che segue gli Stati Uniti ma sono gli Stati Uniti a prendere in considerazione le posizioni europee. Però non andrei oltre questa constatazione in attesa dei fatti».

Positivo il ruolo delle grandi economie emergenti: soprattutto Brasile e Cina hanno fatto sentire la loro voce e il loro peso. Bene l'allargamento del G-20 perchè aumenta la legittimità e l'efficienza della governance mondiale. Però non vanno dimenticati i paesi in via di sviluppo, ha avvertito Barroso. L'Africa a quanto pare l'ha immediatamente preso in parola. Oggi Jean Ping, il presidente della Commissione per l'Unione africana ha infatti rivendicato un posto nel G-20 anche per il continente nero. «Vogliamo essere ascoltati nelle future decisioni sull'architettura finanziaria internazionale». Una richiesta forte a Europa e Occidente, intrisa però in una punta di veleno: «Ci è stato imposto un modello che abbiamo accettato e l'Asia ha rifiutato. I risultati si vedono: in Asia c'è uno sviluppo vorticoso, l'Africa è al tracollo».

Fonte:
Il Sole 24 Ore
Adriana Cerretelli