« Fuori linea i conti italiani »

09/01/2009

Monito del commissario Ue Almunia su deficit e debito eccessivi Possibile a giugno la procedura d’infrazione

Siniscalco: niente manovra bis, basta finanza creativa. Berlusconi da Ciampi: verso un mini rimpasto. Dal condono edilizio 5,5 miliardi ( erano previsti 3,1)

ROMA • Il deficit dell’Italia è a rischio: ad affermarlo è il commissario Ue per gli Affari economici, Joachin Almunia. Che ritiene molto probabile l’avvio entro giugno della procedura d’infrazione. Il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, comunque, esclude il ricorso a una manovra bis sostenendo che il problema è la minore crescita rispetto alle previsioni e la nuova contabilizzazione da parte di Eurostat dei trasferimenti alle Ferrovie. Per Siniscalco va chiusa la stagione della finanza creativa e va evitata una Finanziaria ” elettorale”. Una buona notizia dalla Corte dei conti: il gettito del condono edilizio sarà di 5,5 miliardi, rispetto ai 3,1 previsti dal Governo. Ieri sera intanto Berlusconi ha illustrato al presidente Ciampi le sue proposte per uscire dall’attuale impasse politica: in vista un mini rimpasto.

Sui conti italiani pesa soprattutto l’effetto della minore crescita e la nuova contabilizzazione da parte di Eurostat delle spese in conto capitale delle Ferrovie. Nel giorno in cui, con una accelerazione per certi versi imprevista, il commissario agli Affari economici, Joaquin Almunia annuncia di fatto per giugno l’apertura della procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia, il m i n i s t r o dell’Economia, Domenico Siniscalco, incontra i giornalisti in una pausa dei lavori dell’Ecofin, ed espone così la sua linea di difesa: attenzione a non confondere i sintomi con le cause.

In primo luogo, trasmetterà a breve ad Almunia i dati che saranno inseriti la prossima settimana nella Relazione trimestrale di cassa, in cui « non vi saranno numeri secchi » , ma opzioni, dunque una ” forchetta” per il fabbisogno: due valori, strettamente correlati all’esito del contenzioso in corso con Eurostat.
Con ogni probabilità, verrà indicato il 3% ( con una crescita all’ 1,4 1,5%) che salirà al 3,3% se l’Ufficio statistico europeo contabilizzerà a tutti gli effetti i trasferimenti in conto capitale alle Ferrovie all’interno dell’indebitamento netto ( il valore che conta in sede europea).

Al momento, Siniscalco esclude una manovra bis per l’anno in corso: « Con una congiuntura così debole, e con i dati dei primi tre mesi dell’anno, non ne vedo le condizioni. E non credo che ci verrebbe chiesto. Non so, vedremo » . Del resto, è lo stesso Siniscalco ad ammetterlo, il vero confronto con la Commissione riguarda il 2006. È l’anno in cui l’Esecutivo comunitario arriva a prevedere un deficit del 4,6% a politiche invariate. Anno in cui il Governo ha promesso una nuova tranche di sgravi fiscali, e in cui è prevedibile un robusto ciclo elettorale di spesa. Il rischio non sfugge a Siniscalco, che immagina questa contromossa: « Come mostra l’esperienza recente del governo di centro sinistra, le Finanziarie elettorali non pagano.
Spero di convincere i miei colleghi con questo esempio » .

Al momento, tuttavia, non è molto di più di un auspicio, « è il trionfo della speranza sull’esperienza » , ammette lo stesso Siniscalco. Per quel che riguarda i 12 miliardi di nuovi sgravi fiscali per il 2006, la riflessione all’interno del Governo è in corso, ma — spiega il ministro — non riguarda se ridurre o meno le tasse, ma come distribuire le risorse. Ma non è proprio per effetto dei nuovi sgravi fiscali, che valgono unn punto di Pil, che il deficit del 2005 rischia di scivolare addirittura verso il 5 6% del Pil? « C’è l’articolo 81 della Costituzione. Ci mancherebbe che la riduzione fiscale non fosse coperta » .

Quanto all’apertura della procedura antideficit ( che non prevede più l’invio formale di un early warning), Siniscalco ricorda che si tratta comunque di un processo che avverrà nell’arco di mesi, e che in ogni caso l’ultima parola spetterà all’Ecofin.
Come dire che è la valutazione politica dei governi che, alla fine, stabilirà se l’Italia sarà inserita o meno nel Purgatorio dei Paesi meno virtuosi, accanto a giganti del calibro di Francia e Germania. Con una differenza non di poco conto: che il debito italiano è tuttora del 105,8% rispetto al Pil.

A fare la differenza per l’Italia ( la questione è stata al centro del colloquio di ieri tra Siniscaco e Almunia) potrebbe essere proprio l’imminente verdetto di Eurostat. Le misure per le Fs — spiega Siniscalco — non sono una tantum. « Partono dalla fine degli anni Novanta. Per noi è una misura strutturale da conteggiare negli investimenti pubblici » . Sotto la linea, dunque, come osservano i cultori della finanza pubblica. Se prevarrà la linea di Eurostat, allora occorrerà studiare « assetti diversi di finanziamento, perché certo non possiamo far crescere il disavanzo » . Per ridurre il debito, si agirà con nuove privatizzazioni, rese possibile « dall’attivo di bilancio dello Stato, che è del 137%.

La finanza creativa è game over. Le agenzie di rating guardano al fabbisogno e al debito » .
Come prevedibile, l’annuncio di Almunia è rimbalzato a Roma, provocando l’allarme di Pier Ferdinando Casini: « Di fronte alle difficoltà economiche del Paese l’atteggiamento più sbagliato è far finta che esse non ci siano » . Durissima l’opposizione, che con Piero Fassino accusa il Governo di « aver mentito al Paese » . E per Romano Prodi « una manovra elettorale ci manderebbe in rovina » . Il vicepremier Gianfranco Fini, da New York, taglia corto: « Quando il rapporto ci sarà, lo leggeremo » .

Il Sole-24 Ore
data: 2005-04-13 – pag: 2
autore: DINO PESOLE